Non debbo tralasciare di parlare del comodo de’ Porti, e della maniera, come si riparano in essi le navi nelle tempeste. Se questi saranno fatti dalla natura medesima, ed avranno scogli, o promontorj prolungati, i quali naturalmente formino da dentro archi, o gomiti secondo i siti, saranno senza dubbio i più comodi; imperciocchè non si ha a far’altro, che costruire attorno de’ porticati, o sieno arsenali, e da’ portici il passaggio ai mercati; e poi da una parte, e dall’altra alzare delle torri, dalle quali si possano per via di macchine tirare le catene.
Ma se non si avrà un luogo di natura sua idoneo a riparare le navi dalle burrasche, e non vi sarà fiume in quel luogo che lo impedisca, ma da una parte una spiagga adatta, allora dall’altra con fabbriche, e casse si prolungheranno in fuori dei bracci, ed in tal modo si formerà il chiuso del porto.
Le fabbriche poi, che si debbono fare in mare, si saranno in questa maniera: si faccia venire quella polvere, che li trova ne’ luoghi, che sono fra Cuma, e il promontorio di Minerva, e si mescoli colla regola, che due parti sieno di essa, ed una di calce; ciò fatto, nel luogo che si sarà disegnato, si formeranno nell’acqua recinti di pali di querce bene incatenati, che si ficcheranno fortemente nel sodo. Si spianerà poi, e si metterà la parte inferiore, che è sott’acqua da sopra delle zatte, e vi si getterà il materiale composto di pietre e calcina, come si è detto poco sopra, finchè si riempia di fabbrica tutto lo spazio, ch’è fra detti recinti. Questo vantaggio peraltro lo hanno dalla natura solo quei luoghi, che abbiam nominati sopra.
Ma se per le onde, ed urti dell’aperto mare non potessero rimaner salde le stabilite chiuse, allora sulla terra ferma, o sia sulla spiaggia si formi un letto il più forte, che si può: questo letto si farà orizzontale fino a meno della metà; il rimanente, cioè quello, ch’è dalla parte del lido, sarà alquanto inclinato. Indi e dalla parte dell’acqua, e da quella de’ fianchi si alzino attorno a questo letto ripari d’un piede e mezzo in circa, cioè fino al livello del piano già descritto: si empia poi di arena tutto quel pendìo, e si uguagli e al riparo, e al piano del letto. Sopra tutta questa spianata si alzi un pilastro di quella grandezza, che si sarà stabilita, e fabbricato che sarà, si lasci ben seccare per lo spazio almeno di due mesi: dopo si tagli quel parapetto, che sostiene l’arena: così logorata che sarà quest’arena dalle onde, farà cadere in mare il pilastro; e con questo modo li potranno prolungare i bracci dentro mare quanto si vorrà.
In quei luoghi poi, ove non li trova simil polvere, si farà in questa maniera: si conficcheranno nel luogo determinato doppie chiuse ben congiunte con tavole e catene, e fra le due chiuse si calchi della creta dentro sacchi fatti di sala palustre: quando si sarà ben bene calcata e ammassata, allora con coclee, ruote, e timpani si vuoti, e secchi lo spazio chiuso tra i recinti, ed ivi si cavino i fondamenti: cioè, se il fondo è terroso, fino al sodo, e si caveranno più larghe del muro, che dovrà costruirsi sopra; e la fabbrica sarà di cementi e calcina: ma se il fondo sarà fangoso, allora vi si faccia una palafittata d’alni, d’ulivi, o di roveri abbrustolati, riempiendo di carboni i vuoti, come abbiamo insegnato per i fondamenti de’ Teatri, e delle mura. Si tiri poi sul muro con pietre lavorate, incatenate quanto più a lungo si può, per tenere le pietre di mezzo ben collegate con queste catene: la parte interna fra i muri si può riempire o di calcinaccio o di fabbrica; e in questo modo vi si potrà alzar sopra fin’anche una torre.
Compito tutto ciò, la regola degli arsenali è, che abbiano a riguardare sopratutto il settentrione, perchè l’aspetto di mezzogiorno genera per il caldo tarli, tignuole, vermi, ed altre specie d’animaletti nocivi, e vi si nutriscono e mantengono; in queste sì fatte fabbriche si deve sfuggire il legname per il pericolo degl’incendj. La grandezza non si può precisamente determinare; basta farla a misura delle maggiori navi, acciocchè se occorresse tirarle a terra, vi abbiano una comoda situazione.
In questo libro ho trattato della maniera di situare, e rendere perfette quelle cose, che mi ho potuto ricordare essere nelle città necessarie per uso de’ pubblici luoghi. Nel seguente libro parlerò dei comodi, e delle simmetrie degli edifizj privati.
Fine del libro quinto.