SCENA IX

Strada con bottega di caffè con sedili, e quanto occorre per servizio della bottega medesima

Caffettiere e Garzoni, Milord ed il Conte.

Con. Dammi il caffè. (portano il caffè al conte ed a Milord) Eh, non date il caffè a Milord; egli è avvezzo a bere la cioccolata dalle dame; non gli piaceranno le bevande delle botteghe.

Mil. (scuote il capo e beve)

Con. Ma di quelle cioccolate ne vogliamo bere più poche, Milord mio caro.

Mil. (fa lo stesso)

Con. Con questo vostro non rispondere sembrate allevato più fra le bestie che non fra gli uomini.

Mil. (lo guarda bruscamente)

Con. La signora Rosaura avrà conosciuto il vostro selvatico temperamento.

Mil. (s'alza da sedere ed esce fuori dalla bottega)

Con. Sì, fate bene a prendere un poco d'aria.

Mil. Monsieur venite fuori.

Con. Con qual autorità mi comandate?

Mil. Se siete cavaliere, dovete battervi meco.

Con. Son pronto a soddisfarvi. (s'alza, ed esce di bottega)

Mil. Imparate a parlar poco e bene.

Con. Non ho bisogno d'imparar a viver da voi.

Mil. A noi. (mette mano alla spada e fa lo stesso il Conte)

Con. Come volete combattere?

Mil. A primo sangue.

Con. Benissimo. (quelli di bottega tentano di separarli)

Mil. Non vi movete, o vi taglio la faccia.

Con. Lasciateci combattere. La disfida è al primo sangue. (si battono, e il Conte resta ferito in un braccio)

Con. Ecco il sangue. Siete soddisfatto?

Mil. Sì (ripone la spada)

Con. Vado a farmi visitar la ferita

(parte)

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