Situato che sarà il foro, si ha poi da scegliere il luogo più sano per il Teatro, (Tav. XVI. e XVII.) onde si godano i giuochi nelle festività degli Dei immortali, colle regole che abbiamo date nel primo libro intorno alla sanità, a proposito della situazione d’una città. Perciocchè coloro, che stanno colle mogli e figli a sedere per tutto il tempo de’giuochi, vi sono trattenuti dal piacere, e i loro corpi così sospesi dal gusto hanno i pori tutti aperti, e vi penetra l’aria: e questa, se viene da luoghi paludosi, o altrimenti nocivi, infonderà ne’ corpi delle particelle dannose. Si eviteranno perciò i mali, se si sceglierà con diligenza un luogo per il Teatro: badando soprattutto, che sia riparato da’ venti meridionali; perciocchè, quando il sole riempie la sua cavità, l’aria racchiusa in quel giro, non avendo forza d’uscirne, vi si raggira e riscalda, ed infuocata poi brucia, concuoce, e secca l’umido de’ corpi. Perciò si hanno principalmente in queste cose a fuggire i luoghi di mal’aria, e sceglierli di buona.
La struttura dei fondamenti sarà facile, se sarà in luoghi montuosi: ma se la necessità obbligasse a farli in luoghi piani o paludosi, allora gli assodamenti, e gl’imbasamenti si faranno colle regole date nel libro terzo a proposito dei fondamenti de’ Tempj. Sopra i fondamenti si hanno a fare dal piano di terra i gradini o di pietra, o di marmo. I corridori intorno saranno di un numero proporzionato all’altezza del Teatro: e ciascun corridore non piu alto di quanto è la propria larghezza: imperciocchè se si facessero più alti, rifletterebbero, e scaccerebbero in alto la voce sì, che negli ultimi sedili, che son da sopra ai corridori, (Tav. XVI. e XVII.) non si sentirebbero terminate le ultime sillabe delle parole. In somma dev’esser tale la struttura, che tirata una linea dal primo grado all’ultimo, questa tocchi tutte le cime, o sieno angoli de’ gradini; e così non s’impedirà la voce.
Bisogna inoltre distribuirvi molti ed ampj passaggi, e i superiori di più separati e distinti dagl’inferiori, e dovunque sono, sempre continuati e diritti senza svoltate, acciocchè quando il popolo si licenzia dagli spettacoli, non si schiacci, ma in tutti i luoghi abbia uscite separate, e senza impedimenti.
Si dee badare ancora, che il luogo non sia ottuso, ma anzi tale, che vi si spanda con chiarezza la voce: e questo si avrà scegliendo un luogo, ove non sia impedito il rimbombo. La voce è un vento, che scorre, e che si rende sensibile all’udito colla percossa dell’aria. Si muove per infiniti giri circolari, ed appunto come sono quell’infiniti cerchj dell’onde, i quali si generano gettando un sasso in un’acqua quieta, e crescendo coll’allontanarsi dal centro; si diffondono, quanto più possono, se non sono impediti o dalla strettezza del luogo, o da altro intoppo, che non lascia giungere quest’onde alla fine del loro destino; ond’è, che rimanendo le prime rattenute dagl’intoppi, ripercuotendosi interrompono le terminazioni delle seguenti. Non altrimenti si estende la voce anche circolarmente: con questa sola differenza, che nell’acqua i cerchi si estendono in larghezza orizzontalmente, ma la voce si estende in larghezza, e va di mano in mano salendo anche in altezza; laonde, siccome accade nelle terminazioni dell’onde, così anche nella voce, quando non vi è intoppo, che trattenga la prima, questa non disturba la seconda, nè le altre appresso, ma tutte senza rimbombo giungono egualmente alle orecchie de primi, e degli ultimi.
Perciò gli Architetti antichi, seguendo le vestigia della natura, e riflettendo sulla proprietà della voce, fecero di giusta salita i gradi del Teatro; e ricercarono colla proporzione musica, e regolare de’ matematici il modo, acciocchè qualunque voce giungesse dalla scena più chiara, e più soave agli orecchj delli spettatori. Poichè, siccome gl’istrumenti da fiato, o di metallo, o di corno colle giuste distribuzioni si affinano al pari della nettezza dei suoni delle corde, così coll’armonica sono state trovate dagli antichi delle invenzioni per accrescere la voce de’ Teatri.