Capitolo X. Delle Case all’uso Greco.

I Greci perchè non usano atrj, nè edificano alla moda nostra, perciò all’entrare della porta fabbricano un corridore, (Tav. XX.) o andito di mediocre larghezza, e da un lato le stalle, dall’altro le stanze de’ portinai, e poi vien subito la porta interiore. Questo luogo fra le due porte li chiama in Greco thyrorion. Si passa indi nel chiostro: ma questo ha portici da soli tre lati, perchè da quel lato, che riguarda mezzogiorno, ha due pilastri assai distanti fra loro, sopra i quali posano de’ travi; e si forma un ritiro interiore, per quanto è la distanza fra i pilastri meno un terzo. Chiamasi questo luogo da alcuni prostas, da altri parastas. In questi luoghi nella parte interiore vengono situate delle stanze grandi, e sono quelle, nelle quali si trattengono le madri di famiglia colle filatrici di lana. A destra, e a sinistra di queste prostade sono situate le camere da letto, consistenti in talamo, e anfitalamo: attorno a’ portici poi sono i triclinj quotidiani, come ancora le stanze da letto, e le abitazioni per la famiglia. Tutta questa parte della casa si chiama Gineconitis.

A questa poi viene congiunta un’altra casa più grandiosa, e con chiostri più spaziosi: questi hanno tutti quattro i porticati eguali in altezza: o al più quello solo, che riguarda mezzogiorno ha le colonne più alte; e quando un chiostro ha uno de’ portici più alto, allora si chiama Rodiaco. Questa casa poi tiene ingressi magnifici, porte proprie e decenti, e i portici de’ chiostri ornati di stucco, e d’intonachi con soffitte di legname: hanno inoltre in essi portici da quella parte, che riguarda settentrione, i triclinj Ciziceni, e le gallerie de’ quadri: verso l’Oriente le librerie: le stanze da ricevere a Ponente, a mezzogiorno poi sale quadrate grandi tanto, che situate in esse quattro tavole, vi rimanga un comodo, e largo luogo e per le persone, che servono alla tavola, (Tav. XX.) e per gli spettacoli. Queste sale servono per i conviti degli uomini, perchè non vi è presso di loro il costume di sedere alla stessa tavola anche le madri di famiglia. Questo chiostro, e parte di casa si chiama Andronitide, perchè quivi praticano gli uomini separatamente dalle donne.

Si fanno inoltre a destra, e a sinistra alcune casette con porte proprie, triclinj, e stanze comode da letto, perchè i forestieri, che capitano, si ricevano in quelle foresterie, e non ne’ chiostri. Perciocchè in quel tempo, che i Greci erano più delicati e più ricchi, tenevano quivi ammanniti per i forestieri triclinj, letti, e dispensa; e nel primo giorno gl’invitavano a cena, nell’ultimo mandavano loro a regalare polli, ova, erbe, frutta, ed altre cose di campagna: ond’è, che i pittori chiamarono Xenia le pitture, nelle quali fingevano questi doni, che si facevano a’ forestieri. Così a’ padri di famiglia in sì fatte foresterie, godendo separatamente tutta la libertà, non sembrava d’esser fuori delle case proprie. Fra la casa del padrone, e la foresteria vi sono degli anditi, i quali si dicono mesaule, perchè si trovano in mezzo a due aule, o sia abitazioni: da’ nostri per altro si chiamano androni. Ed è cosa notabile questo non convenire de’ termini Greci co’ Latini.

Ecco per esempio andronas chiamano i Greci le sale, ove si sogliono fare i conviti degli uomini, perchè non vi entrano donne. Vi sono anche delle altre cose simili a quelle, come xystus, prothyrum, telamones, ed altre. Xystos: in Greco vuol dire un portico ben largo, ove si esercitano i lottatori in tempo d’inverno: i nostri all’incontro chiamano xystos gli spasseggi scoperti, i quali i Greci chiamano peridromidas . In Greco parimente si dicono prothyra i vestiboli, che sono avanti alle porte; e noi all’incontro chiamiamo prothyra quello, che in Greco si dice diathyra . I nostri chiamano telamones le statue in figura umana poste a sostenere modiglioni, o cornici, ma il perchè sieno così dette, non si ricava dalle storie; certo però si è, che i Greci le chiamano atlantas. Atlante nelle storie si figura in atto di sostenere il cielo: poichè per essere stato egli il primo, che insegnasse agli uomini il corso del sole, e della luna, il nascere e tramontare di tutte le stelle, e le rivoluzioni celesti, per forza ed acutezza d’ingegno; perciò è, che da’ pittori e scultori per un tal benefizio si figura sostenere il cielo: anzi le Atlantidi sue figliuole, che noi peraltro chiamiamo Vergilias, e i Greci Plejadas, sono state poste, e consecrate fra le stelle nel cielo. Ho detto queste cose, non perchè si cambi l’uso dei nomi, o del parlare, ma ho stimato a proposito lo spiegarle, acciocchè fossero note agli eruditi.

Ho esposto le diverse forme degli edifizj tanto alla moda Italiana, quanto alla Greca, con darne di ciascuna le proporzioni delle simmetrie. Poichè dunque si è già trattato della bellezza e del decoro, tratteremo ora della fortezza, e come si faccia, acciocchè duri una fabbrica lungo tempo, e senza difetto.

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