VEDOVA

Vedova triste che silente stai

Nel tuo gramo tugurio affumicato,

E cuci, e cuci, e non riposi mai

Presso il letto del tuo figlio malato;

 

Che su la faccia scolorita e mesta

D'un antico dolor serbi le impronte,

E sei tanto infelice e tanto onesta,

Vedi, vorrei baciarti sulla fronte.

 

De la finestra tua sul davanzale

Un geranio vermiglio s'incolora.

T'oppresse il fato, e pur tu serbi l'ale;

Hai tanto pianto, e pur tu speri ancora.

 

Ch'io m'inginocchi presso te: m'apprendi

La virtù che sopporta e che perdona:

Tu che l'odio e il livor mai non comprendi,

Benedicimi, o grande, o vera, o buona.

 

Mai come qui con più commossa mente

Io ricordai mia madre—e dentro il core

Mi penetrò la fiera e pazïente

Dignità del dolore.

Share on Twitter Share on Facebook