SCENA SESTA

Il vicerè , poi il conte Portici .

VIC. Ha dello spirito, ha del talento, e le sue massime esser non possono migliori. Per quel ch’io scorgo, viene perseguitato più per invidia che per giustizia. Il Conte è un amante di donna Livia, non lo credo sincero.

CO. PORT. Permette, Eccellenza? (accostandosi con rispetto)

VIC. Oh! Conte, credo che a voi questa città avrà una grande obbligazione.

CO. PORT. Per qual ragione, signore?

VIC. Voi mi avete scoperto esservi quel forestiere...

CO. PORT. È poi la cosa come diceva io? È un impostore? Un gabbamondo?

VIC. Egli è uno, il quale darà una memoria che tende all’utile pubblico, al comodo privato e al buon ordine della città. Si andrà fra poco a sviluppare il progetto, per il quale avrà il signor Guglielmo il premio che gli si conviene, e voi sarete ringraziato, per aver promosso la sua fortuna ed un pubblico benefizio. (parte)

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