CAPITOLO III. Farmacopea Domestica.

114. Osservazioni sull’acqua. — La miglior acqua potabile e che più conviene alle preparazioni farmaceutiche, è senza dubbio quella di fonte. Tuttavia non sarà superfluo l’accennare qui i caratteri che ne determinano la bontà e purezza. L’acqua dunque vuol esser chiarissima, trasparente, inodorifera, senza sapore sensibile, o almeno senza sapor disgustoso, leggiera, esposta all’aria, in moto e fresca. L’acqua fresca corrobora lo stomaco e disseta assai bene, laddove l’acqua calda e tiepida lo debilita e predispone al vomito. Finalmente vogliamo qui avvertire che l’acqua ajuta meglio la digestione che non fa il vino ed i liquori spiritosi. I bevitori d’acqua hanno d’ordinario i sensi più perfetti, la mente più lucida, che i bevitori di vino.

115. Depurazione dell’acqua. — Il metodo più semplice consiste nel farla riposare, ma si depura l’acqua anche filtrandola; però i feltri, anche i più netti, comunicano quasi sempre all’acqua qualche odore o sapore, laddove il riposo, quantunque talvolta non la chiarifichi così bene come la feltrazione, pure le lascia il suo sapore sincero e naturale.

Per far riposar l’acqua è bene servirsi di giare o di altri vasi di terra porosi. Tra i filtri, quello che meglio s’impossessa delle particelle fetide, idrogenate e carburate delle acque impure, è il carbone polverizzato.

L’acqua di neve produce coliche, diarree, dissenterie, ed è fors’anche una delle cause de’ gozzi; mal vi cuocono i legumi, e l’infusioni vi riescono meno aromatiche. Questi effetti sono da attribuirsi alla poc’aria contenuta in simile acqua. Certuni si contentano di farla bollire; ma ciò è insufficiente ed accresce l’insipidezza dell’acqua, senza restituirle l’aria che manca. Bisogna dunque agitarla, filtrarla, esporla all’aria ed al sole; e così in capo a pochi giorni essa ripiglia le sue proprietà.

116. Bevande sudorifere. — A promuovere il sudore si fa uso di decozioni di fiori di tiglio, o di sambuco, o di camomilla, o di capelvenere; e quando si vuole anche facilitare il sonno, si preferisce l’uso dei fiori di papavero. Tali decozioni si fanno mettendo a bollire in un vaso di rame o di latta una certa quantità d’acqua, in cui, appena cominciata l’ebullizione, si getta un pugno di quei fiori od erbe sopra accennate, siano verdi o secchi: dopo qualche minuto si ritira il vaso dal fuoco, lo si copre, e, scorsi ancora alcuni altri minuti, si cola in una tazza con un po’ di zucchero, avvertendo di far bere la decozione quanto più calda si può. Tali bevande valgano a curare con successo le infreddature ed i reumatismi incipienti.

117. Decozioni diuretiche, o promoventi le orine. — I decotti di gramigna, di radici di sparagi, e di prezzemolo sono ottimi diuretici che potranno giovarti al bisogno, senza ricorrere al farmacista.

118. Decozione amara. — Per preparare questa bibita, tanto efficace per purgare il sangue, prenderai un boccale e mezzo d’acqua, un quarto d’oncia di dulcamara, e legno quassio e radici di cicoria in dose uguale, a cui potrai aggiungere anche radici di gramigna, e prezzemolo. Farai bollire il tutto per mezz’ora, e finalmente colerai e avrai cura che tal decotto venga bevuto piuttosto caldo che tiepido.

119. D ecotto d’altea. — Piglia once 4 di radice di altea un po’ secca, ed un pizzico d’uva passa; fa bollire il tutto in un boccale e mezzo d’acqua infino a riduzione d’un terzo; cola e lascia in riposo. Se l’altea fosse molto secca, bisognerebbe farla bollire fino alla riduzione della metà. Si usa questa bevanda nelle tossi e congestioni d’umori acri sui polmoni.

120. Decotto di china-china. — Togli un’oncia di china-china grossamente polverizzata, e falla bollire in un boccale e mezzo d’acqua finchè il liquido sia ridotto alla terza parte; cola il residuo, e se vuoi render più gradito e più efficace questo decotto, aggiungivi un cucchiaino da caffè di spirito di vetriuolo.

Si prepara un altro decotto di china-china nel seguente modo: piglia mezz’oncia di quest’erba ed altrettanto di serpentaria virginiana in polvere grossa: bolli in mezzo boccale d’acqua fino a riduzione della metà; cola, ed aggiungi alla colatura un’oncia e mezzo d’un’acqua aromatica. Questa bevanda, presa a 4 cucchiaj per volta ogni 4 o 6 ore, è raccomandata, come eccellente rimedio, nel declinar delle febbri maligne, allorchè il polso è basso, la voce debole, e il capo istupidito con un poco di delirio.

121. Decotto di salsapariglia. — Poni a bollire per mezz’ora in un boccale d’acqua mezz’oncia di salsapariglia contusa, procurando che non svapori dal vaso. Cola e versa. Nel giorno seguente potrai valerti di quella del precedente, ponendola a ribollire con metà dose di altra salsapariglia.

122. Decotto pettorale. — Piglia once 1 d’orzo mondato, e fallo bollire in sufficiente quantità d’acqua finchè si sia screpolato, e che l’acqua sia ridotta a circa 4 boccali: allora ritiralo dal fuoco e aggiungi subito 15 denari di regolizia raschiata e minutamente tagliala, ed altrettanta radice d’altea, tagliata anch’essa assai minutamente, foglie di capelvenere, denari 8; fiori di papaveri, denari 4; fiori di tossillaggine, denari 8: infondi il tutto per quattro ore, e cola.

123. Decotto o infusione d’ortica. — Una decozione o infusione d’ortiche in due boccali d’acqua ogni giorno, fortifica tutto il sistema del corpo umano, e rimedia al rilassamento delle parti. L’ortica, data in decozione o infusione leggiera è un alterante ed operativo meraviglioso: purifica il sangue e dissipa le ostruzioni dei vasi. Il succo di questa pianta, preso a cucchiaj, secondo il bisogno, è un potente stitico nelle emorragie interne. Applicata in forma di cataplasma, essa risolve l’infiammazione e dissipa i tumori ed i mali di gola. In quest’ultimo caso si può anche farne uso per gargarismo.

124. Decotto di tamarindo. — Acciacca due once di frutto di tamarindo, mettilo in un boccale d’acqua, e fallo bollire per alcuni minuti, dimenando con un mestolo affinchè la polpa del frutto si sciolga perfettamente. Levato dal fuoco il decotto, passalo per istaccio o pannolino, e bevilo freddo, avendo cura di raddolcirlo con zucchero, se ti sembra troppe acido. Questa bibita è utilissima nelle affezioni reumatiche, nelle leggiere infiammazioni de’ visceri, non che nelle flussioni, ecc.

125. Polpa d i tamarindo. — Prendi una libbra di tamarindo, stritolalo minutamente e ponilo al fuoco in un vaso con sufficiente quantità d’acqua; lascialo bollire lentamente finchè sia tutto disciolto, dimenandolo con un mestolo perchè non abbia ad attaccarsi al vaso; poi ritiralo dal fuoco e, ancora tiepido, passalo per istaccio: allora vi aggiungerai tre once di zucchero in polvere, e lo rimetterai sul fuoco, sino a che tu lo veda ridotto a poltiglia piuttosto densa.

126. Polpa di cassia. — Estratta dalla canna e raccolta la cassia in un vaso, seguirai lo stesso metodo che pel tamarindo, omettendo però l’azione del fuoco e limitandoti ad ottenerne la soluzione nell’acqua mediante l’azione del mestolo.

127. Emulsione di mandorle dolci. — Prendi un’oncia di queste mandorle; mondale, il che ti sarà facile se le immergerai a tale effetto per un istante in acqua bollente, giacchè allora basterà che tu le prema ad una ad una fra le dita per farle schizzar fuori dalla loro buccia; ciò fatto ponile in un mortajo e pestale aggiungendovi un poco d’acqua, a fine d’impedire che apparisca l’olio. Indi uniscivi 2 once di zucchero bianco, e seguita a pestare finchè ne avrai ottenuto una pasta: allora mettivi dell’altra acqua, in quantità sufficiente da formare circa una libbra di peso con quella già adoperata. In fine cola, passando e spremendo per pannolino, e preparata così la tua emulsione aggiungivi mezz’oncia d’acqua di fiori d’arancio.

Questa preparazione è rinfrescativa ed umettante, e giova ancora nelle affezioni spasmodiche.

128. Lattata di semi di popone. Pesta in un mortajo un’oncia di questi semi ben netti, aggiungendovi un poco di acqua, come si è avvertito per le mandorle (numero 127); poi unisci un’oncia di zucchero; pesta ancora un poco; aggiungi altr’acqua, in modo da ottenere un mezzo boccale di bibita, e finalmente cola attraverso un pannolino. Questa lattata è assai rinfrescante.

129. Purgante economico. — Togli da due a quattr’once, secondo la robustezza del soggetto, di foglie di solano; un poco di regolizia acciaccata, ed un pizzico di scrofularia, di anici e di coriandoli; lascia stare il tutto in infusione per una notte su ceneri calde in un boccale d’acqua. Il giorno appresso fa bollire leggermente questa tisana: e, dopo averla colata, pigliane tre bicchieri per due mattine, lasciando scorrere tre ore d’intervallo dall’un bicchiere all’altro, e soprabbevendovi un brodo di vitello ben digrassato.

Questo purgante è ordinariamente seguito da sette o otto scarichi assai copiosi e che non istancano punto il malato.

130. Purgante vermifugo. —Due o tre cucchiajate d’olio di ricino o di palma per un uomo, e la metà pe’ fanciulli, prese cosi pure, o, se vi piace, mescolatovi dentro un tuorlo d’uovo, o un poco di brodo, offrono un potente rimedio contra i vermini e le malattie delle vie orinarie.

131. Vermifughi. — L’aloè, apprestato a’ ragazzi in dose proporzionata all’età, e non maggiore di 3 denari per volta, è un ottimo vermifugo. Anche il calomelano, somministrato in dosi da due a sei grani, può essere adoperato con buon esito; ma usato frequentemente rode le membrane intestinali; per cui è prudenza ricorrervi soltanto dietro suggerimento del medico.

La santolina è il più attivo ed innocuo rimedio contro i vermini: se ne somministrano da due a sei grani, secondo l’età. Tutti questi rimedii si danno in poca acqua fresca.

132. Acqua vulneraria. — Piglia e taglia grossamente foglie fresche di salvia, d’angelica, d’assenzio, di santoreggia, di finocchio, di mentastro, d’issopo, di melissa, di basilico, di ruta, di timo, di maggiorana, di ramerino, di origano, di nepitella, di serpillo, once 4 per sorta; ed once 4 parimente di fiori di spigo: poni il tutto a macerare per ventiquattr’ore in 10 libbre di spirito di vino rettificato; poi distilla a bagnomaria in un lambicco, finchè ne abbi tirato circa 6 boccali d’acqua vulneraria, che potrai fare a meno di rettificare.

Siccome quest’acqua è molto spiritosa, bisogna guardarsi bene di non applicarla così pura sulle piaghe; ma convien temperarla con acqua, sia che si voglia usarla internamente, o per applicazione esterna.

133. Emetico. — Per preparare un potente vomitatorio, si polverizza separatamente once 5 di vetro d’antimonio, ed once 7 ½ di cremore di tartaro. Mescolate queste sostanze, si gettano a poco a poco in acqua bollente contenuta in un vaso di terra invetriato. Succede un’effervescenza ed una combinazione, ed il liquore diventa giallo verdastro. Dopo una mezz’ora d’ebullizione, si filtra poi si svapora e si fa cristallizzare per raffreddamento. Siccome i cristalli sono assai spesso gialli e sporchi, fa mestieri di scioglierli di nuovo, chiarificarli con albume d’uovo, e farli svaporare un’altra volta: cosi si hanno bianchissimi.

Questo sale, che è pure solutivo e diaforetico, va preso alla dose d’uno a quattro grani.

134. Pediluvii mollitivi. — Fa bollire in sufficiente quantità d’acqua una libbra di crusca, alcune radici di altea, due o tre manipoli di foglie di malva e uno o due di parietaria. Avrai così preparalo un pediluvio che ti gioverà assai al bisogno. Se ne prepara ancora uno più semplice con acqua e sale comune: ma questo non è efficace come il precedente.

È da osservare che i pediluvii non siano troppo caldi, e che l’immersione de’ piedi non duri troppo tempo, che altrimenti il bagno irriterebbe in luogo di calmare. I pediluvii dovranno essere tiepidi e non durare più d’un quarto d’ora: i piedi s’immergono sino a mezza gamba, e dopo che si sono ritirati, si fanno delle fregagioni con pezza di lana, avendo riguardo di non pigliar freddo: il meglio da farsi, dopo aver fatto i pediluvii, si è d’andarsene a letto.

135. Senapismi. —Un senapismo o cataplasma composto d’un’oncia di semi di senape mischiati con una cucchiajata di ramolaccio raschiato, un poco di lievito ed un poco d’aceto, applicato sulla parte superiore del braccio o della polpa della gamba, e lasciatovi stare fino a che vi si senta una considerabile infiammazione, produce ottimi effetti ne’ casi di forti dolori di capo o di denti, di vertigini, d’intormentimento, di soffocazioni, ed anco d’apoplessia.

136. Bagno solforoso. — Togli: solfuro di potassa, 6 denari; acqua, 10 once: acido muriatico, 4 denari: mescola e versa nel bagno. Si copra la tinozza e si tenga fuori soltanto la testa.

137. Clisteri. — Sonovi clisteri acquosi, emollienti, salini, purgativi, nutritivi; altri contengono olio od aceto, ovvero oppiati sciolti in qualche liquido, e trementina mescolata con un tuorlo d’uovo. Il grado di calore de’ clisteri vuol essere a 32° di Reaumur al più, che è il calore interno del corpo. La quantità di liquido per un uomo non deve oltrepassare tre bicchieri da tavola; per l’adolescente ne basta la metà in circa; due terzi di bicchiere è la massima dose per un fanciulletto.

138. E mpiastri emollienti. — Si ottengono gettando un pugno di farina di linseme in sufficiente quantità d’acqua bollente, che si lascia bollire ancora un poco, a fine di formare con la farina una poltiglia un po’ consistente; ovvero facendo cuocere della mollica di pane nel latte. Quest’empiastri si stendono su di un pannolino e si applicano caldi. La loro azione potrà essere aumentata con istemperarvi anche un poco d’unguento o d’olio di oliva, che varranno altresì ad impedire il disseccamcnto dell’empiastro sulla pelle.

139. Pomata per le screpolature delle labbra. — Sciogli a bagnomaria once 2 di cera gialla, e poi aggiungi once 2 d’olio di mandorle dolci ed altrettanto d’olio rosato. Incorpora ben bene il tutto dimenandolo con un mestolo, e lascia freddare, continuando a dimenare finchè la pomata sia ridotta a tale consistenza da potersi mettere nei vaselli.

140. Cerotto di Galeno. Piglia: olio d’oliva fino, o di mandorle dolci, once 6; cera bianca, once 1½; acqua di rose, once 6. Fa sciogliere nell’olio, a bagnomaria, la cera tagliata a pezzetti: versala in mortajo di marmo leggiermente scaldato, affinchè la si raffreddi più lentamente; agita questo miscuglio, onde impedire che la cera non si cristallizzi in piccioli grumi; finalmente aggiungi dell’acqua, un pochettino per volta, acciocchè, mediante la sua interposizione, si dividano le molecole del cerotto, ed esso acquisti maggior bianchezza e maggior virtù rinfrescativa.

Allorchè tutta l’acqua è incorporata, e si è bene agitato il miscuglio, il cerotto debb’essere perfettamente bianco. Se l’acqua fosse troppa sarebbe impossibile incorporarla col miscuglio.

Nell’estate bisogna adoperare un pochetto di cera di più, altrimenti il cerotto sarebbe troppo molle. Inoltre si deve osservare di non lasciar invecchiare un tal cerotto; perchè facilmente si fa rancido, diventa giallo e acre.

Il cerotto di Galeno ha molta virtù; è dolcificativo, ammorbidisce la pelle, guarisce le screpolature, le scottature, i cociori, ecc. Si applica per frizione sulla pelle.

141. Cerotto con china-china. — Prepara un cerotto semplice senz’acqua, facendo struggere once 1 di cera bianca in once 3 d’olio di mandorle dolci. Freddo che sia questo cerotto, raschialo, e quindi fa di triturarlo esattissimamente alla dose di once 4 con 1/2 oncia d’estratto alcoolico di china-china, stemperato in poche gocce d’alcoole. Questo cerotto viene applicato sulle parti che tendono a cancrenarsi.

142. Taffettà Inglese. — Scegli un taffettà sottile, ma non troppo raro; indi piglia once 1 di colla di pesce, che taglierai in pezzetti e farai liquefare in un padellino d’argento contenente 16 once d’acqua bollente, che lascierai al fuoco 10 o 12 ore, affinchè la colla si possa sciogliere perfettamente; dopo di che passerai il liquido spremendo per istaccio o per pannolino. Allora intingi una spazzola nella colla; danne una mano sopra il taffettà, che avrai disteso esattamente sur un telajetto con alcuni spilli; fa seccare questa prima mano davanti a fuoco di fiamma senza fumo; poi ritorna a darci sopra di colla, continua allo stesso modo finchè abbi distesa tutta la tua colla sul taffettà, il quale debbe presentare un’estensione di un braccio quadrato. Ciò fatto, davvi, sopra due mani di tintura di balsamo del Perù in pallottole fatte collo spirito di vino: e quando il taffettà sia secco, taglialo in piccoli pezzi, che piegherai sopra sè stessi a forma di rotolo.

Tutti sanno che si applica una piccola striscia di questo taffettà, umettato sul rovescio colla saliva, alle lievi escorazioni ed ai tagli poco profondi.

143. Elisire di lunga vita. — Togli aloe, once 1 ¼; radice di genziana, zafferano, rabarbaro, agarico bianco, di ciascuno denari 3; teriaca, denari 6. Polverizza il tutto più che sia possibile, e infondi per 15 giorni in tre libbre di buona e gagliarda acquavite; poi decanta il liquore. In una quantità d’acquavite eguale a quella che avrai versato sulle sostanze precedenti, metti un’oncia di zucchero in polvere con 3 denari di cannella, e lascia in infusione per altri 15 giorni. In capo a questo termine, mischia i due liquori, lasciali posare, e quindi passa per panno lano o carta sugante, e serba in bottiglie ben chiuse.

Questo elisire fortifica lo stomaco e purga la massa del sangue. La dose è un buon cucchiajo preso la mattina a digiuno.

144. Elisire odontalgico. — Questo elisire, il cui nome denota che è contro il mal di denti, si fa per mezzo di tre infusioni. Per la prima si pigliano 6 boccali di vin bianco, in cui si mettono 6 once di radice di lapazio ben monda e tagliata in fette, 4 once di coclearia, ed altrettanto di guajaco raschiato. — Per la seconda, si piglia un’oncia e mezzo di chiodi di garofano, ed altrettanta cannella fine acciaccata, che si gettano in due libbre di spirito di vino.— Quanto alla terza, si mettono in due libbre di spirito un’oncia e mezzo così di mirra come di cocciniglia, 18 denari di allume ed altrettanto cremore di tartaro. Si lasciano separatamente in infusione questi ingredienti per tre o quattro giorni, avvertendo di agitarli di tempo in tempo: quindi si mischiano insieme e si filtrano per panno lano o per carta sugante.

145. Altro elisire. — Piglia: aloe, denari 8; mirra, denari 16; zafferano, denari 8; cannella, garofani, noce moscada, di ciascuno denari 12. Fa macerare queste sostanze in tre libbre di buon’aquavite; compiuta che sia la soluzione, filtra il liquore; poi aggiungi egual quantità di siroppo di capelvenere per raddolcirlo, e aromatizzalo con acqua di fior d’arancio.

È stomatico, cordiale, utile nelle coliche e nelle indigestioni, e serve pur anche per liquore da tavola. Si piglia a piccoli bicchierini.

146. Balsamo di Fourcroy. — Togli: olio d’oliva, libbre 3; fa cuocere con radice d’angelica in polvere, once 1 ¼; ed altrettanto di scorzonera, ipperico e bacche di ginepro.

Dopo una macerazione di 10 ore, scalda, e aggiungi: triaca, zafferano, estratto di ginepro, di ciascuno denari 4, ed aloe denari 2.

Fa cuocere insieme; passa per pannolino, e riscalda di nuovo, aggiungendo e facendo cuocere once 6 di trementina.

Poscia, alla fine, incorpora a fuoco: olibano in polvere, storace calamita polverizzato, e belzuino anch’esso in polvere, denari 3 per ciascuno. Fa raffreddare la composizione e riposare per tre giorni; passa per pannolino e serba in vaso ben chiuso.

Avverti, che se tu non poni ben mente ad agitare il miscuglio quand’è al fuoco, corri pericolo di vederlo abbruciare.

Questo balsamo si applica sui geloni, sulle setole delle mani o dei capezzoli, sugli ingorgamenti, sulle slogature, sulle parti travagliate da reumatismi, da ulceri, ecc.

147. Balsamo di ginepro. — Prendi: olio fino d’oliva libbre 3; cera gialla in piccoli pezzetti, once 9; vin rosso generoso, boccali 1 ½; sandalo rosso in polvere, once 2.

Metti il tutto in vaso di terra verniciato della capacità di 6 boccali; lascia bollire ed agita per mezz’ora: indi aggiungi una libbra e mezzo di trementina della migliore; incorpora bene il tutto con un mestolo per due o tre minuti; leva il vaso dal fuoco, e quando il balsamo sarà freddato, gettavi 8 denari di canfora in polvere e mescola. Cola poi per pannolino in un altro recipiente; lascia in riposo fino alla dimane, e tosto che il balsamo si sarà appigliato, favvi dentro profonde incisioni, per cavarne il liquido che si sarà posato sul fondo. Mettilo allora e serbalo in vaso di majolica.

Si fa uso di questo balsamo nella cangrena, nelle ulceri, contusioni, ferite, ecc. Bisogna far con esso delle frizioni sulle parti offese; indi coprire le dette parti con pannilini o con carta sugante; si medica il malato due volte al giorno, e si continua cosi fino a perfetta guarigione. Si usa parimenti questo balsamo contro i reumatismi, i dolori interni ed esterni, i mali di testa, le pleurisie, coliche, febbri maligne, morsicature di animali velenosi, stendendolo caldo sopra la parte ammalata, e facendone pigliare 8 denari per bocca.

Preso internamente per alcuni giorni, ha virtù di purgar la vescica, guarir della renella, cessare i vomiti, fortificare lo stomaco, ecc.

148. Balsamo di Locatelli. — Piglia mezzo boccale d’olio d’oliva; altrettanto di cera gialla, e un’oncia di sandalo rosso in polvere. Mescola la cera con una piccola quantità d’olio a fuoco temperato; allorchè il tutto sarà sciolto, aggiungi il resto dell’olio e la trementina; indi mescola insieme il legno di sandalo polverizzato; tira indietro il miscuglio, e continua a dimenare finchè sia freddo.

Questo balsamo è raccomandato nelle erosioni degl’intestini, nella dissenteria, nelle emorragie, nelle contusioni interne, ed in alcune affezioni e dolori di petto; come pure ad effetto di consolidare e detergere le piaghe e le ulceri. La dose è da 2 a 6 denari.

149. Balsamo odontalgico. — Togli: olio empireumatico di legno guajaco, denari 8; olio volatile di garofano, denari 4; olio concreto di noce moscada, once 1, oppio e canfora, peso eguale, denari 2 ½. Fa liquefare a moderato calore l’olio di noce moscada; aggiungi gli olii di guajaco e e di garofano. Da principio avrai sciolto l’oppio e la canfora in un pochetto d’alcoole; mescola dunque questa soluzione cogli olii, e conserva in boccia ben chiusa.

Si applica questo balsamo sopra i denti cariosi e che dolgono.

150. Balsamo antiapopletico. — Prendi olii stillati di chiodi di garofano, di spigo, di cedro, di maggiorana, di menta, di ramerino, di salvia, di legno di rosa, d’assenzio, dosi eguali, 12 goccie; ambra grigia, grani 6; bitume giudaico, denari 6; olio di noce moscada, once 1; balsamo del Perù, quanto basta per ridurre il tutto in un balsamo di molle consistenza.

Questo balsamo, applicato alle narici ed alle tempia, riscalda ed irrita; agisce sulle membra paralizzate, servendosi di esso per fare delle frizioni. Si suole ordinarlo nelle affezioni di testa e di nervi, negli ingorgamenti, nell’apoplessia, nella letargia, ecc. Si prende in boli ed in elettuario, da tre fino a sei goccie.

151. Siroppo contro l’asma. — Piglia due manipoli d’ellera terrestre seccata all’ombra, e una buona manata di capelvenere. Metti queste piante in boccali 1½ d’acqua, e fa bollire fino alla riduzione d’un terzo dell’acqua; filtra questo decotto; aggiungi once 2 di zucchero fino, e fa bollire il tutto per 7 o 8 minuti. Quando questo siroppo è freddo versalo in una bottiglia e chiudi con turacciolo.

Se ne prende contro l’asma 3 o 4 cucchiai alla sera andando a letto. Questa pozione fa dormire e facilita l’espettorazione del giorno successivo.

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