Nel gennaio 1921 io presentavo al pubblico intellettuale parigino, riunito nella sala del Théâtre de l’Oeuvre, le mie tavole tattili, primi saggi di un’arte tattile ideata da me, fondata sulla combinazione armoniosa di valori tattili. Da quella conferenza clamorosa ad oggi, le mie ricerche e i miei tentativi si sono intensificati.
Prima di esporli ai lettori, credo opportuno informarli delle origini di questa mia invenzione.
Nella letteratura e nella plastica, esiste da molto tempo una sensibilità tattile. Il mio grande amico Boccioni, pittore e scultore futurista, sentiva già tattilisticamente quando creava nel 1911 il suo insieme plastico Fusione di una testa e di una finestra con materiali assolutamente opposti come peso e valore tattile: ferro, porcellana, creta e capelli di donna. Questo complesso plastico, mi diceva, è fatto per essere non soltanto visto, ma anche palpato. Una notte dell’inverno 1917, scendevo tastoni nel sotterraneo buio di una batteria di bombarde per raggiungere senza candela il mio giaciglio. Mi preoccupavo di non urtare ma urtavo baionette, gavette e teste di soldati dormenti. Mi coricai, ma non dormii, ossessionato dalle sensazioni tattili che avevo provate e catalogate. Quella notte per la prima volta pensai ad un’arte tattile.
Nell’estate 1920, ad Antignano, là dove la via Amerigo Vespucci scopritore di Americhe s’incurva costeggiando il mare, creai la prima tavola tattile.
Sulle officine occupate dagli operai garrivano bandiere rosse.
Ero nudo nell’acqua di seta, lacerata dagli scogli, forbici coltelli rasoi schiumosi, fra i materassi d’alghe impregnate di iodio. Ero nudo nel mare di flessibile acciaio, che aveva una respirazione virile e feconda. Bevevo alla coppa del mare piena di genio fino all’orlo. Il sole con le sue lunghe fiamme torrefacenti vulcanizzava il mio corpo e bullonava la chiglia della mia fronte ricca di vele.
Una ragazza del popolo, che aveva odore di sale e di pietra calda, guardò sorridendo la mia prima tavola tattile:
— Si diverte a fare delle barchette!
Io le risposi:
— Sì, costruisco un’imbarcazione che porterà lo spirito umano verso paraggi sconosciuti.
Però le difficoltà erano enormi. Occorreva procedere a una educazione del mio tatto. Localizzavo a forza di volontà i fenomeni confusi del pensiero e dell’immaginazione sui diversi punti del mio corpo. Notai che i corpi sani possono dare, mediante questa educazione, risultati sorprendenti e precisi.
Invece, le sensibilità malate, che traggono la loro eccitabilità e la loro perfezione apparente dalla debolezza stessa del corpo, giungono alla grande virtù tattile meno facilmente, senza continuità e senza sicurezza.
Fra le diverse esperienze, trovai preferibili le tre seguenti
1. tenere inguantate le mani per molti giorni, durante i quali il cervello si sforzerà di condensare in esse i desideri di sensazioni tattili diverse;
2. nuotare sott’acqua nel mare, cercando di distinguere tattilisticamente le correnti intrecciate e le diverse temperature;
3. enumerare e riconoscere ogni sera, in un’oscurità assoluta, tutti gli oggetti che sono nella camera da letto.
Creai così una prima scala educativa del tatto, che è nello stesso tempo una scala di valori tattili pel Tattilismo, o Arte del tatto.
Prima scala, piana, con 4 categorie di tatti diversi. – Prima categoria: tatto sicurissimo, astratto, freddo. Carta vetrata. Carta argentata.
Seconda categoria: tatto senza colore, persuasivo, ragionante. Seta liscia. Crespo di seta.
Terza categoria: eccitante, tiepido, nostalgico. Velluto. Lana dei Pirenei. Lana. Crespo di seta-lana.
Quarta categoria: quasi irritante, caldo, volitivo. Seta granulosa. Seta intrecciata. Stoffa spugnosa.
Seconda scala di volumi. – Quinta categoria: morbido, caldo, umano. Pelle scamosciata. Pelo di cavallo o di cane. Capelli e peli umani. Marabù.
Sesta categoria: caldo, sensuale, spiritoso, affettuoso.
Questa categoria ha due rami: Ferro ruvido. Spazzola leggera. Spugna. Spazzola di ferro. Peluche. Peluria della carne o della pesca. Peluria d’uccello.
Dopo avere a lungo concentrato la mia attenzione sulle sensazioni che le mie mani provavano nell’accarezzare queste scale di valori tattili, le misi brutalmente da parte, e rapidamente a colpi d’intuito creai la prima tavola tattile astratta suggestiva, che ha per titolo Sudan-Parigi. Questa tavola porta nella parte Sudan: stoffa spugnosa, carta vetrata, lana, spazzola di setole e spazzola di ferro.
(Valori tattili rozzi, untuosi, ruvidi, pungenti, brucianti, che evocano nello spirito del palpatore visioni africane.)
Nella parte mare, la tavola porta diversi tipi di carte argentate. (Valori tattili sdrucciolevoli, metallici, freschi, elastici, marini.)
Nella parte Parigi, la tavola porta sete, amoerro, velluto, piume e piumini. (Valori tattili morbidi delicatissimi caldi e freddi ad un tempo, artificiali, civilizzati.)
Quest’arte tattile, ancora embrionale, è nettamente separata dalle arti plastiche. Non ha nulla a che fare con la pittura o con la scultura.
Bisogna evitare quanto più sia possibile, nelle tavole tattili, la varietà dei colori, che si presta ad impressioni plastiche. I pittori e gli scultori, che tendono naturalmente a subordinare i valori tattili ai valori visuali, potranno difficilmente creare delle tavole tattili significative. Il Tattilismo mi sembra particolarmente riservato ai giovani poeti, ai pianisti, ai dattilografi, e a tutti i temperamenti erotici raffinati e potenti.
Il Tattilismo, nondimeno, deve evitare non solo la collaborazione delle arti plastiche, ma anche l’erotomania morbosa. Deve avere per scopo le armonie tattili, semplicemente, e collaborare indirettamente a perfezionare le comunicazioni spirituali fra gli esseri umani, attraverso l’epidermide.
La distinzione dei cinque sensi è arbitraria. Si possono oggi scoprire e catalogare numerosi altri sensi. Il Tattilismo favorisce questa scoperta.