§ IV. — Mezzi per liberarsi dagli animali ed insetti nocivi .

633. Modi diversi per prendere i topi. — Varii lacci e trappole s’inventarono per distruggere questi animaletti; ma il modo più semplice consiste in una scodella, che si tien sollevata da una parte con una noce rotta, facendo che la rottura guardi dentro: i topi nel rosicchiare la noce la fanno cadere, e rimangono imprigionati sotto la scodella.

Si prepara un veleno per i topi nel modo seguente. Togli 24 noci mondate ed un pochetto abbrustolite, 6 noci vomiche raschiate colla lima, e 8 once di formaggio grattato. Pesta e mescola il tutto in un mortajo, onde fare una specie di pasta, che dividerai in varii pezzetti grossi come una noce, e che porrai ne’ luoghi infestati da’ topi.

Se vuoi allontanare tosto i topi da un magazzino o da una stanza, basta che tu vi collochi una cassetta ripiena di sale di succino; giacchè tali animali non possono sopportare l’esalazione di questo sale.

634. Provvedimenti contro le faine e le puzzole. — Si garantisce il pollame dagli assalti di questi carnivori, impiastrando i polli con catrame; e parimente si allontanano simili animali da’ pollaj e colombaj, mettendo vicino al loro ingresso delle ossa di majale bollite.

Oltre questi espedienti, si può liberarsi dai suddetti animali, tendendo loro i lacci, trappole e tagliuole già conosciuti.

635. Maniera di distruggere i ghiri. — Per distruggere in una maniera semplicissima e sicura i ghiri che devastano i nostri orti e giardini, basta formare con foglie fresche di felce stropicciate fra le mani e separate dalla cestola a cui sono attaccate, basta, diciamo, formare con queste foglie de’ piccoli mazzetti, e fermarli dietro ai frutti in modo che li tocchino, senza però far loro troppa ombra.

Non parliamo quì se non che delle spalliere: in quanto agli alberi d’alto fusto, bisogna involgere il loro piede colla felce.

636. Modo di scacciare le donnole. — Si scacciano le donnole da’ loro ritiri, mettendovi de’ rami di sommacco. Ovvero si espone nei luoghi da esse frequentati un gatto arrosto; l’odore che ne esala le fa fuggire. Finalmente, se si possa avere un maschio vivo, gli si tagliano i testicoli e la coda, e quindi si lascia andare: l’aspetto di questo animale così mutilato basta a spaventare le altre donnole ed a far loro cambiare soggiorno.

637. Veleno per le volpi. — Prendi budella di montone o di porco, e riempile con una pasta composta di noce vomica in polvere mescolata con sugna e un po’ di vetro pesto; taglia questa specie di salsiccia in rocchi, o pezzetti lunghi un pollice e mezzo; legali alle due estremità, e colloca ciascun rocchio sotto un’assicella sostenuta da due embrici, o da due mattoni, sicchè formino un tetto da preservarlo dalla pioggia: ovvero forma colla suddetta pasta tante pallottoline grosse quanto una noce, e coprile ciascuna con un mezzo guscio d’uovo. Da lato a quest’esca metti un tozzetto di pane fritto in sugna di porco con un tantino di gàlbano e di canfora. Simili bocconi si pongono per i boschi e ne’ luoghi infestati dalle volpi, in distanza di due passi dai sentieri, ed il loro odore attira da lungi questi animali. Tutte le mattine bisogna andare a levare i detti bocconi; e quando si trova che ne fu mangiato alcuno, si va in traccia dell’animale, che per lo più trovasi morto lì oltre pochi passi.

638. Diversi modi per distruggere i gorgoglioni. — Quando quest’insetti si sono moltiplicati fino ad un certo segno sugli alberi (e ciò avviene talvolta in modo straordinario), diventano un vero flagello. I germogli ne sono alle volte sì carichi da non potersene più vedere la buccia. Essi impediscono a’ rampolli di svilupparsi, li difformano, ne fanno accartocciare le foglie, sono cagione che nascano qua e colà vesciche, gallozzole e bitorzoli alcuna volta grossissimi, e si oppongono più che mai al crescimento del legno ed alla produzione del frutto; finalmente non è raro che facciano perire i nesti, ed anche, talora, gli alberi stessi.

La più parte vivono sui fusti, ma ve n’ha di quelli che soggiornano sulle foglie, sui fiori, sui frutti, e perfino sulle radici. Le più notabili escrescenze di cui parlavamo, sono quelle che si veggono in sì gran numero sopra certi olmi; esse vi durano talvolta parecchi anni, e abbruttiscono questi alberi in modo veramente spiacevole. Le punture dei gorgoglioni cagionano pure sulle piante altre difformità: la trasformazione de’ petali in foglie è una delle più curiose.

I vapori di zolfo ed il fumo di tabacco o d’altro, che alcuni dirigono sugli alberi infestati dai gorgoglioni, non producono sempre l’effetto che se ne attende, o perchè il vento vi si opponga, o perchè le foglie ne li garantiscano, ovvero perchè e’ sappiano sottrarsi al loro effetto. Non per tanto non è sempre inutile il tentare questo mezzo sulle spalliere.

Le soluzioni di sal marino, le decozioni di piante acri, come sono quelle di tabacco, di sambuco, di noce; l’acque delle liscive e de’ letamaj valsero sovente a far perire i gorgoglioni, spargendole in forma di minutissima pioggia e replicatamente in su le piante che ne erano infestate, per mezzo delle trombe e degli inaffiatoj: il loro effetto è soprattutto evidentissimo sulle piante giovani.

Ecco una ricetta raccomandata per distruggere i gorgoglioni. Mescola 2 once di zolfo in polvere con 1/4 di stajo di segatura di legno, e spargi questo miscuglio sui cavoli e sulle altre piante assalite da tali insetti. In capo ad un’ora cotesti bacherozzoli spariscono; e se tornano a farvisi vedere, ciò non avviene se non dopo un mese; ond’è facile in tal caso lo scacciarneli di nuovo, ripetendo la medesima operazione.

Anche le ceneri d’erbaggi verdi sparse sulle piante distruggono infallibilmente i gorgoglioni che le travagliano.

Finalmente, allorchè si coltivano le piante per le quali non si deve risparmiare nessuna sollecitudine, si tiene per miglior partito l’uccidere i gorgoglioni colle dita, ovvero con un pennello di setole, od anche con una spazzola, il che torna ancor meglio.

639. Modo di distruggere le lumache. — La cenere sparsa sulla terra preserva le piante che ivi si trovano dalle lumache e in generale dagli insetti distruttori.

La calcina in polvere gettata sul terreno produce il medesimo effetto. L’uno e l’altro di questi processi servono ad un tempo d’ingrasso.

Allorchè si vogliono allontanare le lumache dagli alberi fruttiferi, si circondano con una corda di crine di cavallo, due o tre palmi da terra. Trattandosi di spalliere, s’inchioda al muro una simile corda, un palmo circa sopra terra. Le lumache, all’aspetto di queste corde, daranno volta, e se tentassero di superarle, ne rimarrebbero ferite.

640. Diverse maniere di distruggere o di allontanare le formiche. — Provvedi tabacco da fumare tagliato in piccoli pezzetti, spargilo negli armadi, nelle credenze, ne’ luoghi in somma frequentati dalle formiche, e in breve tempo ne le vedrai disparire. Ovvero, fa bollire della ruta nell’acqua, getta quest’acqua sul farmicolajo, o lava con essa le tavole e gli armadi ove sogliono concorrere le formiche, e non tarderai ad esserne totalmente liberato.

Un altro modo consiste nel mettere ne’ luoghi frequentati dalle formiche una scatola con entro qualche poco di zucchero o di miele, e chiusa con un coperchio su cui sieno praticati tanti forellini, per dove possano passare le formiche e andare a mangiare lo zucchero od il miele. Le formiche vi si riuniranno dentro in gran folla, e tu avrai comodo così di farne grandissima strage.

Si può anche mescolar dell’arsenico in polvere colla farina per avvelenare le formiche.

Se vuoi garantire gli alberi da questi insetti, stempera della fuliggine di forno in un bicchiere d’olio di canapuccia; impiastra tutto all’intorno il fusto dell’albero, e le formiche non vi si lasceranno più vedere.

Alcuni bioccoli di lana ben torti, e messi intorno al piede dell’albero, ne allontanano pure le formiche, massime se s’intinge la lana nell’olio di trementina.

641. Maniere di distruggere l’eruche o bruci. — Quando gli alberi si trovano per tal modo infestati dalle eruche, che tutte le foglie ne sieno rosicchiate, si ricorre a questo espediente. Si fa liquefare dello zolfo, e vi s’immergono de’ pezzetti di tela vecchia quadrati, larghi 5 o 6 pollici. Abbiasi cura che la detta tela sia bene distesa nello zolfo; e, subito che ne è intinta, si ritiri colle mollette, e si faccia sgocciolare. Questi pezzetti di tela così inzolfati, di cui si fa una provvisione proporzionata al numero degli alberi che si vogliono liberar dalle eruche, si ripongono onde servirsene al bisogno.

Allorchè se ne vuole far uso, si distendono sotto l’albero grossi panni, sì che la terra ne sia coperta tutto all’intorno: si assicura uno de’ pezzetti di tela inzolfata all’estremità d’una pertica munita d’un uncino, e questa tela vi debb’essere attaccata per l’estremità di uno degli angoli, per farne il risparmio che si possa maggiore. Indi si accende l’estremità opposta della tela; e si fa girare il fumo dello zolfo per tutte le parti dell’albero. Si veggono allora cadere i bruci a migliaja sui panni distesi sotto l’albero, alcuni morti, altri instupiditi. Si raccolgono e si abbruciano. Se l’albero è molto grande, egli è forza bene spesso ripetere l’operazione per due o tre giorni consecutivi. Ma è cosa mirabile il veder l’albero, in meno di cinque o sei giorni, ripigliar tutto il suo verde.

Si distruggono pure le eruche ed altri insetti che rodono le viti, accendendo all’intorno de’ focherelli di strame e di trucioli, dove vanno ad abbruciarsi i detti animaluzzi. Avverti però che questi focherelli s’hanno a fare in luoghi un po’ elevati, e in modo che non facciano in aria globi di fumo, perchè ciò impedirebbe che vi si accostassero le farfalle.

Giova altresì assai il seminar della canapa sull’orlo delle ajuole, imperocchè, guarentiti da un tal riparo, i tuoi legumi ed i tuoi fiori saranno sempre preservati dalle eruche e da altri insetti divoratori.

642. Modo di distruggere le vespe. — Si può farne morire gran numero, spalmando varii stacci di miele per attirarle a quel leccume, e quindi ucciderle versandovi sopra acqua bollente.

Scoprendo un vespajo, si dovrà inzuppare della stoppa nell’essenza di trementina: indi appiccarvi il fuoco, e introdurla così accesa nell’ingresso del vespajo stesso all’ora che le vespe ci si trovano tutte raccolte, ossia due o tre ore dopo il tramonto. In tal modo le vespe rimarranno soffogate.

643. Maniera di distruggere gli scarafaggi. — Munisciti di candele, il cui stoppino sia stato immerso in zolfo liquefatto, e che sia coperto di pece comune. Passa sotto gli alberi e lungo le siepi con siffatte candele accese in mano, fra le ore 9 dei mattino e le 3 pomeridiane ne’ mesi di maggio e di giugno. Indi fa scuotere i rami degli alberi con pertiche armate d’uncino; raccogli gli scarafaggi che cadranno giù in gran quantità, e abbruciali fra due strati di paglia.

Per distruggere le larve degli scarafaggi, s’innaffia la terra con una lisciva fatta con calce viva, fuliggine di camino e cenere di legno in dosi uguali, e proporzionata quantità d’acqua, che si lascia poi riposare per ventiquattr’ore.

644. Altre ricette per distruggere i bruci e gli altri insetti che rodono le piante. — La più semplice si è quella di polverizzare con fiori di zolfo le foglie delle piante o degli alberi sopra cui si scorgono le tracce de’ bruci e di altri insetti. A tale effetto bisogna rinchiudere i fiori di zolfo in un pezzo di tela o di mussolina, e scuoterlo poi sulle foglie e sopra i germogli. Si può anche far uso d’un fiocco da impolverare. Questa applicazione dello zolfo non solo è infallibile per distruggere i bruci, ma conviene ancora perfettamente alla natura delle piante e degli alberi sopra cui se ne fa uso. I peschi soprattutto ne provano un buon effetto.

Daremo qui la ricetta della sì vantata composizione del signor Tatin per far perire tutti gl’insetti distruttori de’ vegetabili. Togli: sapone nero, libbre 2 1/2; fiori di zolfo, libbre 3; funghi di bosco od altri, libbre 2; acqua, 30 boccali. Dividi l’acqua in due parti uguali, e versane l’una in una botte; stemperavi il sapon nero, e aggiungivi i funghi leggiermente soppesti: fa bollire l’altra porzione d’acqua per 20 minuti; prima dell’ebullizione, mettevi dentro lo zolfo avvolto in una tela rada, e attaccato ad un peso, perchè stia sul fondo. Durante l’ebullizione, dimena l’acqua con un bastone per far che la pigli colore, e di quando in quando premi coll’estremità del bastone medesimo il sacchetto che contiene lo zolfo; indi versa tutta l’acqua bollente nella botte; agita un istante col bastone, e fa lo stesso ogni giorno, finchè ne esali un vero fetore. Quanto più vecchia e marcia è questa composizione, maggiore è l’effetto che se ne ottiene. Serviti di essa per bagnarvi i rami al modo che ti tornerà più comodo.

Nondimeno e’ pare che ancor più efficace sia la calce. Per farne uso, riduci in polvere la calce recente, spargila replicatamente sulle piante infestate dagli insetti, ed in poco d’ora vedrai perire tutti quelli che ne saranno stati cospersi. Le piogge lavano poi le foglie e le gemme. L’uso di questo espediente richiede per altro qualche destrezza, e non è sempre affatto innocuo alle piante. Un latte di calce produrrebbe il medesimo effetto; ma imbianchirebbe troppo le foglie, e sarebbe più difficile il levarnelo via.

645. Maniera di scacciare o distruggere le mosche. — Quando si vuole impedire che le mosche imbrattino i legnami d’una stanza, i mobili, gli specchi, ecc., bisogna ungere questi oggetti in diversi luoghi con olio laurino: l’odore che esso tramanda mette in fuga le mosche.

Qualora siffatto mezzo non sia praticabile, si può cercar di distruggerle con mettere nella stanza parecchi piattelli spalmati di miele, dove le mosche si vanno ad invischiare.

Nelle cucine si suole appendere al soffitto qualche mazzo di parietaria, a cui s’attaccano le mosche.

Si trova pure in commercio una certa carta preparata con veleno, la quale s’inumidisce nell’acqua e si pone in un piatto ne’ luoghi ove sono le mosche. Queste si affollano sulla detta carta per succhiarvi una materia a loro grata che vi si contiene, e periscono tosto.

646. Maniera di liberare una stanza dalle zanzare. — Dopo aver chiuso le finestre della stanza senza portarvi alcun lume, ponvi, alcune ore prima d’andarvi a coricarti, una lanterna accesa, cui avrai avuto cura d’impiastrarne i vetri esternamente con miele stemperato nel vino o in acqua di rose; il lume attira a sè le zanzare, le quali s’appiccicano al miele in guisa da non potersene più svincolare.

647. Modi diversi per distruggere le cimici. — Ungi con essenza di bergamotta, servendoti d’un pennello, le commessure de’ legnami del letto, e le cuciture delle materasse o delle guarnizioni. Quest’essenza fa morire le cimici, distrugge le loro uova, e non altera punto il colore delle stoffe.

Ecco un altro modo: fa cuocere due manipoli di foglie di noce, o di mallo di noci verdi in un boccale d’acqua per mezz’ora; indi cola spremendo, e serviti della colatura per bagnarne tutte le parti del letto e i nascondigli di sì immondi insetti, i quali si morranno tosto. Hanno la stessa virtù le foglie ed i fiori di spigo, ed anche il vitriuolo.

Il modo poi di garantirsi dalle cimici, consiste in una estrema nettezza, e perciò in primavera si dovranno smontare i letti, lavarne i legnami, i ferri e la biancheria con acqua bollente: turare i buchi che si veggono nelle pareti, nelle soffitte, ecc., ed imbiancar colla calce o dipingere a olio tutto ciò che è suscettibile di tal preparazione.

Un mezzo già indicato da molto tempo, e che può tornare utilissimo soprattutto ai viaggiatori costretti a far dimora negli alberghi, si è di tenere una candela accesa in vicinanza del letto, ed all’altezza del medesimo; poichè le cimici fuggono dalla luce e si vanno a nascondere ne’ lor nidi.

648. Maniere di far perire le cimici e le pulci. — Piglia 2 o 3 once di stafisagria in polvere; mettine un poco in tutte le commessure de’ letti e nelle cuciture delle materasse, e in tutti i luoghi dove stanno cimici e pulci: in capo a 2 o 3 notti quest’insetti periranno e seccheranno.

Si può alla stessa guisa far uso di tabacco, di pepe e di resina d’euforbia ridotta in polvere.

Ne’ caldi estivi si getta sur un braciere di carboni accesi una mezz’oncia di gàlbano ed altrettanto d’assafetida. Levato le coperte, le materasse, i sacconi, e smontato tutto il letto, si tiene la camera ben chiusa. Bisogna far quest’operazione di buon mattino, e non aprir la camera prima di notte. Subito che s’alza il vapore delle droghe, le cimici cadono prive di moto; e se ve ne rimangono alcune vive, un giorno o due dopo si trovano ancor esse seccate: giova tuttavia, per cautela, rinnovare l’operazione. La quantità delle droghe da noi indicata, è bastante per una stanza di 8 braccia circa in quadro.

Invece del gàlbano e dell’assafetida, si può far uso d’una libbra di zolfo, il quale si pone in un vasetto sopra un braciere pieno di carboni ardenti, collocato in mezzo alla stanza. Per far quest’operazione, si procede in tutto egualmente a quanto abbiamo detto sopra, meno che prima di esporre lo zolfo sul fuoco, si dovrà portare in altra stanza le coperte e le lenzuola del letto, affinchè non contraggano ancora esse il puzzo dello zolfo.

Si fanno altresì perire le cimici abbruciando nelle camere que’ ritagli d’ugne di cavalli che cadono in terra quando il maniscalco li ferra.

Ancora vien proposto di pigliar sei aringhe affumicate, involgerle in pannolino, per non imbrattare le materasse, e metterle nel pagliericcio, 3 a capo del letto, e 3 da piedi.

649. Maniere diverse di far disparire e morire le pulci. — Una decozione di tribolo terrestre, o di persicaria, o di rovo, o di foglie di cavoli, allontana le pulci se si sparga per la casa.

Profumando la tua stanza con serpillo o pulegio, otterrai lo stesso effetto.

Oppure poni del tanaceto intorno al letto e fra le materasse.

Anche potrai impiastrare il legname del letto con una forte decozione di foglie d’ontano.

Se per caso s’introducesse una pulce nell’orecchio, è facile il farnela uscire, presentando vicino all’orecchio una candela accesa.

650. Modo di distruggere i pidocchi. — Quando non riesce col pettine di liberare da’ pidocchi la testa dei fanciulli, è d’uopo ricorrere alle sostanze oleose, od alle polveri acri, come per esempio la stafisagria, il tabacco, l’unghia odorata, ecc.

Quanto a’ pidocchi che infestano i quadrupedi, si può distruggerli cogli stessi mezzi, ovvero con decozioni di pepe.

Maggior difficoltà s’incontra a distruggere i pidocchi de’ volatili; non di meno si riesce nell’intento, ponendo cura di nettare diligentemente le loro gabbie, o pollaj, o collombaj, e quindi abbruciandovi qualche poco di zolfo, dopo d’aver chiuso esattamente gli usci, le finestre e tutti i buchi.

I pidocchi poi in generale non resistono all’azione delle preparazioni mercuriali.

Si può ancora uccidere i pidocchi per mezzo d’un linimento, con cui si unge la testa, e composto di un’oncia d’aceto, d’un’oncia di stafisagria in polvere, un’oncia, di miele, altrettanto di zolfo, e due once d’olio.

L’olio di lauro, di per sè solo, distrugge le uova loro, ed in breve tempo discaccia i pidocchi stessi.

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