ANFRIDO, e DETTI.
DESIDERIO.
Che rechi, Anfrido?
ANFRIDO.
Sire, un legato è nella reggia, e chiede
Gli sia concesso appresentarsi ai regi.
DESIDERIO.
Donde vien? Chi l'invia?
ANFRIDO.
Da Roma ei viene,
Ma legato è d'un re.
ERMENGARDA.
Padre, concedi
Ch'io mi ritragga.
DESIDERIO.
O donne, alle sue stanze
La mia figlia scorgete; a' suoi servigi
Io vi destino: di regina il nome
Abbia e l'onor.
(ERMENGARDA parte con le Donzelle).
DESIDERIO.
D'un re dicesti, Anfrido?
Un legato... di Carlo?
ANFRIDO.
O re, l'hai detto.
DESIDERIO.
Che pretende costui? quali parole
[30]
Cambiar si ponno fra di noi? qual patto
Che di morte non sia?
ANFRIDO.
Di gran messaggio
Apportator si dice: ai duchi intanto,
Ai conti, a quanti nella reggia incontra,
Favella in atto di blandir.
DESIDERIO.
Conosco
L'arti di Carlo.
ADELCHI.
Al suo stromento il tempo
D'esercitarle non si dia.
DESIDERIO.
Raduna
Tosto i Fedeli, Anfrido, e in un con essi
Ei venga.
(ANFRIDO parte).
DESIDERIO.
Il giorno della prova è giunto;
Figlio, sei tu con me?
ADELCHI.
Sì dura inchiesta
Quando, o padre, mertai?
DESIDERIO.
Venuto è il giorno
Che un voler solo, un solo cor domanda:
Dì, l'abbiam noi? Che pensi far?
ADELCHI.
Risponda
Il passato per me: gli ordini tuoi
Attender penso, ed eseguirli.
DESIDERIO.
E quando
A' tuoi disegni opposti sieno?
[31]
ADELCHI.
O padre!
Un nemico si mostra, e tu mi chiedi
Ciò ch'io farò? Più non son io che un brando
Nella tua mano. Ecco il legato: il mio
Dover fia scritto nella tua risposta.