Essendosi spiegata la qualità dell’arena, devesi anche usar tutta la diligenza, acciocchè la calcina parimente sia buona, fatta cioè da pietra bianca, o selce; con avvertenza però, che quella di pietre fitte e dure è migliore per la fabbrica, ma per l’intonacatura è meglio quella di pietre porose.
Spenta che sarà, si stempera una parte di calcina con tre di rena, se sarà questa di cava: ma con due, se di fiume, o di mare; essendo questa la giusta proporzione. Che se nella rena di fiume, o di mare si mescolerà una terza parte di mattone pesto e cernuto, verrà la calcina di assai miglior tempra e forza. Il perchè poi faccia forte masso la calcina impregnata d’acqua, e di rena, nasce dall’essere le pietre, come tutti gli altri corpi, composte pur esse d’elementi: onde quelle, che hanno maggior porzione d’aria, sono tenere: morbide per l’umido quelle d’acqua: dure quelle di terra; e fragili quelle di fuoco. Da ciò nasce, che le stesse pietre, se prima di cuocersi li stritolano, e mescolate coll’arena si adoprano nella fabbrica, non solo non la fortificano, ma non possono neppure reggerla: quando che queste stesse poi gettate nella fornace, se avranno per la veemenza del fuoco perduto il vigore dell’antica sodezza, restano bruciate, e spossate le forze con larghi e voti buchi; ed essendo estratti ed esausti e l’umido, e l’aria che stavano nel corpo della pietra, conservandovisi solo rinchiuso il calore, tuffata che è la pietra nell’acqua, e prima che n’esca il fuoco, concepisce vigore, e bolle per l’umido che penetra ne’ pori voti, raffreddandosi poi, scaccia dal corpo della calcina il calore. Ond’è che pur le pietre cacciate dalla fornace non conservano più il peso, che avevano prima d’esservi gettate; ma pesandosi si troverà, che quantunque conservino la stessa mole, pure saranno scemate per la terza parte del peso a cagion dell’umido consumato. Essendovi dunque questi buchi, e questi pori aperti, ivi s’intromette l’arena e vi fa lega, e seccandosi fa lega anche colle pietre, rendendo con ciò forte la fabbrica.