Le specie delle Scene sono tre: una si dice Tragica: l’altra Comica: e la terza Satirica. Le decorazioni di queste sono fra loro diverse: poichè le Tragiche sono ornate di colonne, frontespizj, statue, ed altre cose regie: le Comiche rappresentano edifizj di privati con logge, e finestre fatte ad imitazione degli edifizj ordinarj: le Satiriche finalmente si ornano di alberi, spelonche, monti, e simili cose boscherecce a imitazione delle campagne.
Ne’ teatri Greci poi non tutte le cose son fatte della stessa maniera: primieramente nel giro del piano, siccome nel Latino toccano la circonferenza gli angoli di quattro triangoli, nel Greco sono gli angoli di tre quadrati: e dove cade il lato bb di uno di questi quadrati più vicino al luogo della scena, e taglia la circonferenza del cerchio, ivi si segnano i termini del proscenio: si tiri poi una linea gg parallela a questa per l’estremità del cerchio, ed ivi si segna la fronte della scena: per il centro dell’orchestra dirimpetto al proscenio si tira una parallela bb, e si segnino nella circonferenza a destra e a sinistra i punti bb, ove questa la sega: indi situato il compasso nel punto destro b coll’intervallo sinistro bb si tiri un cerchio b1 fino alla parte destra del proscenio; e situando parimente il centro nel punto sinistro b coll’intervallo destro bb, si tiri un altro cerchio b2 sino alla parte sinistra del proscenio. Così con questa descrizione fatta a tre centri vengono i Greci ad avere l’orchestra più spaziosa, la scena più ritirata, e più ristretto il pulpito, che essi chiamano logion. Perciò presso di essi i tragici, e i comici soli recitano sulla scena, gli altri attori tutti nell’orchestra; onde hanno in Greco diverso nome, gli uni di Scenici, gli altri di Timelici. L’altezza del pulpito non deve esser meno di dieci piedi, nè più di dodici. Le direzioni delle scale fra i cunei de’ sedili corrispondono dirimpetto agli angoli de’ quadrati sino al primo ripiano: sopra per questo si dirigono le altre scale ne’ mezzi fra le prime; (Tav. XVI. e XVII.) e di sopra l’ultimo ripiano, se mai vi fosse altro, si replica sempre lo stesso.
Quando si saranno colla maggior cura e diligenza distribuite tutte queste cose, devesi ancora con maggior premura badare a scegliere un luogo, ove posi soavemente la voce, nè faccia agli orecchi un suono incerto, e che non si capisca per cagion dell’eco. Sonovi in fatti naturalmente alcuni luoghi, che impediscono i moti della voce: tali sono i dissonanti, che in Greco si dicono catecuntes: i circonsonanti, che si dicono periecuntes: i resonanti, che diconsi antecuntes; e i consonanti, che chiamansi sinecuntes.
Dissonanti sono quelli, ne’ quali elevatasi in alto la voce antecedente, impedita da’ superiori corpi duri e rispinta, nel ritornare in giù impedisce l’elevazione alla voce seguente. Circonsonanti sono, ove girando attorno la voce ristretta, si dissipa in mezzo estinguendosi senza articolare le ultime cadenze, e con dubbio significato delle parole. Risonanti sono, quando percuotendo la voce in un corpo duro risaltano in dietro le ultime sillabe sì, che s’intendono duplicate. Consonanti finalmente sono quelli, nei quali la voce ajutata di sotto, salendo con aumento giunge agli orecchi con una distinta chiarezza delle parole.
Così dunque, se si farà matura riflessione alla scelta del luogo, sarà con prudenza riparato l’effetto della voce per il buon uso de’ teatri. Le differenze dunque delle figure consistono in questo, che le disegnate per mezzo di quadrati sono all’uso de’ Greci, le disegnate con triangoli equilateri de’ Latini. Chi dunque vorrà far’uso di questi precetti, formerà a perfezione i teatri.