Capitolo XIII. Dell’Ostro.

Passerò ora a parlare dell’Ostro, il quale ha più di tutti gli altri colori un’apparenza graziosa e per la rarità, e per l’eccellenza. Si raccoglie da quella conchiglia marina, della quale si tinge lo scarlatto, ed ha qualità niente meno meravigliose di quelle di qualunque altra cosa: non in tutti i luoghi in fatti, ove nasce, ha il colore di una stessa qualità, ma varia naturalmente secondo il corso del sole: così quello, che si raccoglie nel Ponto, e nella Gallia, perchè questi paesi sono prossimi al settentrione, è bruno: ne’ luoghi fra settentrione, e Ponente si trova livido: quello che si raccoglie tanto all’Oriente, quanto all’Occidente, ma equinoziali, s’incontra di color violaceo: quello finalmente, che viene da’ paesi meridionali, è di qualità rossa; e intanto questo stesso rosso si trova anche nell’isola di Rodi, o altri luoghi consimili, perchè questi s’accostano all’Equatore.

Raunate che sono queste conchiglie, si spezzano intorno intorno con ferri; e quel sangue rosso, che cola, come lagrima dai tagli, sciolto e macinato in un mortaio si serba: è chiamato ostro, perchè si cava dalle ostriche marine. Perchè questo colore per effetto della sua salsedine presto si asciutta, dee essere stemperato con qualche poco di mele.

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