Prefazione.

Quando la tua Mente, e il tuo Genio divino, o Imperatore Cesare, era intento ad occupare l’imperio del mondo, e con invitto valore abbattuti tutt’i nemici, si gloriavano i tuoi cittadini del trionfo, e della vittoria tua; e dall’altra parte i popoli tutti soggiogati pendevano dai tuoi cenni, e il Popolo col Senato Romano liberato dal timore era governato dal profondo tuo giudizio e sapere, non aveva io animo di presentare a te, cotanto occupato, questo trattato di Architettura da me spiegato con grandi riflessioni, per timore, che importunamente frastornandoti, non incorressi il tuo dispiacere. Ma vedendo poi, che tu non solo hai pensiero della salvezza comune di tutti, e dello stabilimento della Repubblica, ma anche del comodo degli edificj pubblici: acciocchè non solo sia da te la Repubblica arricchita di Provincie, ma anche la Sede dell’Impero abbia il bell’ornamento dei pubblici edifizj, non ho stimato di differire a presentarti subito questo Trattato. E ciò primo, perchè era già cognita questa mia professione a tuo Padre, del cui valore io fui ammiratore; e poi, perchè dopo d’avere la celeste compagnia degli Dei innalzato lui alla Sede dell’Immortalità, e trasferito nelle mani tue il comando, che era di tuo Padre, la venerazione, che io ho continuato ad avere della sua memoria, mi ha fatta meritare la tua protezione: ond’è, che fui destinato ad assistere con M. Aurelio, e Pub. Numidio, e Gn. Cornelio all’ammannimento delle baliste e degli scorpioni, ed al riattamento delle altre macchine, e ne ricevei insieme con essi il soldo: e quell’istesso, che io ebbi da principio, me lo hai continuato a titolo di ricognizione per l’intercessione della tua Sorella. Vedendomi perciò con tal beneficio obbligato tanto, che per tutto il tempo di mia vita non aveva timore di miseria, cominciai a scrivere queste cose per te; e perchè mi accorsi, che avevi già fatti molti edificj, e molti ne facevi, e che sempre saresti stato intento alle fabbriche sì pubbliche, che private, proporzionate alle tue gloriose gesta, acciocchè rimanessero di memoria ai posteri, ho scritti questi precetti precisi, riflettendo ai quali potessi da te medesimo giudicare delle opere fatte, e da farsi: giacchè in questi libri ho spiegate tutte le regole dell’arte.

Share on Twitter Share on Facebook