SCENA XVI

Rosaura e Marionette, poi Arlecchino vestito da
servitore spagnuolo
.

Mar. Non ha fatto così l'Italiano, no.

Ros. E non l'avrebbe fatto nemmeno il Francese.

Mar. Quest'Inglese dice davvero. Spende alla generosa e tratta da principe. Bisogna dir che sia molto ricco.

Ros. É quanto ricco altrettanto generoso. E questo mantellone chi diamine è?

Mar. Questi è Arlecchino, vestito da servitore spagnuolo.

Ros. Che mutazione è questa?

Mar. Qualche bizzaria del suo vago cervello.

Arl. (si cava il cappello) Guardi il cielo molti anni donna Rosaura.

Ros. Che scene son queste? Quante figure pretendi di fare? Chi ti manda?

Arl.(si cava il cappello) Don Alvaro di Castiglia, mio signore.

Ros. E che ti ha ordinato di dirmi?

Arl. (come sopra) Manda a donna Rosaura un tesoro.

Mar. Canchero! un tesoro? Gli sarà venuto dall'Indie.

Ros. In che consiste questo tesoro?

Arl. Ecco (si cava il cappello) Chinate il capo. Questo è l'albero della casa di don Alvaro, mio signore. (fa un inchino)

Mar. Oh che prezioso tesoro!

Ros. (lo prende) Eh, non è cosa da disprezzarsi. Ha detto altro?

Arl. Ha detto, ma tanto detto, che mai e poi mai me lo sarei ricordato, se prudentemente in questa carta non me lo avesse scritto. (dà un foglio a Rosaura)

Ros. Ora ti porterò la risposta. (va al tavolino)

Mar. Ma dimmi un poco, che pazzia è questa di mutarti d'abito?

Arl. Rispetto e gravità.

Mar. Che? Sei già entrato in superbia?

Ros. Eccoti la risposta.

Arl. Servo di donna Rosaura. (si cava il cappello e se lo rimette)

Ros. Buon giorno.

Arl. Addio, Marionette.

(parte con gravità)

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