L'OASI

Chi ti condusse alle incantate soglie?...

Non sai. Lasciasti l'ombra nel cortile

diaccio, di pietra. Ora nel dolce aprile

un aroma di mammole t'accoglie.

 

Ma forse sogni. Oh, non destarti, o squallido

cuore infermo!... A capriccio, piove e spiove:

sotto le rade lacrime non move

pure una foglia, e il cielo è tutto pallido.

 

E le gemme sui bronchi sono bionde

d'infanzia; e i peschi e i mandorli ed i meli,

entro le aeree nuvole dei veli

caduchi, attendon l'ora delle fronde.

 

Chiare ombrelle di salici s'affacciano

ai cancelli ove a spire il biancospino

s'ingiglia. A tratti, nel languor divino,

qualche petalo muor su la tua traccia.

 

Tutto è sì lieve che par fatto d'ale

e d'aria: anche il tuo passo e la tua forma

terrena: e il senso par che in te s'addorma

sotto l'incanto che non è mortale.

 

Giardini ignoti sotto cieli ignoti

benedicenti!... Or tu rinasci, infante

gaia, con pura bocca ancor fragrante

di mistero, con puri occhi ancor vuoti

 

di visïoni: occhi di maraviglia

innocente, pel prato ch'è sì verde,

pel cielo ove la nuvola si perde

e il pesco che tremando s'invermiglia.

 

Niuno ancora sul labbro ti baciò.

Niuno ancora sul cuor ti camminò,

le vesti con le carni ti stracciò,

sotto suola di ferro ti pestò.

 

Sàlvati!... Spranga della tua memoria

tutte le porte!...—Sei bambina.—Hai viso

di fiore, carne che non duole, riso

senza doppiezza, cuore senza storia.

 

Scrive ora sulla tua pagina bianca

i primi segni di bellezza il petalo

aerëo, che in tacita e quieta

discesa, dal sognante albero, manca.

 

T'appare, per la prima volta, Iddio.

Ne hai, sommo, per la prima volta, il senso.

Te adori in Lui, Lui stringi in te. L'immenso

Volto si assorbe nel tuo volto pio.

 

In fiore in frasca in nube in acqua in pianta

l'anima inesauribile ritrova

la sua gioia d'origine. Oh, la piova

d'april ti lavi, o Rinverdita!...

E canta.

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