Tenda nel campo di Carlo sotto Verona.
CARLO, un ARALDO, ARVINO, CONTI.
CARLO.
Vanne, araldo, in Verona; e al duca, a tutti
I suoi guerrier questa parola esponi:
Re Carlo è qui: le porte aprite; egli entra
Grazioso signor; se no, più tarda
L'entrata fia, ma non men certa; e i patti
Quali un solo li detta, e inacerbito.
(l'Araldo parte).
ARVINO.
Il vinto re chiede parlarti, o sire.
CARLO.
Che vuol?
ARVINO.
Nol disse; ma pietosa istanza
Egli ne fea.
CARLO.
Venga.
(ARVINO parte)
Vediam colui,
Che destinata a un'altra fronte avea
La corona di Carlo.
(ai Conti)
Ite: alle mura
La custodia addoppiate; ad ogni sbocco
Si vegli in arme: e che nessun mi sfugga.
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