I.

Il Prefetto dopo una lunga meditazione che si protrasse qualche minuto alzò la testa e disse:

— Il caso è complicato assai.

E guardò intorno, in giro, con l’aria dell’uomo perplesso e del tutto disorientato che cerchi qualcosa che gli porga un aiuto o una ispirazione.

Gli altri tre personaggi seduti intorno al degno funzionario tacevano, immersi ne’ proprii pensieri.

Essi parevano costernati.

Due erano cugini del Prefetto – fratello e sorella – e il terzo era un oculato e destrissimo funzionario, addetto alla Polizia secreta, sul quale il signor Prefetto faceva grande assegnamento, pel quale nutriva la massima fiducia, e al quale ricorreva sempre ne’ casi, come questo di ora, strani e difficili.

E il Prefetto ripetè:

— Il caso è complicato davvero!

Nessuno dei tre fiatò.

La cugina – una bella signora a lutto profondo, pallida e distinta – alzò gli occhi al cielo, poi portò sopra di essi il fine fazzoletto di battista.

Il fratello di lei – il cugino – mandò un gran sospiro, e arruffò, con le dita, nervosamente la bella barbetta nera....

Il funzionario di Polizia borbottò:

— Mah!...

E i suoi occhietti furbi, pieni di vita diabolica e di malizia, parevano anch’essi inquieti e sconcertati.

E ciascuno s’immerse ne’ proprii pensieri.

E del gabinetto privato del signor Prefetto rimase assoluto padrone per un momento il silenzio più profondo, grave dei pensieri più neri e più reconditi.

La sola lampada a becco Auer, seguitava tranquilla e indifferente a effondere la sua luce bianca e fredda, sopra il gran tappeto verde del tavolo prefettizio e su quelle teste serie e meditabonde.

Il caso era strano veramente.

Il padre dei due giovani cugini del signor Prefetto – un vedovo sessantenne valido ed e eccentrico oltre ogni dire – aveva sei giorni avanti abbandonato la propria villa ne’ sobborghi ove divideva la sua agiata esistenza con i due figliuoli, per recarsi in città per alcune ore.

Aveva promesso ritornare per il pranzo, la sera.

Ma invano i due suoi figli lo avevano atteso al desinare.

Era arrivato invece, sul tardi, un messo del signor Prefetto il quale recava una tremenda notizia.

Il vecchio signore era stato trovato cadavere – colpito da una sincope mortale improvvisa – nel profumato quartierino di una giovane signora, già ballerina, ed ora molto nota per la sua elegante emancipazione....

Il Prefetto aveva disposto che il cadavere fosse tolto, compiute le formalità di legge, dal troppo.... mondano appartamento ove era stato colto dal male e che fosse recato in luogo più adatto perchè potesse essere vegliato, nella sua ultima notte terrena, da' figliuoli derelitti....

Questi avean così avuto notizia, con la morte del padre, della non bella relazione di lui con la donnina del quartierino profumato, e nello stesso tempo la spiegazione delle tante frequenti sue gite in città....

Ma una straordinaria circostanza era emersa.

I figliuoli avean rivelato che il loro padre soleva recare con sè da qualche giorno una cedola – uno chèque che rappresentava per il vecchio e per loro grande parte del patrimonio di famiglia – una cedola del valore di quasi mezzo milione, che l’eccentrico signore aveva voluto, partendo, recare indosso, per uno strano o inspiegabile capriccio....

Appena superato il primo momento di legittimo e sacrosanto dolore, il figliuolo aveva pregato gli astanti di fare ricerca sul cadavere del portafogli, ove doveva essere l’ingente valore.

Il portafogli era stato trovato intatto, nelle tasche del defunto.

Ma lo chèque non vi era più.

Esso era sparito.

Evidentemente era stato rubato!

La scoperta, unita alla morte improvvisa del padre, era stato un colpo tremendo per i due giovani.

Quello chèque per loro rappresentava la ricchezza: la sua perdita equivaleva alla povertà.

Il Prefetto – appena saputa la cosa – aveva chiamato a sè il funzionario che abbiamo veduto taciturno e perplesso, e lo aveva messo a parte del fatto.

La prima cosa tentata era stata naturalmente un abile interrogatorio della galante amica del vecchio signore.

Ma essa era caduta dalle nuvole, e, assumendo riuscitissime arie di colombella sgomenta e atterrita, aveva saputo deludere molto bene e sviare i sospetti dell’astuto poliziotto.

Il suo olezzante appartamentino era stato frugato, rovistato, messo sottosopra, in tutti i modi.

Invano.

Nulla era stato trovato.

Si erano interrogate le domestiche e tutte le persone che avevano avuto contatto con la donnina.

Nulla ora stato possibile scoprire.

Dove però il poliziotto aveva indagato, frugato, rigirato maggiormente era stato presso un certo figuro sospetto, molto noto alla Questura.

Era costui il fratello della.... elegante sorella.

Questo bel tipo – che amava darsi l’apparenza di artista e da bohèmien – era uno de’ tanti miserabili spostati della vita, come la sorella lo era da tempo, della vita.... onesta.

Viveva in una soffitta che – per amore dell’arte, diceva lui – aveva camuffato da studio.

Tele imbrattate, vecchi panni, due chitarre scordate, fasci di giornali la popolavano bizzarramente.

In un angolo era uno sgangherato lettuccio sul quale l'artista faceva i suoi sonni, durante le poche notti che trascorreva nello stambugio, e sul quale cadeva a sghimbescio ubbriaco al ritorno dalle sue orgie e gozzoviglie, dovute alle liberalità e alle grazie della generosa sorellina....

E pure, questo triste degenerato, non era stato privo – ne’ suoi bei tempi – di un certo lampo di genialità.

Qualche suo quadretto era piaciuto, era stato lodato e anche comprato!...

Ma un triste destino – il destino del vizio e dell’abbiezione – pareva posare su di lui come sulla bionda testa – troppo bionda per essere vera! – della sorella.

Nell'artistico stambugio di costui si era indugiato a lungo il poliziotto che conosciamo. Le tele erano state accuratamente rovistate e passate una per una in rivista, i vecchi abiti, le chitarre scordate, ogni cantuccio era stato frugato, smosso, visitato.

Nulla.

Lo chèque non appariva da nessuna parte.

Come fare?

Prove non se ne aveva alcuna!...

E pure lo chèque ricercato in ogni angolo della villa del defunto, richiesto a tutti i banchieri in relazione con il vecchio signore – non si trovava!

I due disgraziati figliuoli n’erano costernati.

E nel salottino quieto del Prefetto, davanti ai due giovani attoniti e afflitti, questi ripetè por la terza volta:

— È un caso difficile davvero!

E il buon funzionario girò ancora una volta in giro gli occhietti furbi o pieni di malizia, in cerca di un aiuto o di una ispirazione.

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