SCENA I.

Parte dal campo ducale con tende.

MALATESTI e PERGOLA.

PERGOLA.

Sì, condottier; comeordinaste, in pronto

Son le mie bande. A voi commise il Duca

L'arbitrio della guerra: io v'ho ubbidito,

Ma con dolor; ve ne scongiuro ancora,

Non diam battaglia.

MALATESTI.

Anzian d'anni e di fama,

O Pergola, qui siete; io sento il peso

Del vostro voto; ma cangiar non posso

Il mio. Voi lo vedete; il Carmagnola

Ci provoca ogni dì: quasi ad insulto

Sugli occhi nostri alfin Maclodio ha stretto:

E due partiti ci rimangon soli;

O lui cacciarne, o abbandonar la terra,

Che saria danno e scorno.

PERGOLA.

A pochi è dato,

A pochi egregi il dubitar di novo,

Quando han già detto: ell'è così. S'io parlo

[195]

E che tale vi tengo. Italia forse

Mai da' barbari in poi non vide a fronte

Due sì possenti eserciti: ma il nostro

L'ultimo sforzo è di Filippo. In ogni

Fatto di guerra entra fortuna, e sempre

Vuol la sua parte: chi nol sa? Ma quando

Ne va il tutto, o Signore, allor non vuolsi

Dargliene più ch'ella non chiede; e questo

Esercito con cui tutto possiamo

Salvar, ma che perduto in una volta

Mai più rifar non si potria, non dèssi

Come un dado gittarlo ad occhi chiusi,

Avventurarlo in un sì piccol campo,

E in un campo mal noto, e quel che è peggio

Noto al nemico. Ei qui ci trasse: un torto

Argin divide le due schiere: a destra

E a sinistra paludi, in esse sparsi

I suoi drappelli; e noi fuori de' nostri

Alloggiamenti non teniamo un palmo

Pur di terren. Credete ad un che l'arti

Conosce di costui, che ha combattuto

Al fianco suo: qui c'è un'insidia. Forse

La miglior via di guerreggiar quest'uomo

Saria tenerlo a bada, aspettar tempo,

Tanto che alcun dei duci ai quali è sopra

Prendesse a noia il suo superbo impero;

E il fascio ch'egli or nella mano ha stretto

Si rallentasse alfin. Pur, se a giornata

Venir si deve, non è questo il loco:

Usciam di qui, scegliamo un campo noi,

Tiriam quivi il nemico: ivi in un giorno,

Senza svantaggio almanco, si decida.

MALATESTI.

Due grandi schiere a fronte stanno; e grande

Fia la battaglia: d'una tale appunto

[196]

Abbisogna Filippo. A questi estremi

A poco a poco ei venne, e coi consigli

Che or proponete: a trarnelo, fia d'uopo

Appigliarci agli opposti. Il rischio vero

Sta nell'indugio; e nel mutare il campo

Rovina certa. Chi sapria dir quanto

Di numero e di cor scemato ei fia,

Pria che si ponga altrove? Ora egli è quale

Bramar lo puote un capitan; con esso

Tutto lice tentar.

Share on Twitter Share on Facebook