Scena VII.

Casa di SVARTO.

SVARTO.

Un messaggier di Carlo! Un qualche evento,

Qual ch'ei pur sia, sovrasta. - In fondo all'urna,

Da mille nomi ricoperto, giace

Il mio; se l'urna non si scote, in fondo

Si rimarrà per sempre; e in questa mia

Oscurità morrò, senza che alcuno

Sappia nemmeno ch'io d'uscirne ardea.

- Nulla son io. Se in questo tetto i grandi

S'adunano talor, quelli a cui lice

Essere avversi ai re; se i lor segreti

Saper m'è dato, è perchè nulla io sono.

Chi pensa a Svarto? chi spiar s'affanna

Qual piede a questo limitar si volga?

Chi m'odia? chi mi teme? - Oh! se l'ardire

Desse gli onor! se non avesse in pria

Comandato la sorte! e se l'impero

Si contendesse a spade, allor vedreste,

Duchi superbi, chi di noi l'avria.

Se toccasse all'accorto! A tutti voi

Io leggo in cor; ma il mio v'è chiuso. Oh! quanto

Stupor vi prenderia, quanto disdegno,

Se ci scorgeste mai che un sol desio

A voi tutti mi lega, una speranza...

D'esservi pari un dì! - D'oro appagarmi

Credete voi. L'oro! gittarlo al piede

[35]

Del suo minor, quello è destin; ma inerme,

Umil tender la mano ad afferrarlo,

Come il mendico...

Share on Twitter Share on Facebook