4 Piani di sensualità d'uno stabilimento di bagni

1º PIANO Ribalta dei bei giovani nudi brillanti sul trampolino piedestallo per fidanzati. Criccraccric Plum Pluuufff.

Platea di cuffiette rosee. La carne bruna ride odora chiama da un buco del costume. Flirt viscido guizzante di pesci sposabili. Calda cottura di colle fisiologiche.

Strategia di pruriti. Scivolante palpeggiare.

2º PIANO Sulla terrazza chiacchierio pettegoli-pettegola. Liroraminapricozazifrufru. Pigiapigia di donne salate golose bocche piene di dolci e crema. Parlare parlare perchè nessuno possa ascoltare le bocche aperte dei sessi che accordano le loro voci liquide sotto le stoffe leggere accecanti di luce.

3º PIANO Trattoria a Mare. Fumano e profumano spaghetti alle vongole. I pesci guizzano balzano fuor dalle onde su e giù per friggere nella schiuma olio sudore carnale.

Minestra di pesce braccia mammelle nell'agitata marina padella napoletana che cuoce con fuoco sotto e sopra.

4º PIANO Pomposa argenteria di nuvole arricchite, pepe rosso di passione nel forno dei camerini, pizzichi di chitarre sui macherooooni sentimeeeeentaaali, formaggio grattugiato di mandolini aerei, e saluti cerimoniosi del cielo accaldato che serve in tavola con mani blu.

Liiiroooraaa... Minaaa... Pricooo... Zaariii frufru.

La mia quinta anima arancione è un mostruoso intrico di pugni abbracci applausi fischi morsi sputi schiaffi calci reticolati di volontà siepi di cactus contro il gemente simun della malinconia. Vieni entriamo. Dentro il grande smeraldo liquido languido dell'oasi freschissima una volante bambina sull'altalena fra due olivi, ecco, in alto di qui fuor dal fogliame la bambina mostra polpacci ginocchi. In alto fuor dal fogliame un lampo roseo di carne nel bianco-verde. La gonna gonfia di vento suona a distesa sul mio viso acceso il mezzogiorno carnale.

4 anni fa il mio ottimismo fendeva una folla di gomiti ignorati per le vie di Londra nuvola infinita di nebbia solidificata.

Eruttavo come un Vesuvio elegante parole in libertà sui golfi languidi le colline mature le scabre pendici ingemmatissime di molte belle dame inglesi. Prodigo sparpagliamento della mia Africa venosa e arteriosa.

Il mio ottimismo addentava e rosicchiava il Carso saporitissimo croccante zuccherato mandorlato e pistacchiato di cranî tibie che si sono pigiati per prepararmi un buon posto. Suicida goloso di sè. Niiitriti dello stomaco giocondo:

Più taaaardi!... Più taaaaaaardi!...

Ora le mie mani sentono nel cavo il tepore tondo elastico di due piccoli seni pieni di fede in un maschio cesellatore.

Rispondono i seni, esattamente dando una sempre maggiore velocità-intensità di piacere come le vele gonfie di vento.

Seni d'aria compressa per l'erezione dei membri.

Duro orgoglio sudante oleoso di uno stantuffo nel furente precipitarsi in bocca delle lunghe strade bevute rischizzate lontano a getto lungo fuor dal naso strafottente.

Ventre verde purissimo di una rada vergine solitaria pudicamente celata dai promontorii... Scoprirlo corromperlo sverginarlo, collo sbarco brutale chiassoso di cento equipaggi.

Giù tutti dal ponte del pudore imbecille! In barca, a nuoto.

Potenza del remo nel mare scodellato qua e là su le spiaggie tutte a tavola in famiglia.

Oro solare bollente su le regate azzurre. Riccioli biondi dell'alto mare che invita a cancellare sulla vecchia lavagna alberature sbagliate e geometrie sconquassate di costellazioni.

L'Infinito viene a scuola fra le mie cosce.

Lieve ansare metodico dei seni meccanici del mare-Pirelli dove si bagnerà il mio ottimismo di pesce metallico.

Donna, voglio navigarti tutta, nuotarti dentro, pescarti il cuore, mangiarti come un'ostrica. Ti voglio mettere in un bicchiere, diluirti come lo zucchero poi ricristallizzarti perchè la voluttà dei denti giunga all'assoluto! In una bacinella, in un mortaio, in un tino, in un frantoio. Il letto non basta. Sei il buon lievito per rimpastare la mia nuova pasta d'uomo. Ma tu sei sotto vetro chiusa. Spaccherò. Nuda, sincera, apriti! Visitarti con nuovi trapani di carezze. Voglio sconvolgere l'ordine dei tuoi nervi. Arruffare la matassa. Poi ripettinarli tutti con la lingua coi denti e con le parole taglienti, e con le parole unte.

Perchè mai questa improvvisa sensualità mi brucia il petto mentre corro in autocarro su la strada Doberdò-Vallone in questo Carso scarnificato forse dai lucidi acciai dei riflettori notturni?

Sensualità, sensualità, torrefazione della sabbia cocente delle ossa!

Le curve bianche delle soavi polpe femminili imbottiscono questa mia vita casta di soldato astratta metallica algebrica.

La strada è larga e si può senza fanali correre all'impazzata imitando il ritmo frenetico dei 75 campagna che triangolano epiletticamente di sputi rossi i fianchi dell'Hermada.

Sono dimagrato. Via, giù tutta la zavorra per purificarsi per salire fra i denti laceranti del freddo verso lo Zenit diaccio della castità. A che scopo e con qual risultato? La pioggia gelida non rinfresca l'anima mia, tessuto umido gommoso rovente di gambe femminili delicate.

La velocità del mio autocarro nella notte si precipita alla radice del tuo prurito nel più intimo segreto caro piacere tuo. Chi sei? Dove sei? Come trovarti? Perchè fuggi? Non sei forse in me? Nel mio domani-ieri che schizza sul mio oggi? Sarei felice se ti portassi! T'inseguo, mi tuffo nella divina inesistente tua presenza, lontananza che m'avvolge e mi strangola. Corro corro corro corro corrrrrrrrrrrrro.

Questo bivio passato in velocità è una spirale di due corpi fusi dalla lussuria. Noi due!...

Il gomito della strada cercò chirurgicamente come un membro virile uno spasimo speciale nel lampo del nostro virare veloce.

E lo trovò certo nella vulva bollente del nostro autocarro.

Chi noi? Sono solo con bombardieri, bombe e balistite sopra un autocarro che va a rifornire le batterie di Selo.

Eppure quel lungo dito di gesso bianco riflettore precisa le distanze della morte sulle montagne di lavagna, e quelle del piacere tra il tuo seno destro e il tuo ventre che non dorme se l'accarezzo.

Perchè insistono così dolcemente le mani bianche del quarto riflettore? Vogliono pacificare la notte, gravida di proiettili disinteressatissimi e di adulteri esplosivi? Le mitragliatrici dattilografe danzano sui loro nastri. Il mare di Monfalcone colpito aspetta le medicazioni del sole.

Certo i riflettori pacificheranno questo mio sesso telefonico da campo.

Ammucchiate, ammucchiate, miei ardenti cannoni da campagna, nella trincea aperta che s'incurva a mezza costa dell'Hermada, i vostri shrapnels che s'allungano di desiderio e sembrano gonfi di tutto il sangue che scende giù dal cervello dell'Italia! Volete, lo so, il dilaniamento radioso e lo schianto del piacere nel buio-noia-attesa della carne nemica! Volete conoscere l'abbandono assoluto sfondato a cosce larghe di tutti i reticolati, ritegni, difese, pudori, ricordi?

Ruvide ondate di rombi... Quanto fragorosi i vostri amori! Quanto chiasso nel vasto letto! Siete brutali! Vi piace rotolare con gran fracasso il corpo di montagna preferito baciandolo e leccandolo tutto! E penetrate in tutti i più dolci buchi!

Presto! e non gli sia risparmiato nulla, al di là d'ogni sforzo. Furrrenti pacchetti di lussuria scopppiaante nella stoffa incendiata della carne! Scardinare ogni pensiero! E che tutti gli osservatorî del cervello presto siano colpiti, accecati, inebriaaati da mille baci micidiali!... Sì, cretina, mi piaci così cretina di piacere!... Sei una piccola cosa che gode...

Con le tue ingenuità balbuziate mentre rantoli! Uccidete a cannonate il pensiero la volontà, il passato di quella montagna!

Tu sei già trafitta in croce sotto i chiodi della lingua e del desiderio scavante...

Sono a Selo e finalmente posso cacciare questo mio cuore sessuale (che tutti giudicano criminale) nel fango confessore della trincea!

Fango indulgente e severo pieno di terrori frenati, di furori accartocciati, di slanci crudeli inchiodati! Fango pieno di liberazioni fresche, beate.

Fango nero con lievi pallori umidi come la sua carne notturna quando tutti gli spasimi sono snodati, sdraiati aperti vuotati.

Ma con calma fredda e dominatrice tre riflettori impongono di riprendere il tiro: colpite di piacere lì lì, più su, a destra, cinquanta metri a sinistra tre millimetri sotto la sua cara tremante mammella.

Perchè sia felice ancor più felice, ancor più mia, ancor più mia! mia! mia! mia! mia! Ora sento sul viso il prolungamento flessuoso della sua mano lunghissima di 200 chilometri che m'imbavaglia e dice: Ancora! no! Basta!... Ancora!...

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