Lettera dalla 3ª Armata in ritirata.

Carissimo Settimelli,

L'esercito italiano, dopo avere sempre vinto (in 31 mesi e in 14 battaglie) l'esercito austriaco, ha piegato temporaneamente sotto lo sforzo di questo esercito rinforzato da tre altri eserciti.

Un varco è stato aperto al nemico da 2 nostre brigate. Debolezza o tradimento, vedremo poi. In tutti gli altri punti del fronte, senza la minima pressione del nemico dovunque domato, le truppe hanno ricevuto l'ordine di ritirarsi per non essere tagliate fuori.

Naturalmente la ritirata non fu quella che si sperava. Un esercito vittorioso al quale si ordina di abbandonare per ragioni strategiche delle terre sanguinosamente conquistate, subisce un crollo morale pericolosissimo. D'altra parte, tutte le ritirate strategiche si sfasciano e si sbandano.

Quella tedesca che seguì la battaglia della Marna fu, secondo le dichiarazioni di molti giornalisti, una vera fuga di pecore.

Nella lurida inondazione di forze nemiche, Cadorna non smarrì la sua calma ferrea. Le truppe che obbedirono all'ordine di ritirata col cuore schiantato, sono le stesse che ora – senza l'aiuto dei nostri alleati – respingono tenacemente i barbari sul Piave e sul monte Grappa. Gloria al nostro caro e grande fratello futurista Luigi Russolo, tenente alpino del Battaglione Val Brenta! Il loro slancio eguaglia quello dei difensori di Verdun.

Ho parlato ieri a tremila bombardieri di assalto. Sono d'acciaio. Sanno tenere duro. Sapranno ricacciare i 4 schifosissimi nemici lontano al di là dei fiumi, al di là del più lungo getto del nostro vomito!... Grandi fiumi italiani sferzati dalla pioggia, pieni di boschi irritati e di nere maledizioni!...

Di pattuglia sui ponti e giù nei guadi coll'acqua alla cintola, il viso verdegiallo d'itterizia, sognavo di gonfiare il Tagliamento con tutta la bile inferocita che insozzava il mio sangue!... Straripasse finalmente!... E vomitavo verso le mitragliatrici austriache...

Io ho tenuto duro sotto il più massacrante dolore della mia vita. Mi pareva d'assistere una seconda volta, venti volte, cento, mille volte alla straziante agonia di mia madre!...

Rovesciata rantolante strangolata da mani e sotto ginocchi invisibili!

Mia madre è morta. Ma la divina Italia, nostra madre, non muore! Mentre noi la nutrivamo colla nostra carne rossa macellata in cielo dalle artiglierie, altri suoi figli le propinavano veleni! Ma la divina Italia, nostra madre, non può morire!

In queste veglie d'agonia, io ho voluto distrarre la mia insonnia torturata colla lettura del tuo libro Le Mascherate futuriste, libro meravigliosamente italiano.

Il vibrante genio assolutamente italiano che balza fuori dalle tue pagine contro il Tedeschismo fu per me un tonico ultraenergico.

Ti manderò presto una valutazione precisa del tuo libro per darti una idea della mia metallica elasticità futurista che tiene duro!

Ti abbraccio gridando: Tenete duro!

Riprenderemo tutto. Avremo la vittoria enorme.

F. T. MARINETTI

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