APPUNTI DI POESIE

1

Palazzo bello. Cane di notte dal casolare, al passar del viandante.

2

Era la luna nel cortile, un lato

Tutto ne illuminava, e discendea

Sopra il contiguo lato obliquo un raggio

Nella (dalla) maestra via s’udiva il carro

Del passegger, che stritolando i sassi

Mandava un suon, cui precedea da lungi

Il tintinnìo de’ mobili sonagli.

3

Stridore notturno delle banderuole traendo il vento.

4

Galline che tornano spontaneamente la sera alla loro stanza al coperto. Passero solitario. Campagna in gran declivio veduta alquanti passi in lontano, e villani che scendendo per essa si perdono tosto di vista, altra immagine dell’infinito.

5

Ombra delle tettoie. Pioggia mattutina del disegno di mio padre. Iride alla levata del sole. Luna caduta secondo il mio sogno. Luna che secondo i villani fa nere le carni, onde io sentii una donna che consigliava per riso alla compagna sedente alla luna di porsi le braccia sotto il zendale. Bachi da seta de’ quali due donne discorrevano fra loro e l’una diceva, chi sa quanto ti frutteranno, e l’altra, in tuono flebilissimo oh taci, che ci ho speso tanto, e Dio voglia ec.

6

Vedendo meco viaggiar la luna.

7

Dolor mio nel sentir a tarda notte seguente al giorno di qualche festa il canto notturno de’ villani passeggeri. Infinità del passato che mi veniva in mente, ripensando ai Romani così caduti dopo tanto romore e ai tanti avvenimenti ora passati ch’io paragonava dolorosamente con quella profonda quiete e silenzio della notte, a farmi avvedere del quale giovava il risalto di quella voce o canto villanesco.

8

La speme che rinasce in un col giorno.

Dolor mi preme del passato, e noia

Del presente, e terror de l’avvenire.

9

Uomo colto in piena campagna da una grandine micidiale e da essa ucciso o malmenato rifugiantesi sotto gli alberi, difendentesi il capo con le mani ec. soggetto di una similitudine.

10

Uomo o uccello o quadrupede ucciso in campagna dalla grandine.

11

Si mise un paio di occhiali fatti della metà del meridiano co’ due cerchi polari.

12

Una casa pensile in aria sospesa con funi a una stella.

13

Il suo divertimento era di passeggiare contando le stelle (e simili).

14

Le genti per la città dai loro letti nelle lor case, in mezzo al silenzio della notte si risvegliavano e udivano con ispavento per le strade il suo orribil pianto ec.

15

Mi diedi tutto alla gioia barbara e fremebonda della disperazione.

16

Se devi poetando fingere un sogno, dove tu o altri veda un defunto amato, massime poco dopo la sua morte, fa che il sognante si sforzi di mostrargli il dolore che ha provato per la sua disgrazia. Così accade vegliando, che ci tormenta il desiderio di far conoscere all’oggetto amato il nostro dolore; la disperazione di non poterlo; e lo spasimo di non averglielo mostrato abbastanza in vita. Così accade sognando, che quell’oggetto ci par vivo bensì, ma come in uno stato violento; e noi lo consideriamo come sventuratissimo, degno dell’ultima compassione, e oppresso da una somma sventura, cioè la morte; ma noi non lo comprendiamo bene allora perché non sappiamo accordare la sua morte con la sua presenza. Ma gli parliamo piangendo, con dolore, e la sua vista e il suo colloquio ci intenerisce, e impietosisce, come di persona che soffra, e non sappiamo, se non confusamente, che cosa.

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