Scena quindicesima

Pandolfo dal giuoco e detti.

PANDOLFO Sono qui a servirla.

LEANDRO Volete farci il piacere di prestarci i vostri stanzini per desinare?

PANDOLFO Sono padroni; ma vede, anch'io... pago la pigione.

LEANDRO Si sa, pagheremo l'incomodo.

EUGENIO Con chi credete aver che fare? Pagheremo tutto.

PANDOLFO Benissimo; che si servano. Vado a far ripulire. (va in bottega del giuoco)

EUGENIO Via, chi va a ordinate?

LEANDRO (ad Eugenio) Tocca a voi come il più pratico del paese.

DON MARZIO (ad Eugenio) Sì, fate voi.

EUGENIO Che cosa ho da ordinare?

LEANDRO Fate voi.

EUGENIO Ma dice la canzone: L'allegria non è perfetta, quando manca la donnetta.

RIDOLFO (Anche di più vuol la donna!) (da sè)

DON MARZIO Il signor Conte potrebbe far venire la ballerina.

LEANDRO Perché no? In una compagnia d'amici non ho difficoltà di farla venire.

DON MARZIO (a Leandro) E' vero che la volete sposare?

LEANDRO Ora non è tempo di parlare di queste cose.

EUGENIO E io vedrò di far venire la pellegrina.

LEANDRO Chi è questa pellegrina?

EUGENIO Una donna civile e onorata.

DON MARZIO (da sè) (Sì, sì, l'informerò io di tutto.)

LEANDRO Via, andate a ordinate il pranzo?

EUGENIO Quanti siamo? Noi tre, due donne, che fanno cinque; signor Don Marzio, avete dama?

DON MARZIO Io no. Sono con voi.

EUGENIO Ridolfo, verrete anche voi a mangiare un boccone con noi?

RIDOLFO Le rendo grazie; io ho da badare alla mia bottega.

EUGENIO Eh via, non vi fate pregare.

RIDOLFO (piano ad Eugenio) Mi pare assai, che abbia tanto cuore.

EUGENIO Che volete voi fare? Giacché ho vinto, voglio godere.

RIDOLFO E poi?

EUGENIO E poi, buona notte; all'avvenire ci pensano gli astrologi. (entra nella locanda)

RIDOLFO (Pazienza. Ho gettato via la fatica.) (si ritira)

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