Proseguo, rievocando, come in sogno, tutti i particolari di quell'orribile momento.
Pazzi, sperduti, tremanti, immollati da capo a piedi, noi ci stringevamo agli alberi sopra coperta, trasportati, come in un orribile incubo, da uno sballottolìo formidabile, mostruoso.
Al mio fianco smarrita, bianca come un cadavere, grondante acqua, si stringeva miss Ethel, attratta verso di me come da una forza misteriosa. Fra lo spaventoso fragore di un'ondata e l'altra io la sentivo mormorare: – Il sogno.... il sogno....
Attaccata alle sue vesti, piangente, era la piccola Doroty. Mister era anche lui accosto a noi.
Davanti ai nostri occhi passava continuamente come un velo di acqua, di spruzzi; a tratti un torrente fragoroso e scrosciante si rovesciava sulla nave e sopra di noi, minacciando travolgerci. Ci tenevamo abbarbicati, con la forza mortale della disperazione, agli alberi e stretti avvinghiati l'un l'altro.
A un certo momento, fra il velo dell'acqua, mi apparve il capitano von Moser, ritto al suo posto di comando, legato per la cintura, calmo, impassibile, attento alle manovre disperate.
A questo punto voltandomi non iscorsi più dietro a me mister Charnwood.
Lo rividi dopo un momento uscire da sotto coperta carponi, strascinandosi faticosamente in mezzo all'uragano, tenendo qualcosa nelle mani. E con molta fatica riguadagnò il suo posto vicino a noi.
Immense montagne verdastre e scivolanti si alzavano davanti a noi e ci si rovesciavano sopra. Il Delphin lanciato come una piuma si librava in bilico sulle creste spumanti o sprofondava con un sibilo mortale nell'abisso nero e spaventoso.
A un certo punto una voce sconosciuta mi percosse l'orecchio:
– Siamo perduti!...
In quel mentre un colpo formidabile che schiantò dalle più intime latebre tutto il naviglio mi gettò a terra. Un turbine d'acqua e di spuma mi accecò. Quando apersi gli occhi, il naviglio pendeva tutto di prua.
Sprofondava.
– In mare i canotti, – gridò ancora il capitano.
Passò un istante di quiete relativa. Le imbarcazioni furono calate. Una si capovolse subito.
Mi trovai non so come dentro una di esse. Miss Ethel avvinghiata al mio collo era abbandonata svenuta sulle mie ginocchia.
– Ancora un posto, – urlò una voce dalla barca.
– Una donna, un bambino!
Vidi sporgere dal parapetto sempre più basso, quasi a toccare il mare ormai, la testa serena di mister Charnwood.
Egli teneva sospesa in alto sopra di noi la piccola Doroty.
La piccina venne a cadere quasi sopra di me. L'afferrai e l'accostai a miss Ethel.
– A voi! – gridò ancora mister; – assicuratela al collo, non lasciatela mai....
E nello stesso punto un oggetto venne a cadere a' miei piedi.
Era una piccola borsa a tracolla. Macchinalmente la raccolsi e me la passai al collo.
Altri oggetti vennero a cadere su di noi, disordinatamente.
Alzando gli occhi vidi ancora mister Charnwood che ci guardava, sereno, quasi ridente.
Mi salutò con la mano e mi parve gridasse: – Addio, io resto.
Più in alto mi apparve ancora il capitano von Moser impassibile al suo posto.
La nave era per metà sommersa.
Tutto ciò come un lampo.
Poi un'ondata enorme ci portò di sbalzo lontano.
Strinsi fortemente miss Ethel e la piccola Doroty al mio petto e perdetti i sensi.