Vita di M. Vitruvio Pollione.

Molti moderni Autori hanno scritta la Vita di Marco Vitruvio Pollione; ma tutti non hanno avute altre notizie, che quelle che si possono ricavare dall’opera sua medesima, non trovandosene altra memoria presso Scrittori antichi, se non che leggesi registrato da Plinio nel catalogo degli Autori de’ quali egli si servì, e nominato da Frontino, come creduto introduttore del modulo Quinario negli acquidotti. Altrettanto dunque, e non più resta anche a me di poter fare.

Dove fosse egli nato, non costa; e benchè stando al servizio degl’Imperadori, stesse egli in Roma, ed in Roma avesse scritto questi suoi libri, non s’incontra in tutta l’opera parola, che cel possa far credere Romano. Il Marchese Maffei, pieno di amore verso l’illustre sua patria, lo avrebbe ad ogni costo voluto far Veronese: ma l’Arco, che è la maggior sua pruova, eretto ivi da Lucio Vitruvio Cerdone, Liberto di Lucio, il più che mostra è, che fosse stato questi un Architetto chiamato ivi a dirigere una tal fabbrica, ma non già nato in Verona, ed al piu, potrebbe Verona vantare il possesso d’un Vitruvio Cerdone, ma non mai del Pollione.

Il nominare il nostro Autore a confronto di tre città capitali, cioè Atene, Alessandria, e Roma, anche Piacenza, non mostra nè pure chiaramente d’aver potuto essere Piacentino; ma sì bene d’aver forse potuto avere occasione di dover ivi costruire degli Orologj, a proposito de’ quali egli la nomina, potendosi credere, che fosse colà andato per aver cura delle fortificazioni, e delle macchine belliche, le quali probabilmente vi erano, per essere una colonia stabilitavi appena da’ Romani per sicurezza contro i Galli.

Con molto maggior ragione, e con più probabili congetture potremo noi pretendere d’essere stato Campano, e più precisamente Formiano, che diremmo oggi di Mola di Gaeta. Lo conobbe, e lo confessò l’oculatissimo e dottissimo citato Marchese Poleni, ed altri: lo mostrano quasi ad evidenza i diversi pezzi di antiche iscrizioni della gente Vitruvia, che vi si sono in diversi tempi scavate, e tuttavia si conservano; iscrizioni non già apposte a fabbriche da’ Vitruvj come Architetti, ma sepolcrali di persone della famiglia Vitruvia morte in quel paese.

Quanto all’età in cui visse, non è da controvertersi più aver egli fiorito tra i tempi della morte di Cesare, e la battaglia d’Azio; e merita d’esser derisa quell’opinione, che lo fece credere de’ tempi di Tito. Il non nominare nessuna di quelle magnifiche fabbriche, che cominciarono ad abbellire la città da Augusto in poi, anzi il leggersi nominato un teatro solo di pietra, mostra abbastanza, ch’egli era in tempo, in cui non vi era altro che quello di Pompeo; tanto più che espressamente si leggono nominati i Portici Pompejani, che erano forse dietro a questo teatro.

Aggiungasi, che nella stessa sua dedica chiaramente ravvisasi, che fu Augusto l’Imperadore, a cui egli indrizzò questi dieci libri; e basterà leggerla con attenzione per restarne convinto.

S’individuerà eziandio maggiormente il tempo, se si riflette alla maniera, come cita Accio, ed Ennio; e come Lucrezio, Cicerone, e Varrone: quelli come da qualche tempo defonti, questi come conosciuti da lui. Or sappiamo, che Ennio nacque 239. anni prima dell’Era volgare, Accio 171., Varrone 116., Cicerone 107., e Lucrezio 54.

Aggiungerebbe finalmente non piccolo lume il potersi sapere, chi fosse quel C. Giulio figliuolo di Massinissa, che militò sotto Cesare, e che narra Vitruvio d’aver coabitato qualche tempo con lui; ma non è facile l’accertarlo, non trovandosene altrove memoria.

Dopo tutte queste prove non fa poca forza il vedere quasi costantemente fin dalle prime edizioni, intitolato sempre questo libro M. Vitruvii Pollionis de Architectura lib. x. a d Cæsare m Augustum.

Ciò posto, egli compose questo trattato già vecchio, e lo presentò all’Imperadore qualche tempo dopo d’aver assunto questi il nome d’Augusto, che fu l’anno xxvii. avanti l’Era volgare, mentre nella descrizione della Basilica di Fano si nomina un Tempio già eretto ad Augusto.

Non fu egli certo tutto Uomo di fortuna, ma dovette nascere da comodi genitori, una volta che ebbero questi modo di dargli buona educazione, e fargli fare ottimi studj. Fu di bassa statura, e non morì, se non d’avanzata età. Fu egualmente Architetto militare, che civile. Lo mostra l’opera stessa, ed oltracciò come si legge d’aver costrutta una basilica a Fano, così anche si legge di avere assistito alle macchine belliche con M. Aurelio, Pubblio Numidio, e Gneo Cornelio. Non ostante che più volte si lamenti della poca giustizia resa al suo merito, sopraffatto dalle brighe degli altri Architetti, lo che forse fece, che non gli riuscisse di fare altra fabbrica cospicua, se non la basilica di Fano, fu ciò non ostante in qualche modo stimato e considerato, mentre ottenne dall’Imperadore per servizj prestati una pensione vitalizia.

Non fu niente ignorante, e non è se non sua modestia lo scusarsi come non Filosofo, non Retore, non Gramatico; mentre piuttosto da ognuno si ravvisa, ch’ebbe tutte quelle cognizioni, ch’egli richiede in un buon Architetto al cap. 1. del lib. i.

Tanto parmi che basti per una breve necessaria notizia della patria, dell’epoca, e della vita del nostro Autore. Lungo farebbe stato, ed in un certo modo fuor di proposito, il diffondermi più o in cose poco necessarie, o in cose che richiederebbero lunghi e particolari trattati. Chi volesse dunque meglio capire, quale e quanto sia Vitruvio, non ha a far altro, che leggere con attenzione i suoi libri.

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