Targa , altro cameriere di donna Livia, e detti.
TAR. Signora, il signor conte Portici. (a donna Livia)
LIV. Venga pure. Mettete una seggiola. (a Targa)
GUGL. (Or ora viene tutta Palermo). (da sé)
TAR. Servitor umilissimo. (a Guglielmo, mettendo la seggiola)
GUGL. Addio, galantuomo.
LIV. Che! lo conoscete anche voi? (a Targa)
TAR. Sì signora, l’ho conosciuto in una città dello Stato Veneto, dove era cancelliere del Criminale. (parte)
AUR. (È bellissima). (da sé)
LIV. Quanti mestieri avete fatti? (a Guglielmo)
GUGL. Che vuol ch’io le dica? Ho fatto anche da cancellier criminale; e per dirle la verità, questo, fra tanti mestieri che ho fatto, è stato, secondo me, il più bello, il più dilettevole, il più omogeneo alla mia inclinazione. Un mestier civilissimo, che si esercita con nobiltà, con autorità; che porge l’occasione di trattar frequentemente con persone nobili; che dà campo di poter far del bene, delle carità, dei piaceri onesti; che è utile quanto basta, e tiene la persona discretamente e virtuosamente impiegata.
LIV. Sappiate, signor Guglielmo, che nella mia eredità vi è una giurisdizione comprata da mio padre, in cui vi posso far cancelliere.
AUR. Se mio marito andrà fuori per governatore, non lascierà voi per un altro.