Per concludere.

L'“antropitèco” – Abbasso il fidanzato! – La ferma minima – Verso la felicità.

Ma qual'è, dunque, mi domanderanno le mie giovani ascoltatrici, il fidanzamento ideale?

Mi duole dirlo, signorine mie, ma il fidanzamento ideale non c'è.

Questa tappa tra l'amore e il matrimonio è una specie di canale, che dovrebbe congiungere un torrente col mare: ma il canale quasi sempre è così difettoso che l'acqua vi ristagna o spezza gli argini e se ne va altrove.

La società, che lo ha fabbricato, insieme con tante altre cose brutte, dice che esso serve a provare i futuri coniugi. Non è vero. Conosco qualcuno che, dopo cinque anni di fidanzamento, si è accorto che la fidanzata aveva la dentiera. Ed io mi domando a che siano serviti cinque anni se non si conosca quel che la sposa ha in bocca. È vero che il poverino, d'altra parte, si giustificava dicendo: «Che vuoi, ella è stata sempre tanto buona con me, che non m'ha mai mostrato... i denti!...»

Il fidanzato non ama più dell'innamorato, perchè l'ufficialità è una specie di corazza che impaccia i movimenti, e, naturalmente, non ama come può amare un marito, il quale non ha tra la sua tenerezza e la moglie tutta una serie di ostacoli da saltare, come in un concorso ippico.

Egli è un anello di congiunzione fra i due, come il famoso antropitéco che, secondo i Darwiniani, congiungeva (senza offesa per nessuna delle due categorie) la scimmia all'uomo, e, come l'antropitéco, dovrebbe esser destinato a sparire.

Voi siete dunque per l'abolizione del fidanzato? – mi chiederete voi.

O Dio, se questo fosse possibile senza capovolgere la società, sì; ma, poichè questa rispettabile signora perde l’equilibrio molto facilmente, contentiamoci di una transazione.

Gli antimilitaristi, non potendo ottenere l'abolizione degli eserciti stabili, chiedono almeno la ferma minima.

Chiedo la ferma minima anch'io.

Dal momento che il fidanzato deve vivere, che sia un semplice punto di passaggio, un momento nella vita coniugale, quel che occorre perchè l'innamorato di ieri possa, domani, essere, agli occhi di tutti, colui che porta via un cuore, per tessergli intorno una corona di felicità.

La ferma minima, che non dà tempo all'amore di spegnersi, e lo trasporta, come una lampada sacra, all'altra sponda, dove Imene attende, col dito sul labbro.

E in questo passaggio, o padri, o madri, siate clementi, e lasciate che la giovinezza canti, almeno in sordina, la strofa che ieri voi avete cantata, e agevolatele la via dell'altare!

E a voi che mi avete ascoltato, signorine gentili, a voi, che vorrei avvicinare di molti battiti d'ala alla felicità, io auguro che domani possiate darmi ragione, porgendomi, in frotta, come una teoria di creature del Botticelli, i ramoscelli di fiori di arancio che Maggio cortese ha preparati, per la via in cui il vostro cuore passerà..

Maggio 1908.

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