S. Genio e Degenerazione in Mazzini.

Sul libro del dott. Pasquale Rossi Genio e degenerazione in Mazzini (Cosenza, 1899) si legga una recensione del Giornale storico della letteratura italiana (vol. XXXIV, 393) ov’è detto che «la figura complessa del M. è stranamente immiserita da questo studioso, che si accinse ad uno studio così arduo con la sola guida della biografia del cospiratore genovese scritta dalla Mario e delle opere scelte di lui. Son cose da non credersi! Una mente così piena di pensieri vien giudicata da chi non si prende neppur la briga di meditare tutte le sue manifestazioni! Al Mazzini bambino piacciono le fiabe? Ciò prova il carattere psicopatico del soggetto (p. 13). Gli fa impressione l’Ortis, sicchè la trepida madre teme d’un suicidio? Ecco una crisi epilettica passionale (p. 16). Scoppia in pianto e si strappa i capelli allorchè vede punita la sorella o rimproverato un servo? Ecco l’altruismo esagerato, l’iperestesia psichica (p. 11). Queste ed altre simili prove dimostrano luminosamente l’epilessia del Mazzini....» Anche il Colaianni deride (p. 6), queste scoperte dell’antropologia criminale su Mazzini. Pure uno studio scientifico, fatto con intelligenza, e sopratutto con discrezione, su certe anormalità psichiche di Mazzini sarebbe molto opportuno e troverebbe nell’Epistolario dati autentici interessanti: ma se ne ricaverebbe, io credo, la conclusione che quelle anormalità non erano congenite in lui (natura privilegiata, se altra mai fu), sì bene furono conseguenza inevitabile della esistenza febbrile che condusse, e delle emozioni crudeli e persistenti che misero a sì dura prova la sua fibra delicatissima. Il problema psicologico va cioè risolto con criteri diametralmente opposti a quelli grossolani consueti della scuola lombrosiana: la quale parte dal preconcetto d’una degenerazione preesistente, mentre in realtà questa è l’effetto dell’ambiente e delle circostanze in cui si svolse un’individualità eccezionale.

FINE.

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