Scena VIII.

SVARTO, ILDECHI; poi altri che sopraggiungono.

ILDECHI.

Il ciel ti salvi, o Svarto:

Nessuno è qui?

SVARTO.

Nessun. Quai nuove, o duca?

ILDECHI.

Gravi; la guerra abbiam coi Franchi: il nodo

Si ravviluppa, o Svarto; e fia mestieri

Sciorlo col ferro: il dì s'appressa, io spero,

Del guiderdon per tutti.

SVARTO.

Io nulla attendo,

Fuor che da voi.

ILDECHI.

(a FARVALDO che soproggiunge)

Farvaldo, alcun ti segue?

FARVALDO.

Vien su' miei passi Indolfo.

ILDECHI.

Eccolo.

INDOLFO.

Amici!

[36]

ILDECHI.

(ad altri che entrano)

Vila! Ervigo!

Fratelli! Ebben: supremo

È il momento, il vedete: i vinti in questa

Guerra, qual siasi il vincitor, siam noi,

Se un gran partito non si prende. Arrida

La sorte ai re; svelatamente addosso

Ci piomberan: Carlo trionfi; in preso

Regno, che posto ci riman? Con uno

De' combattenti è forza star. - Credete

Che in cor di questi re siavi un perdono

Per chi voleva un altro re?

INDOLFO.

Nessuna

Pace con lor.

ALTRI DUCHI.

Nessuna!

ILDECHI.

È d'uopo un patto

Stringer con Carlo.

FARVALDO.

Al suo legato....

ERVIGO.

È cinto

Dagli amici de' regi; io vidi Anfrido

Porglisi al fianco; e fu pensier d'Adelchi.

ILDECHI.

- Vada adunque un di noi; rechi le nostre

Promesse a Carlo, e con le sue ritorni,

O le rimandi.

[37]

INDOLFO.

Bene sta.

ILDECHI.

Chi piglia

Quest'impresa?

SVARTO.

Io v'andrò. Duchi, m'udite.

Se alcun di voi quinci sparisce, i guardi

Fieno intesi a cercarlo; ed il sospetto

Cercherà l'orme sue, fin che le scopra.

Ma che un gregario cavalier, che Svarto

Manchi, non fia che più s'avvegga il mondo,

Che d'un pruno scemato alla foresta.

Se alla chiamata alcun mi noma, e chiede:

Dov'è? dica un di voi: Svarto? io lo vidi

Scorrer lungo il Ticino; il suo destriero

Imbizzarrì, giù dall'arcion nell'onda

Lo scosse; armato egli era, e più non salse.

Sventurato! diranno; e più di Svarto

Non si farà parola. A voi non lice

Inosservati andar: ma nel mio volto

Chi fisserà lo sguardo? Al calpestio

Del mio ronzin che solo arrivi, appena

Qualche Latin fia che si volga; e il passo

Tosto mi sgombrerà.

ILDECHI.

Svarto, io da tanto

Non ti credea.

SVARTO.

Necessità lo zelo

Rende operoso; e ad arrecar messaggi

Non è mestier che di prontezza.

[38]

ILDECHI.

Amici!

Ch'ei vada?

I DUCHI.

Ei vada.

ILDECHI.

Al dì novello in pronto

Sii, Svarto; e in un gli ordini nostri il fieno.

Fine dell'atto primo.

[39]

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