Prima qualità di caucciù: Elasticità-contradizione, Fabbrica Caporetto-Vittorio Veneto.

Quest'anima che si slancia come un razzo rosso verso l'Hermada ha passato due terzi della sua adolescenza in tutte le carrozzelle erotiche del mondo.

Sbatacchiamento di nervi muscoli ruote vetri stridenti nel nebbione proletario milanese. Navigò con la velocità di una silurante nei taxis lussuriosi di Parigi oceanica che trasportarono i poilus improvvisati di Gallieni sul fianco pederastico di von Kluck.

Sotto il motore di questo autocarro Fiat carico di bombe, piego i ginocchi che si logorarono un poco ma non troppo ai piedi e sotto le gonne di una grande scrittrice parigina deliziosa, insopportabile, ma non troppo.

I miei bombardieri caricano bombe sui muli. Questa mia anima esplosiva, è resistente, tenace; preferisce l'orlo dei precipizi, come i muli.

Anima di caucciù. Anima di pianoforte da osteria campestre pestatissima ma sonora. Avorio africano della tastiera ingiallita di noia sotto le mani poco curate delle provinciali italiane.

Ma Verdi vuota su tutto le sue bottiglie di buon vecchio vino musicale, dopo di che si spacca il muso a tutti i tedeschi!

Detto questo poema a una amica intelligente che concentra nel suo sorriso una squisita ironia cortese. Ne sono stizzito. Esigo l'entusiasmo e la massima celerità della sua mano perchè lo scricchiolìo della penna s'identifichi con quello dei topi assidui del Carso.

Fiamma, fame, ferocia, fantasia, furia, fedeltà, fervore, fiumi, fumi, forza, fregola, fortuna, follia, ecco tutte le effe, meno una, dell'anima mia!...

Suonatori, musica!...

Questo giovane nudo ha nelle vene del buon Chianti, e piscia un arco d'oro d'Asti spumante.

Agilità di tutti i clowns giapponesi che corrono sotto la sua pelle di scugnizzo.

Ora è sdraiato sulla spiaggia e il sole lo vernicia e rivernicia metodicamente. Una finestra grondante di luna e singhiozzi, incisa nel suo fianco destro fa sì che il medico militare gli dichiara: «Non c'è che fare, sei riformato!»

Ma con occhi di buon cane bracco, e con maffia di polpacci a fasce geometriche, si presenta al tenente e dice:

«Signor tenente, se Lei va di pattuglia questa sera, ci vengo anch'io. Mi permetto un consiglio: andiamo noi due soli e lasciamo a casa quei fetenti. Per dare una lezione agli austriaci bastiamo noi due soli!»

Anima danzante iperbolica scherzosa vanitosa furbingenua mollostinata che mi lega alla pelle abbronzata di tutti i rozzi malsquadrati contadini preistorici di Calabria, Sardegna e Sicilia.

Anima frizzante di piccola gazosa e di cento spiralici enormi fumi di camini d'officina. Ride come la ghiaia sotto il mare colossale di un passato che ritorna.

Cimitero allegrissimo con croci sempre bambine dove la sensualità delle rose cuoce a fuoco lento. La neve non fa miseria. Varietà di bianco e nero dopo tanto sfarzo di ori e rossi oleosi stracotti dall'estate. Neve italiana da sverginare. Guerre intime, profonde, sottosopra, nel letto monumentale di campagna altissimo perchè i marmocchi dal fondo letto basso non vedano padre e madre acrobatizzare e fare il mantice la notte.

E un'anima tricolore vino-sangue prati amore-bile-invidia-speranza e carta bianca bianca bianca da purtroppo sporcare con versi passatisti e circolari burocratiche. Anima italiana arcobaleno di genio sul mondo, dopo le lunghe piogge di cretinismo che gli altri popoli-nuvole versano da secoli. Per creare l'Italia è bastata una bella voce italiana che cantò a squarciagola: Italiaaaaaa! Itaaaalia!...

Miracolo musicale che fa tremare per troppe vibrazioni la terra-catapecchia!...

Voce inascoltata che insiste ritorna, ancora troppo acuta o troppo bassa.

Mancano le note medie. «Questione di tempo» dice il maestro di canto napoletano. Ma la voce è bene impostata. Hanno formato una società a Berlino per sfruttarla. Volevano farle cantare del Wagner! Non va! Ora è bene avviata. Canta a Londra con successo crescente. Ha conquistato successivamente tutti i palchi e loggioni del Carso, applaudita dalle mitragliatrici, pagata con granate in fiore, sotto i razzi flessuosi effeminati di Berlino.

Ha fatto una pessima stagione a Caporetto. Tradimento di una gola, che fu veramente una gola d'oro. Si cura sul Grappa. A Nervesa sul Piave, ne parlavo ad un soldato inglese. (So l'inglese ma lo pronuncio male). Mi rispose: «Grappa and wisky.... I like very much!»

– Ma via come si fa a scherzare in codesti momenti così gravi?

Rispondo: – Accidenti a coloro che ci impongono ad ogni istante il tono funeralesco!

La risata lunga lunga, bianca di schiuma, a mille curve di tutti i golfi italiani al sole, carne spasimo sudore polverone cristallo turchesi, balconi straripanti, bettole canore, mandolini, barche fruttiere di donne....

Si propaga con soavità fragorose lungo tutta la penisola coricata. Scattando poi si slancia in cielo per schiaffeggiare ironicamente la lurida puzzolente Luna berlinese quadrata del 27 Ottobre (tocchiamoci i testicoli!...)

Questa risata si schianta così: Abbiamo preso queste terre e abbellite. Ora perdute, le riprenderemo. Erano sdrucciolevoli. Vi abbiamo piantato tante tante tante tante croci, migliaia di croci!.... Non per pietà!.... per aggrapparci e risalire. Le croci ci serviranno da scala! Su! forza, ragazzi!... Tu, tu, appoggia bene il piede su quella croce obliqua. L'altro piede su quest'altra più solida ancora. Quando avrem fatto fiorire lassù tutti i nuovi paradisi italiani torneremo a Milano in aeroplano. Poi a mezzanotte, con un apparecchio costruito da noi, voleremo sul ventre azzurro danzante del Mediterraneo, per scendere all'alba nella piazza di Smirne italiana.

Volontà italiana genio muscoli. Penisola italiana, salda, profonda radice dell'Europa.

La nostra linfa sale nei rami altissimi a baciare nuvole liriche, uccelli variopinti e stelle preziose. Addomestica il fulmine e lo converte in nottambulismo elettrico veloce rivoluzionario parolibero.

Mi ricordo che una notte di dicembre con 20 gradi sotto zero l'entusiasmo italiano ci servì da stufa nelle trincee nere, zuppe di fango e sonno. Silenzio gelato.

Ad un tratto parlai. Scoppiò la gioia in faccia sulla testa e fra le gambe. Nitriti delle vene. Una tempesta di scatole di sole in conserva!

Cara amica mia, la vostra voce più bella della mia ha gomiti torniti, e vocali affusolate, mani che svegliano nell'avorio d'uno stupido pianoforte mandre d'elefanti e torride foreste. Si piega rimbalza fiorisce punge si sfoglia s'incurva scintilla. Siete sana agile spontanea veloce leggera modulata elegante improvvisata come tutto ciò che è italiano. Volete venire con me a fare una passeggiata a piedi, sulle colline della vostra voce? Passerete correndo sul torrente spumoso della mia voce nata nell'Appennino...

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