Scena ventiseiesima

Vittoria e poi Ridolfo.

VITTORIA Questa è l'ultima volta che mi vede piangere. O si pente, e sarà il mio caro marito; o persiste, e non sarò più buona a soffrirlo.

RIDOLFO Signora Vittoria, cattive nuove; non vi è più. E' andato via per la porticina.

VITTORIA Non ve l'ho detto ch'è perfido, ch'è ostinato?

RIDOLFO Ed io credo che sia andato via per vergogna, pieno di confusione, per non aver coraggio di chiederle scusa, di domandarle perdono.

VITTORIA Eh, che da una moglie tenera, come son io, sa egli quanto facilmente può ottenere il perdono.

RIDOLFO Osservi. E' andato via senza cappello. (prende il cappello in terra)

VITTORIA Perché è un pazzo.

RIDOLFO Perché è un confuso; non sa quel che si faccia.

VITTORIA Ma se è pentito, perché non dirmelo?

RIDOLFO Non ha coraggio.

VITTORIA Ridolfo, voi mi lusingate.

RIDOLFO Faccia così: si ritiri nel mio camerino; lasci che io vada a ritrovarlo, e spero di condurglielo qui, come un cagnolino.

VITTORIA Quanto sarebbe meglio, che non ci pensassi più!

RIDOLFO Anche per questa volta faccia a modo mio, e spero ch'ella non si pentirà.

VITTORIA Sì, così farò. Vi aspetterò nel camerino. Voglio poter dire che ho fatto tutto per un marito. Ma se egli se ne abusa, giuro di cambiare in altrettanto sdegno d'amore. (entra nella bottega interna)

RIDOLFO Se fosse un mio figlio non avrei tanta pena. (parte)

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