L’architetto Dinocrate fidato nel suo studio e del suo ingegno, mentre Alessandro andava impadronendosi del mondo, si portò dalla Macedonia fino all’esercito, desideroso di acquistare la protezione regale. Avea egli seco dalla sua patria lettere commendatizie di parenti, ed amici a’ primi Signori della corte, per ottenere più facilmente l’accesso; ed in fatti cortesemente ricevuto, chiese d’essere subitamente introdotto da Alessandro. Gliel promisero, ma differirono un poco, aspettando occasione propria. Dinocrate, credendosi schernito, trovò da se il rimedio. Era egli di grandissima statura, d’aspetto grato, e di somma bellezza e gravità. Fidatosi dunque a questi doni della natura, depose i proprj abiti all’albergo, si unse d’olio il corpo, si coronò il capo di frondi di pioppo, copri la spalla sinistra di una pelle di leone; e tenendo una clava nella destra, s’incamminò verso il tribunale, ove il Re amministrava giustizia. La novità, avendo fatto verso lui voltare tutto il popolo, fece che lo vedesse anche Alessandro, il quale meravigliandosene, ordinò, che se gli facesse largo, acciocchè si accostasse, e gli domandò chi era: Sono, disse, Dinocrate architetto macedone, e ti reco idee e progetti degni della tua gloria; ho modellato il monte Ato in forma di una statua virile, nella cui sinistra ho disegnato, che sia una gran città, e nella destra una tazza, la quale riceva l’acque di tutti i fiumi, che sono in quel monte, per tramandarle al mare. Piacque l’idea ad Alessandro; ma domandò subito, se vi erano intorno campagne, da poter provvedere di viveri quella città. Avendo poi veduto, che non si poteano avere, se non co’ trasporti per mare, disse: Veggo, Dinocrate, la bella composizione dell’idea, e mi piace; ma rifletto, che se qualcuno trasportasse in un tal luogo abitatori, ne resterebbe con poco onore; poichè appunto come non può un bambino appena nato nato alimentarsi senza il latte della nutrice, ne avanzarsi per i gradi dell’età; così una città senza campagne, e senz’abbondanza di frutti, non può crescere, nè essere popolata, nè mantenervisi il popolo. Pertanto siccome stimo buona l’idea, così biasimo il luogo, e ti voglio meco per servirmene altrove. Da quel tempo in poi stette Dinocrate appresso al Re, e lo seguì fino in Egitto. Ivi avendo Alessandro osservato un sicuro porto fatto dalla natura, con una piazza mercantile eccellente, le campagne intorno per tutto l’Egitto abbondantissime di biade, ed i grandi vantaggi del fiume Nilo, ordinò, che ivi situasse quella città, che dal suo nome fu detta Alessandria. Dinocrate dunque giunse a tal grandezza colla raccomandazione del suo aspetto, e colla nobiltà della persona; ma a me, o Imperatore, la natura non ha data grande statura, l’età mi ha disformato il volto, e le infermità tolte le forze: onde perchè non ho nessuno di questi pregj, spero solo col mio sapere, e con questi scritti meritare la tua protezione.
Nel primo libro ho descritto l’uffizio dell’Architetto, e le leggi dell’arte, le mura, e le divisioni del suolo dentro le mura: seguirebbe ora il trattato degli edifizj pubblici; de’ sacri, de’ privati, e della lor proporzione e simmetria; ma non ho stimato trattarne, se non dopo d’avere spiegato i materiali de’ quali si formano gli edifizj, tanto riguardo alla collegazione della struttura, quanto alla natura del materiale: come anche la proprietà che hanno in opera, ed i principj naturali, de’ quali si compongono le cose. Prima però di cominciare a spiegare la natura di tali cose, premetterò una notizia del principio, che hanno avuto gli edifizj, e come sia cresciuta questa invenzione, seguitando le antiche orme e della natura e di coloro, che hanno lasciato in iscritto e l’origine del viver civile, ed altre invenzioni; onde esporrò quanto ho appreso da questi.