Nella primavera del 1795 la plebe parigina insorse contro il potere termidoriano. Il primo episodio si verificò il 12 germinale (I° aprile), quando una folla di popolani occupò la Convenzione al grido di «Pane e costituzione dell’anno I». In poco tempo le guardie sgomberarono l’aula. Nei giorni seguenti i capi dell’insurrezione vennero condannati a morte e i deputati montagnardi che li avevano appoggiati furono destinati alla deportazione nelle colonie d’oltreoceano. Questo non fece che inasprire gli umori dei ceti popolari, che infatti poco tempo dopo diedero l’ultimo colpo di coda.
La mattina del I° pratile (20 maggio) Parigi si svegliò tappezzata di manifesti che incitavano il popolo all’insurrezione. I primi a sollevarsi furono i quartieri di Saint-Antoine e Saint-Marceau, seguiti dagli altri. Gli insorti cinsero d’assedio le Tuileries, rompendo il cordone di guardie e muschiatini che difendevano il palazzo, e fecero irruzione nell’aula con picche, coltelli e vecchi schioppi. Il deputato Féraud, un ex girondino che aveva partecipato all’arresto di Robespierre il 9 termidoro ed era il responsabile dell’annona di Parigi, affrontò i sanculotti cercando di impedire loro l’ingresso. Venne freddato da un colpo di pistola. Il cadavere fu decapitato, la testa issata su una picca e mostrata al presidente dell’assemblea, che fu costretto a chinare il capo in omaggio alla giustizia del popolo. Dopodiché una giovane popolana, Aspasie Carlemigelli, pestò il macabro trofeo con gli zoccoli fino a ridurlo a una poltiglia sanguinolenta.
Nelle ore che seguirono, i deputati montagnardi superstiti fecero approvare forzatamente all’assemblea l’amnistia per i loro compagni deportati e una serie di provvedimenti che avrebbero messo fine al potere termidoriano. Verso sera però la folla iniziò a tornare ai quartieri d’appartenenza. Nel cuore della notte tre deputati, tra cui Fréron, riuscirono a scappare dal palazzo e a raggiungere alcuni reparti dell’esercito fedeli alla Convenzione che poi guidarono sulle Tuileries. La folla venne scacciata dai soldati, aiutati da gruppi di muschiatini, e i deputati montagnardi furono arrestati.
Il mattino dopo, 2 pratile (21 maggio), gli insorti occuparono il palazzo del comune. Fréron intanto spedi bande di muschiatini a sloggiare la folla che andava raccogliendosi vicino alla Convenzione. Il giorno successivo arrivò in città un contingente di truppe regolari per ristabilire l’ordine e disarmare i «terroristi». Il 4 pratile l’esercito occupò il quartiere di Saint-Antoine e il giorno dopo liquidò definitivamente gli ultimi focolai di rivolta.
La repressione che segui fu durissima. Gli arresti di massa investirono soprattutto il quartiere di Saint-Antoine e coinvolsero indiscriminatamente coloro che avevano appoggiato Robespierre. Sei deputati montagnardi condannati a morte si suicidarono in carcere.
Il 12 pratile (31 maggio) venne soppresso il tribunale rivoluzionario.
Aspasie Carlemigelli, detta la Furia della Ghigliottina o anche l’Ultima Tricoteuse, venne ghigliottinata insieme ai capi dell’insurrezione, all’età di ventitré anni.
L’alleanza fra termidoriani e realisti produsse la stagione del Terrore Bianco che da Parigi si estese a tutta la Francia. A Lione, Aix, Marsiglia, i giacobini vennero massacrati nelle carceri. La ghigliottina seguitò a funzionare a pieno ritmo. Il potere termidoriano si consolidò con l’instaurazione del direttorio, al quale avrebbe posto termine solo il colpo di stato del 18 brumaio, anno VIII (9 novembre 1799), per opera del generale Napoleone Bonaparte. Bisognerà attendere il luglio del 1830 per vedere di nuovo il popolo parigino sulle barricate.