MATERIALI ESTETICI

Il Bonghi, pubblicando, non senza qualche scorrezione, le pagine che seguono, nel III volume delle Opere inedite o rare del Manzoni, vi premetteva quest'Avvertenza:

«Il titolo che do agli scritti raccolti in questa parte del volume, è del Manzoni stesso; ma non posso accertare se, nel foglio che lo porta, egli stesso abbia introdotto e collocato tutti quelli che ora vi si trovano, così come vi stanno. Per le ragioni dette più volte, non mi è stato possibile di ordinarli nel solo modo che l'ordine avrebbe avuto un valore; cioè in quello del tempo in cui sono usciti dalla mano dell'autore. Tutti hanno questo in comune, che non sono stati riguardati e corretti; il che se occorresse prova, l'avrebbe nei richiami che il Manzoni fa talora a sè medesimo, per ritornarci sopra. D'una parte di tali appunti si voleva certamente servire a un lavoro complessivo, che poi non ha fatto; ma di parecchi s'è giovato nella Prefazione alla tragedia Il Conte di Carmagnola e nella Lettre à M. C*** sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie. Io mi contenterò di pubblicarli nell'ordine in cui si trovano nei fascicoli che li contengono, senza distinguerli secondo le materie alle quali più specialmente si riferiscono.....».

Scherillo.

[386]

[387]

La più parte dei giudizj storti in letteratura, come nel resto, viene da principj di cui si è convinti perchè sono retti, e che si vogliono applicare a cose cui non convengono. Così è nel fatto della poesia drammatica. Si ha l'idea di una tragedia, nella quale l'interesse nasca dalla incertezza di un evento importante, dalla probabilità e difficoltà quasi eguale dello scioglimento in un modo o nell'altro, dai contrasti di passioni tra persone legate per vincoli di sangue o di amicizia, ecc. ecc. E questa idea è non solo chiara in teoria, ma confermata in pratica da molte tragedie, nelle quali questo genere d'interesse è portato ad un alto grado: quali sono le migliori del teatro francese, e degli altri teatri di scuola francese. Ma partendo da questa idea, le si paragonano tutte le tragedie; e quelle in cui non si trovano queste condizioni, si rigettano per questa sola ragione. E qui mi pare che si abbia il torto, finchè non si provi che non è possibile alcun altro genere d'interesse, e che la drammatica non può avere altri fini, nè procedere per altri mezzi.

Tre cose si devono esaminare nel giudizio di un'opera letteraria:

Qual è l'intento dell'autore?

Questo intento è ragionevole?

L'autore l'ha egli ottenuto?

Sulle due prime questioni io ragionerò alquanto, esponendo le idee nell'ordine in cui mi si presentano. So che teorie applicabili ad un lavoro già fatto, ed esposte dall'autore di esso, sogliono per lo più riuscire seccanti. Io non dirò al lettore[388] che queste possano essere d'un interesse generale, e tocchino punti importantissimi dell'arte drammatica. Non chieggo nemmeno scusa al lettore di presentargliele, pel riflesso che egli può chiudere il libro al momento in cui si sente annojato.

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