In quegli edifizj, che cominciano dal pian di terra, se i fondamenti saranno fatti colle regole date ne’ libri antecedenti per le muraglie, e per i teatri, saranno senza dubbio stabili per lungo tempo: ma se si avessero a fare fabbriche, e volte sotto terra, i fondamenti hanno da essere più larghi di quel, che si vorranno fare le mura superiori, le quali, come anche i pilastri, e le colonne debbono tutte corrispondere a piombo sul mezzo di quei di sotto, acciocchè posino sul sodo; imperciocchè se il peso delle mura, o delle colonne sarà sul salso, non potranno lungo tempo durare. Ma oltracciò, ove sono le soglie, se a dritto de’ pilastri, e degli stipiti si metteranno de’ puntelli sotto, queste non patiranno; imperciocchè le soglie, e gli architravi, quando sono aggravati dalla fabbrica, curvandosi nel mezzo rompono col loro distaccarsi anche la fabbrica: ma se vi si porranno i puntelli a stretta, questi non lasceranno aggravare, nè offendere gli architravi. Si può anche alleggerire il peso delle mura con degli archi fatti a conj ben divisi, e corrispondenti a un centro; poichè se di là degli architravi, e dalle teste delle soglie si volteranno archi di conj sopra, primieramente i travi alleggeriti dal peso non si curveranno; secondariamente, se mai avessero patito per la vecchiaja, si potranno facilmente cambiare senza l’impaccio di puntelli.
Parimente nelle fabbriche fatte a pilastri, e ad archi commessi di conj tirati a un centro, si hanno a fare più larghi gli ultimi pilastri, acciocchè abbiano questi forza da resistere all’urto, che fanno i conj, i quali caricati dal peso delle mura, premendo verso il centro, spingono le impostature: perciò, se i pilastri de’ cantoni saranno ben larghi, daranno fermezza a’ lavori col tenere stretti i conj. Quando si sarà badato a tutto questo, ed usatavi ogni diligenza, si dee anche badare, che sia tutta la fabbrica a piombo, e non penda in nessuna parte.
La maggior cura però dee essere nei fondamenti, perchè suole in questi cagionare infiniti danni il terrapieno. In fatti questo non può essere sempre di quello stesso peso, che suol essere di state; perchè l’inverno ricevendo dalle piogge quantità d’acqua, col crescere di peso e di mole, fracassa e sloga il recinto delle fabbriche: per rimediare dunque a questo inconveniente, primieramente si faccia la doppiezza della fabbrica proporzionata alla quantità del terrapieno: (Tav. I. fig. 3.) indi dalla parte esteriore si vadano alzando contemporaneamente de’ barbacani, o sieno speroni BB alla distanza l’uno dall’altro di tanto, quanto si vorrà fare l’altezza del fondamento; e la larghezza di questi quanto quella de’ fondamenti. Partano dal fondo a quella larghezza corrispondente all’altezza del fondamento; indi vadano di grado in grado ristringendosi, finchè venga la cima a sporgere tanto, quanto è la larghezza del muro dalla parte di dentro: poi verso il terrapieno si facciano come denti HH uniti al muro a guisa di seghe, e ciascun dente si slunghi dal muro, quanto sarà l’altezza d’esso fondamento: la larghezza della loro fabbrica sarà quanto quella del muro. Ne’ cantoni poi a, allontanato che uno sia da una parte, e dall’altra dall’angolo interno per un tratto eguale all’altezza del fondamento, si segnino i punti ac.ac, e per questi si tiri diagonalmente un muro cc, dal mezzo del quale d se ne produca un altro da, che lo congiunga coll’angolo. Questi sì fatti denti, e muri diagonali non lasceranno aggravare il muro da una forza unita, ma dividendola resisteranno meglio all’urto del terrapieno.
Ho detto, come si hanno a fare i lavori, perchè sieno senza difetti, e quali sieno le cautele da usarsi nel cominciare; perciocchè quanto a’ tetti, travicelli, o asse, che si dovessero cambiare, non vi va tanta pena: poichè se mai riuscissero difettosi, si cambiano con facilità. Ho esposto ancora, come si abbia a fare, che riescano ferme quelle parti, le quali non li crederebbero altrimenti stabili.
La qualità del materiale da adoprare non dipende dall’architetto; perchè non in ogni luogo si trova ogni genere di materiale, come si è detto nel libro antecedente; ed inoltre è in arbitrio del padrone il fare la fabbrica o di mattoni, o di pietre rustiche, o di quadrate. Il merito di ciascun’opera si considera per tre versi, per l’esattezza del lavoro cioè, per la magnificenza, e per la disposizione. Quando si vede un’opera tirata con ogni possibile magnificenza, si loda la spesa: quando con finezza, l’esattezza dell’artelice; ma se il merito l’avrà per la bellezza, proporzione, e simmetria, la gloria sarà dell’Architetto. E questo riescirà, quando egli soffra ricevere pareri e dagli artefici, e dagl’idioti: tutti gli uomini in fatti, non che i soli architetti sono in istato di conoscere il buono: la differenza però fra gl’idioti, e gli architetti consiste, che l’idiota non può sapere quel che sarà, se non lo vede fatto; ma l’architetto formata che ha nella mente l’idea, vede anche prima d’incominciare, l’effetto futuro della bellezza, del comodo, e del decoro.
Quanto più chiaro ho potuto, ho date le regole necessarie per la costruzione degli edifizj privati: nel seguente libro tratterò de’ pulimenti de’ medesimi, acciocchè sieno e belli, e di durata.
Fine del libro sesto.