SCENA DECIMA

Campagna con bottega di caffè e qualche casa. Due o tre panche per comodo di quelli che vanno al caffè, situate bene.

Tita e Beltrame, garzoni del caffè.

BELTRAME:        Tita, come stai d'appetito?

TITA:        Oh! bene. Non veggio l'ora d'andar a cena.

BELTRAME:        Questa mattina dal signor Filippo ci credevamo di fare un gran pasto, e non c'era da cavarsi la fame.

TITA:        Venivano via i piatti di tavola netti netti, che non c'erano appena l'ossa.

BELTRAME:        E di quel poco che è avanzato, che cosa ha toccato a noi?

TITA:        Niente. S'hanno portato via tutto. Il castaldo, la castalda, la giardiniera, la lavandaia, i famigli, tutti hanno voluto la parte loro.

BELTRAME:        S'intende che ci abbiano fatto un regalo grande a farci la minestra a posta.

TITA:        Ma che minestra! Pareva fatta nelle lavature de' piatti.

BELTRAME:        Vino pessimo.

TITA:        Di quello che si può dar da bere ai feriti.

BELTRAME:        Ci fosse stato almeno del pane.

TITA:        Bisognava, chi voleva del pane, domandarlo per elemosina.

BELTRAME:        Io mi sono attaccato ad un buon pezzo di manzo, che per verità era tenero come il latte.

TITA:        Ed io ho adocchiato un cossame di cappone, a cui vi era per accidente un'ala intiera attaccata, e me l'ho pappolata in due colpi.

BELTRAME:        Non era cattivo quel pasticcio di maccheroni.

TITA:        Mi sono anche piaciute quelle polpette.

BELTRAME:        L'arrosto, se fosse stato caldo, era di buona ragione.

TITA:        Sì, era vitella di latte. Ne ho portato via un buon pezzo in una carta, per mangiarmelo questa sera.

BELTRAME:        Ed io mi ho portato via quattro pasticciotti ed un pezzo di parmigiano.

TITA:        Oh! se fosse stato un pranzo, come dich'io, si poteva portar via un buon tovagliolo di roba.

BELTRAME:        E che non ci fossero stati tanti occhi d'intorno.

TITA:        Basta dire, che se avanzava roba sui tondi, erano lì pronti i servitori di casa, per paura che ci ponessimo noi la roba in saccoccia.

BELTRAME:        Oh! io non sono di quelli che portano le saccoccie di pelle.

TITA:        Io pure di queste viltà non ne faccio. Se ce n'è, mangio, se non ce n'è, buon viaggio.

BELTRAME:        Poco più, poco meno, pur che si viva.

TITA:        Oh! ecco la compagnia; diamo luogo.

BELTRAME:        E la vecchia innanzi di tutti.

TITA:        E come mangia quella vecchietta!

BELTRAME:        E il signor Ferdinando?

TITA:        E il vostro caro signor Tognino?

BELTRAME:        Ma ehi! avete veduto come si portava bene con quella ragazza?

TITA:        E come!

BELTRAME:        Se succede, vuol essere il gran bel matrimonio.

TITA:        L'appetito e la fame. (Parte.)

BELTRAME:        Il bisogno e la necessità. (Parte.)

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