SCENA SECONDA

Il conte Portici e detto.

CO. PORT. Amico, si può venire?

FIL. Oh! signor conte Portici, mi fate onore. Che cosa avete da comandarmi?

CO. PORT. Non avete voi in casa un forestiere, che ha nome Guglielmo?

FIL. È verissimo.

CO. PORT. Io vi parlo da amico; non vi consiglio tenerlo più lungamente con voi. Non si sa chi egli sia. Fa da poeta, ma credo che per causa di certa satira, sia stato scacciato dal paese dov’era prima; e se i suoi nemici lo trovano in casa vostra, avrete de’ guai.

FIL. Signore, vi ringrazio con tutto il cuore. Mi prevarrò dell’avviso che voi mi date.

CO. PORT. Ognuno poi anche si stupisce di voi, che tenghiate in casa un giovine sconosciuto. Vi parlo da amico, si mormora assai di vostra moglie, e la vostra riputazione è in pericolo.

FIL. Dite davvero?

CO. PORT. Il zelo di buon amico mi ha spinto ad avvertirvi di ciò. Non crediate già ch’io sia sì temerario di credere che donna Aurora sia una donna di poca prudenza, ma il mondo è tristo; facilmente si critica, e voi vi renderete ridicolo.

FIL. Caro signor Conte, quanto vi son tenuto!

CO. PORT. Prevaletevi dell’avviso. Schiavo, a rivederci.

FIL. Vi son servo, signor Conte.

CO. PORT. (Costui non resterà lungo tempo in Palermo). (da sé, e parte)

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