II.

L'altro drizza la fronte imperiosa

Come tronco di quercia a la procella.

Tace—ma tutta in lui leggo l'ascosa

Poesia de la schiva alma rubella.

 

Non mi parla d'amor—forse non osa.

Ma l'acuto suo sguardo, ignea facella,

Con secreta carezza e dolorosa

Mi ripete ch'ei m'ama e che son bella.

 

Quando langue sui vetri il dì che manca,

Ed ei m'affisa ne la smorta faccia,

E pensa, e soffre, e non sa dirmi: Io t'amo,

 

Io chino il volto con ebbrezza stanca;

Ed un desìo mi spinge a le sue braccia,

Come trepido augello al suo richiamo.

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