Capitolo IV. Dell’Arena.

Nelle fabbriche di cementi più che in altre si ha da badare all’arena, cioè che sia atta a far la calcina, e che non sia mescolata con terra. Le specie dell’arena fossile sono la nera, la bianca, la rossa, ed il carboncolo. Di queste tutte la migliore è quella, che stropicciata fra le mani scroscia, perchè quella, che è terrosa, non ha quest’asprezza; o pure quando versata sopra un vestito bianco, indi scossa e gettata via, non isporcherà la veste, nè vi lascerà terra.

Ove poi non si trovassero cave d’arena, allora si raccoglierà e cernerà quella de’ fiumi, o la ghiara. Può anche servire l’arena del mare: questa però in opera ha il difetto, che difficilmente secca; e di piu non si possono susseguentemente caricare le mura, se non si lasciano di mano in mano riposare, nè a proposito è per le volte. Ha pure questo di più l’arena di mare, che cacciando fuori della salsedine, scrosta l’intonaco delle mura. Quella di cava all’incontro si secca più presto, durano gl’intonachi, e reggono le volte, specialmente se è stata di fresco cavata; imperciocchè se starà molto allo scoperto, il sole, la luna, e la brina la stemperano, e la fanno terrosa: allora poi se si adopra, non fa lega colle pietre, le quali perciò sdrucciolano e cadono, onde le mura così fatte non possono sostener peso. Benchè però l’arena di cava sia tanto buona per la fabbrica, pure non serve nell’intonaco, perchè a cagion della sua grassezza, la calcina mescolata colla paglia non può per la gagliardia seccarsi senza crepature; ed all’incontro quella di fiume a cagion della magrezza, battuta a guisa di smalto co’mazzapicchi, fa durissimo l’intonaco.

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