SCENA IV.

Prigione.

IL CONTE.

A quest'ora il sapranno. Oh perchè almeno

Lunge da lor non moio! Orrendo, è vero,

Lor giungeria l'annunzio; ma varcata

L'ora solenne del dolor saria;

E adesso innanzi ella ci sta: bisogna

Gustarla a sorsi, e insieme. O campi aperti!

O sol diffuso! o strepito dell'armi!

O gioia de' perigli! o trombe! o grida

De' combattenti! o mio destrier! tra voi

Era bello il morir. Ma... ripugnante

Vo dunque incontro al mio destin, forzato,

Siccome un reo, spargendo in sulla via

Voti impotenti e misere querele?

E Marco, anch'ei m'avria tradito! Oh vile

Sospetto! oh dubbio! oh potess'io deporlo

Pria di morir! Ma no: che val di novo

Affacciarsi alla vita, e indietro ancora

[257]

Volgere il guardo ove non lice il passo?

E tu, Filippo, ne godrai! Che importa?

Io le provai quest'empie gioie anch'io:

Quel che vagliano or so. Ma rivederle!

Ma i lor gemiti udir! l'ultimo addio

Da quelle voci udir! tra quelle braccia

Ritrovarmi.... e staccarmene per sempre!

Eccole! O Dio, manda dal ciel sovr'esse

Un guardo di pietà.

Share on Twitter Share on Facebook