Scena settima

Il Tenente ed il suddetto.

TEN. Amico, noi avremo un sontuoso pranzo. Vi è di grasso e di magro, e il vino di Monferrato è eccellente. Di più avremo un altro compagno a tavola. Un cavaliere mio amico, arrivato qui per la posta in questo momento. Parla con l'oste non so di che, e or ora sarà qui con noi.

MAR. E chi è questo forestiere?

TEN. Il baron Talismani.

MAR. Come! il baron Talismani? (con ammirazione)

TEN. Lo conoscete anche voi?

MAR. Non l'ho mai veduto, ma so chi egli è.

TEN. Io vi assicuro, ch'è un galantuomo.

MAR. Sì, ne son persuaso. Gli avete voi detto, che siete meco? Mi avete a lui nominato?

TEN. Non ho avuto tempo di farlo.

MAR. Manco male. Avvertite a non dire ad esso chi sono.

TEN. Che imbroglio è questo? Evvi fra voi due qualche inimicizia?

MAR. Entriamo nella nostra camera. Vi narrerò una stravagante avventura.

TEN. Si sa ancora, se avremo la fortuna di aver con noi questa giovane passeggera?

MAR. Andiamo. Sentirete intorno ad essa qualche cosa di particolare.

TEN. L'avete veduta?

MAR. Ritiriamoci; che se viene il Barone, temo non abbia a nascere qualche trista scena. Non è senza mistero la sua venuta. Venite, ascoltatemi, e se mi siete amico, assistetemi. (Ah, temo che si amino, dubito che la Contessa affetti una mentita sincerità. Ardo di sdegno, fremo di gelosia). (entra nella sua camera)

TEN. Che imbroglio è questo? Non lo capisco. Spiacemi di vedere agitato l'amico, ma non vorrei perdere l'occasione di divertirmi con una buona tavola e con una bella ragazza. (entra nella sua camera)

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