Capitolo IX. Della preparazione del Cinabro.

Ritorniamo ora alla preparazione del Cinabro. Le zolle, quando sono asciutte, si pestano con magli di ferro, e si macinano: indi col lavarle, e ricuocerle più volte si fa sì, che n’esca il colore: con tutte queste estrazioni, e specialmente colla perdita dell’argento vivo, perde anche il cinabro quel vigore naturale, che conteneva in se, e rimane di natura tenera, e debole di forze; quindi è, che, se si adopra per dipingere intonachi di stanze, mantiene senza difetto il suo colore, ma ne’ luoghi aperti, come sono i chiostri, le Esedre, ed altri simili, ove giunge il sole, e la luna a far penetrare o il lume, o i raggi, quel luogo, ch’è toccato da questi, patisce; e, perduta la forza del suo colore, si annerisce. Quindi molti, e specialmente il segretario Feberio, avendo voluto avere sull’Aventino una casa dell’ultima pulizia, fece tingere tutte le mura de’ chiostri di cinabro: ma queste a capo di trenta giorni divennero di un colore cattivo, e disuguale; onde fece subito l’appalto per rimettervi altri colori.

Or se qualcuno sarà più accorto, e vorrà che la tinta del cinabro ritenga il suo colore: quando sarà il muro colorito e asciutto a dovere, con un pennello lo cuopra di cera punica liquefatta al fuoco, e stemperata con un tantino d’olio: indi con de’ carboni accomodati in un vaso di ferro vada riscaldando bene e le mura e la cera, riducendola a gocciolare; e con panni netti la strofini, appunto come si fa su i nudi delle statue di marmo. Quest’operazione da’ Greci si dice Causis. Or questa copertura di cera punica fa che nè lo splendor della luna, nè i raggi del sole possano rodere, nè cancellare i colori in sì fatte pitture.

Or quei lavoratori, che erano nelle miniere d’Efeso, si sono ora trasportati in Roma, perchè di queste essendone state scoperte in alcuni luoghi della Spagna, da queste miniere si portano le zolle in Roma, ove si purificano da’ pubblici appaltatori. Stanno le loro botteghe fra i tempj di Flora, e di Quirino.

Si fa un cinabro fittizio con della calce. Or se vorrà alcuno far saggio della sua perfezione, dee fare in questo modo: prenda una lastra di ferro, vi ponga sopra il cinabro, e lo ponga al fuoco, finchè s’arroventi: quando vedrà cambiato dal fuoco il colore, e annerito, levi la lastra dal fuoco; e se raffreddato ritorna all’antico colore, sarà segno di non essere adulterato: ma se restasse annerito, scoprirà d’essere misturato. Ho detto, quanto ho potuto ricordarmi, intorno al cinabro.

La Crisocolla viene dalla Macedonia, e si cava in quei luoghi, che sono vicini alle miniere di rame. Il Minio, e l’Indaco mostrano col loro nome stesso i paesi, ove si generano.

Share on Twitter Share on Facebook