I.

Dal nero viluppo delle nuvole accalcantisi e turbinanti come una cavalcata di spiriti tenebrosi guizzò ardentissimo e niveo un baleno. Fu il segnale dello scatenarsi dell'uragano su nel cielo. Un rovinoso velo di acqua calò sonoro sopra la terra, acceso ogni tratto dai vividi guizzi fulminei: i monti, le colline intorno, il castello lontano, il bosco, la strada, tutto sparve per un istante nel rovescio furioso.

Il Segretario, sul suo cavallo, rimase ritto, spettrale quasi, fermo nel mezzo della strada trasformata in ripidissimo corso d'acqua....

Finchè il diluvio improvviso parve calmarsi: il velo d'acqua si fece meno denso e dietro le sue tenebrose volute cominciarono a profilarsi i fantasmi grigi degli alberi ch'eran a lato della strada. Poi apparì il bosco, come una bruna massa confusa; e diminuì alquanto il rapidissimo correre del torrente sotto gli zoccoli di Astor.

Il segretario toccò col calcagno il paziente suo compagno, il quale con le orecchie basse e stillanti lasciava scorrer giù dal muso un rivo d'acqua che, incespicando nel barbazzale, si spezzava in ispruzzi e goccioline. Astor, all'amichevole tocco del suo cavaliere prese a guazzare a traverso alla mota liquida che gli scorreva sotto i piedi.

Il velo d'acqua seguitò ancora a distendersi davanti agli occhi del segretario, uguale e ondulato pel vento umido che ora saliva dalla valle. Poi parve diradarsi, illanguidirsi, rompersi, qua e là, finchè cadde del tutto davanti alle cose che riappariron più nitide – lavate – agli occhi del signor segretario, sgocciolante sul suo cavallo, come una bizzarra figura equestre veniente da un favoloso regno sottacqueo.

In alto sul suo capo le nubi nere e in collera seguitarono a turbinare alcun poco ancora, accese ogni tratto da rapidi bagliori, mentre lontano, pei monti, si spandeva il prolungato brontolìo del tuono. Poi uno strappo lasciò vedere un lembo di azzurro intensissimo: lo strappo si allargò come una ferita immane, una rapida volata di vento sparpagliò le nere nubi che presero la fuga, inseguendosi verso oriente.... Il cielo apparve sgombro: un guizzo d'oro sprizzò da l'ultimo cirro dileguantesi e la luce del sole innondò la campagna e il signor segretario, che mandò un grande sospiro di ringraziamento al Signore. Anche Astor, riacquistati gli antichi spiriti, scosse le umide orecchie, proiettando all'intorno una sottil pioggia di smeraldi e rubini e accennò un lieve sgambetto di gioia dal prudente segretario subito represso con una buona tirata di morso.

Poi il signor segretario sollevò gli occhi a sè davanti. Il castello appariva là in fondo. Lo circondava la bruna massa della villa, fatta più intensa dal recente bacio della piova. Gettava bagliori, al vivido raggio del sole, come una stella, sull'alto della torretta, lo stemma dei Roccalba di Rosa Santa, lo scudo d'oro con il tralcio di rose in rame brunito che circonda la croce. Il segretario abbassò a quella visione gli occhi sulla grossa borsa di pelle nera che gli pendeva al fianco.

– Eccola lì dentro la vera tempesta che si avvicina, – mormorò egli con un malinconico sorriso, parlando al castello e al radioso suo stemma a lui gettante faville da lontano. E mormorò ancora: – E per quella tua tempesta lì è vano davvero questo bel sole che fa dimenticare, alla terra la sua....

Difatti intorno ora la campagna, umida e fragrante, rideva tutta sotto il bacio del sole. Il segretario aspirò alquanto il freschissimo olezzo che veniva dalla terra e dalle siepi stillanti ancora e rutilanti di gioielli multicolori. Poi si chinò sul collo del cavallo.

– Ancora tre quarti d'ora; coraggio, – disse forte nelle orecchie di Astor.

Astor capì e mosse più rapido il passo.

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