PASSIONE

Due pupille più nere della notte,

cinte di bistro su rossetto e biacca,

mi chiedono, ammiccando con bislacca

beffa: « Salvation-Army , o Don Chisciotte?...»
 

Raschia con sega di sarcasmo il sazio

riso d'un glabro adolescente impuro:

—«Non amo, frate-femmina, lo scuro

saio. Santo Francesco, o Sant'Ignazio?...»

 

E il popolo in cravatta rossa:—A quando,

profeta, il paradiso che hai promesso

alla nostra miseria?...—E a me dappresso

corre per gioco, urlando, fischiettando.

 

Io guardo, fisso innanzi a me, fantasmi

che sola io vedo.—E affronto il mio supplizio.

L'amor che mi guidò, fatto cilizio,

mi si tramuta in voluttà di spasmi.

 

Camminare su filo di coltello,

bersaglio a crudeltà di bocche triste,

anche se il fragil corpo non resiste

bello è, se il sogno che tu insegui è bello.

 

Ma troppo ormai la sozza umana rete

sul mio respiro le sue maglie serra.

—Fuori il tuo cielo, figlia della terra,

se lo possiedi!...—Io sono stanca. Ho sete.

 

Dammi un po' d'acqua, o uomo, se pur t'abbia

io tutto dato di me stessa!...—Ed ecco:

all'implorante anelito del secco

labbro un sorso di fiele offre Barabba.

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