Ho parlato della calcina, e dell’arena, e delle loro diverse qualità; seguita per ordine il trattato delle cave di pietre, dalle quali si estraggono e si trasportano tutte le pietre, che necessarie sono per le fabbriche, tanto cioè le quadre, quanto i cementi. Ve ne sono dunque di diverse qualità: imperciocchè alcune sono molli, come lo sono intorno Roma le rosse, le Palliesi, le Fidenate, le Albane: altre mezzane, come sono le Tiburtine, le Amiternine, le Sorattine, ed altre simili; sonovi finalmente le dure, come sono le selci. Evvene anche di molte altre specie, come sono il tufo nero, e rosso nella Campagna; e nell’Umbria, nel Piceno, ed in Venezia il bianco, il quale fin anche si sega colla sega dentata ad uso di legno. Tutte le specie molli hanno questo di buono, che queste pietre estratte che sieno, si mettono con facilità in opera, e se stanno in un luogo coperto, reggono ogni peso, ma se allo scoperto, oppresse dalle gelate e dalle brine, si stritolano e si sfarinano; come ancora presso le spiagge marine, rose dalla salsedine, si disfanno, oltrechè non resistono neppure a’ gran caldi.
Le Tiburtine però, e quelle che sono della stessa specie, resistono ad ogni ingiuria di peso e di tempo: solo bisogna guardarle dal fuoco, perchè subito che ne son tocche, scoppiano e si scheggiano, essendo di natural temperamento non troppo umido, ed hanno poco di terra, molto all’incontro d’aria e di fuoco; onde è che trovandosi in esse poca terra ed acqua, il fuoco facilmente penetra l’interno, e scacciatane colla sua violenza l’aria, occupa i meati voti, vi prende forza, e comunica loro la sua calda qualità. Sonovi ancora molte cave ne’ confini de’ Tarquiniesi, dette Aniziane, di colore simile alle Albane; si tagliano le migliori presso il lago Vulsinese, e nella Prefettura Statoniese. Queste veramente hanno molte buone proprietà; imperciocchè loro non nuoce nè forza di gelate, nè veemenza di fuoco, ma sono dure, e resistono lungamente, e ciò perchè per naturale temperamento hanno poco d’aria, e di fuoco, mediocremente d’acqua, molto di terra: così essendo di natura ben compatta, non ricevon impressione nè d’intemperie, nè di fuoco. Si può ciò ricavare da que’ monumenti, che sono presso Ferenti, fatti già di questa pietra; imperciocchè vi sono delle statue grandi fatte a meraviglia, delle statue piccole, de’ fiori, ed acanti assai bene scolpiti, i quali lavori, per vecchi che sieno, sembrano così freschi, come se fatti da poco. Oltre a ciò, di quella pietra fanno fino le forme i gettatori pei getti di metallo, riuscendo loro molto comode; e se quelle pietre si cavassero vicino a Roma, meriterebbero d’essere adoprate in tutti i lavori.
Ma poichè la vicinanza obbliga ad adoperare delle pietre rosse, delle Palliesi, o altre simili che sono presso Roma, per servirsene senza pericolo, dovranno prima così prepararsi. Due anni avanti di cominciar la fabbrica, si tagliano quelle pietre in tempo d’estate, non d’inverno, e si lasciano giacere in luoghi aperti: quelle, che dopo i due anni si troveranno patite, serviranno dentro i fondamenti; e le altre, che non saranno offese, come approvate dalla natura, si potranno adoprare, e resisteranno nelle fabbriche sopra terra. Questo metodo si ha da tenere non solo nelle pietre di lavoro, ma anche pei cementi.