SCENA IV.

Tenda nel campo di Carlo sotto Verona.

CARLO, un ARALDO, ARVINO, CONTI.

CARLO.

Vanne, araldo, in Verona; e al duca, a tutti

I suoi guerrier questa parola esponi:

Re Carlo è qui: le porte aprite; egli entra

Grazioso signor; se no, più tarda

L'entrata fia, ma non men certa; e i patti

Quali un solo li detta, e inacerbito.

(l'Araldo parte).

ARVINO.

Il vinto re chiede parlarti, o sire.

CARLO.

Che vuol?

ARVINO.

Nol disse; ma pietosa istanza

Egli ne fea.

CARLO.

Venga.

(ARVINO parte)

Vediam colui,

Che destinata a un'altra fronte avea

La corona di Carlo.

(ai Conti)

Ite: alle mura

La custodia addoppiate; ad ogni sbocco

Si vegli in arme: e che nessun mi sfugga.

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