CARLO, DESIDERIO, ARVINO.
ARVINO.
Viva re Carlo! Al cenno tuo, dai valli
[111]
Calan le insegne; strepitando a terra
Van le sbarre nemiche; ai claustri aperti
Ognun s'affolla, ed all'omaggio accorre.
DESIDERIO.
Ahi dolente, che ascolto! e che mi resta
Ad ascoltar?
CARLO.
Nè si sottrasse alcuno?
ARVINO.
Nessuno, o re: pochi il tentar, ma invano.
Sorpresi nella fuga, d'ogni parte
Cinti, pugnar fino all'estremo; e tutti
Restar sul campo, quale estinto, e quale
Ferito a morte.
CARLO.
E son?
ARVINO.
Tale è presente,
A cui troppo dorrà, se tutto io dico.
DESIDERIO.
Nunzio di morte, tu l'hai detto.
CARLO.
Adelchi
Dunque perì?
DESIDERIO.
(ad ARVINO)
Parla, o crudele, al padre.
[112]
ARVINO.
La luce ei vede, ma per poco, offeso
D'immedicabil colpo. Il padre ei chiede,
E te pur anche, o sire.
DESIDERIO.
E questo ancora
Mi negherai?
CARLO.
No, sventurato. - Arvino,
Fa ch'ei sia tratto a questa tenda; e digli
Che non ha più nemici.