617. Polvigli o guancialetti odorosi per la biancheria. — Togli rose seccate all’ombra, chiodi di garofano acciaccati, e noce moscada in polvere; mescola il tutto insieme, e serbalo in guancialetti ben chiusi. Abbi l’avvertenza di stropicciare il rovescio della stoffa de’ guancialetti con un poco di zibetto.
Potrai preparare altri polvigli nel modo seguente. Prendi: iride fiorentina, lib. 2; legno rosa, once 6; calamo aromatico, once 6; sandalo citrino, once 4; belzuino once 5; chiodi di garofano, once 1/2; cannella, once 1: riduci ogni cosa in polvere, e riempine i tuoi guancialetti.
618. Composizione per reintegrare le biancherie abbronzate. — Fa bollire 2 once di terra de’ purgatori in una mezzetta d’aceto; aggiungi poi un’oncia di pollina, 1/2 oncia di sapone in pane, e il sugo di due cipolle, in modo che il tutto pigli una certa consistenza. Versa questa composizione sulle parti danneggiate; e, il suo effetto sarà quello di reintegrarle in tutta la loro primiera bianchezza, fuorchè non fossero totalmente riarse, e consumati i fili del tessuto.
619. Maniera di conservare le lane, le piume, ecc. — Esponi prima al calore del forno, dopo cavatone il pane, i detti oggetti; indi mettili in luogo asciutto e arioso, e rivoltali tutti i giorni. S’impedisce che le lane e le piume diventino preda degli insetti, lavandole in acqua di sapone, e poi in più acque limpide, ed esponendole d’inverno al massimo freddo, dopo averle ben bene scamatate.
Dove facesse bisogno di purgar le lane, le si lascino per qualche giorno immerse in 16 boccali d’acqua fredda, in cui siasi fatto sciogliere lib. 2 d’allume ed altrettanto di cremore di tartaro: indi si lavino e si facciano asciugare.
620. Modo di preservare le stoffe dalle tignuole e da altri insetti. — Si preservano le stoffe da quest’insetti col mettere alcuni pozzetti di canfora chiusi in pannolino negli armadi dove si ripongono i panni, gli abiti, ecc.
Le erbe aromatiche, come a dire la menta, lo spigo, ecc. sono pure un buon preservativo contra le tignuole.
621. Maniera di garantire la lana e le pellicce dalle tignuole. — Dà una leggier mano di spirito di tre-mentina sopra varii fogli di carta, e colloca questi fogli a rovescio sui mobili ed arnesi infestati dalle tignuole: questi insetti morranno subitamente.
Si può anche aspergere le pellicce o i panni lani, come pure le cassette ed i forzieri che li racchiudono, col medesimo spirito di trementina. Basta poi esporre le stoffe all’aria per far svanire l’odore disgustoso di questa materia.
622. Maniera di rendere assai solide le stoviglie di terra. — Se vuoi che le tue stoviglie divengano sì solide da resistere lungo tempo al fuoco, le impiastrerai ester-namente, quando sono nuove, con argilla stemperata, che- farai poi seccare, e quindi vi darai sopra una mano d’olio di linseme.
623. Maniera di rendere meno fragile la majolica e la porcellana. — Questa maniera consiste nel mettere i vasi o altro di majolica e di porcellana in una lisciva di cenere ordinaria, che poi si deve far bollire per una o due ore. I sali della cenere s’incrosteranno dentro ai pori della majolica o della porcellana, le renderanno più compatte, e preserveranno il loro smalto da tutte le screpolature che potrebbero lor cagionare un calor troppo forte.
624. Apparato per impedire che geli l’olio nelle lampade. — Affinchè, durante la rigida stagione, la lampada non si spenga per il congelarsi dell’olio, si metterà in pratica il seguente ritrovato. Dal recipiente che contiene l’olio si farà sortire una lamina di rame della larghezza d’un dito, e sufficientemente grossa; l’estremità di questa lamina, che sarà molto più larga, dovrà essere ripiegata a gomito ed andare a terminare sulla fiamma della lampada ad un’altezza conveniente, acciò non le arrechi impedimento. Questa lamina ricevendo il calore lo trasmette nel recipiente dell’olio, d’onde scaturisce, e così evita che la fiammella si smorzi allorchè la lampada si trova nella temperatura di gelo.
625. Candele di sevo di maggior durata. — Per fare che le candele facciano una buona riuscita, devesi aver l’attenzione che il sevo non sia puzzolente; quello dei rognoni è il migliore. Si prendano 8 libbre di sevo, metà di bue e metà di montone o di capra, e si fonda in una caldaja a fuoco di carboni, con due libbre d’acqua. Allora quando si sarà liquefatto, si passi attraverso una tela, e ciò fatto si torni a liquefarlo con altrettanta acqua di quella indicata, aggiungendovi mezz’oncia di salnitro, mezz’oncia di sale ammoniaco, ed un’oncia di allume calcinato.
Fa bollire questo miscuglio fino a che non farà più bolle, e che la superficie si osservi unita, mostrandosi in mezzo una macchia lucida della grandezza di uno scudo. Decanta quindi leggiermente , togliendone il sedimento o grasso precipitato, e di nuovo fa liquefare il sevo per impiegarlo nella formazione delle candele.
Il lucignolo deve essere composto metà di cotone e metà di filo; e prima di metterlo nelle forme, immergilo in una soluzione di sevo e canfora. È utile altresì il saturare i lucignoli, prima di tutto, in canfora disciolta nello spirito di vino, e poi immergerli in un miscuglio di cera o sevo.
Le qualità particolari di queste candele sono, che non hanno bisogno d’essere spesso smoccolate, spandano una luce assai viva, e sono di maggior durata.
626. Cera da scarpe impermeabile. — Prima di tutto bisogna che le scarpe o stivali non abbiano alcun buco. Togli dunque, once 4 di sevo; once 2 di sugna; once 1 di trementina; once 1 di cera gialla, e once 1 d’olio d’oliva: fa liquefare il tutto insieme, e mescola ben bene. Scalda leggiermente le scarpe o gli stivali che vuoi rendere impermeabili: ungili così caldi colla detta composizione, servendoti della palma della tua mano, finchè il cuojo si sia imbevuto di tutto il liquido che può ricevere: e lasciali così per una notte. Il dì seguente le tue scarpe o i tuoi stivali ti parranno un po’ tenaci; ma il calore del piede li renderà in breve morbidi come lo erano prima dell’operazione. Con un calzamento così preparato, si può camminare un giorno intiero nell’acqua, senza che il piede soffra la minima umidità.
627. Lustro da scarpe. — Per prepararlo all’uso inglese in pasta, piglia once 1 1/2 di nero d’avorio, e denari 8 di gomma arabica; mescola e macina con once 2 1/2 di melassa, e 3 cucchiaiate di birra o d’aceto debole. Indi aggiungi un cucchiaio d’olio d’oliva; mescola di nuovo, e finalmente versa nel miscuglio 20 denari di acido solforico, che incorporerai co’ primi ingredienti dimenandolo ben bene.
Qualora ti piaccia avere il lustro suddetto liquido, non hai a far altro che mettervi una mezza bottiglia di birra, invece delle 3 cucchiajate che abbiamo detto sopra; ma avverti di versarla nella pasta a poco a poco, dopo l’azione dell’acido solforico.
Nell’un caso e nell’altro, per servirsene, si distende colla spazzola un lieve strato di lustro sulla scarpa o sopra lo stivale, e si fa quindi seccare fregando la pelle in su e in giù e rapidamente con un’altra spazzola un poco più dura. Questo lustro, come tutti quelli in cui entra l’acido solforico, inaridisce la pelle, e a lungo andare l’abbrucia. Si rimedia a quest’inconveniente, dando tutti i mesi alle scarpe una mano d’olio di pesce, dopo aver lavato la pelle con una spazzola bagnata nell’acqua.
Il lustro seguente è da preferirsi per ogni rispetto ai già indicati: Piglia once 1 di galla acciaccata; once 1 di campeggio tagliato a piccoli pezzetti; fa bollire in 2 boccali di vin rosso fino alla riduzione della metà, e passa per pannolino. Versa nella colatura libbre 4 d’acquavite, libbre 1 di gomma arabica, altrettanto di zucchero, ed once 1 di vitriuolo di ferro; lascia stare in infusione tutti questi ingredienti fino a perfetta soluzione, che potrai accelerare con lento fuoco, e avendo cura di dimenare sovente il miscuglio.
Questa composizione liquida si conserva in bottiglie ben turate, e se ne fa uso distendendola sulle scarpe o sugli stivali con un pennello a lunghi peli.
628. Modo d’estinguere il fuoco ne’ camini. — Appena t’accorgi essersi appiccato il fuoco al tuo camino, chiudine la bocca con una coperta da letto umida. Venendo per tal guisa impedito al camino di tirare aria dal basso, la fuliggine si spegne senza difficoltà ed in pochi momenti.
629. Modo di estinguere il fuoco appiccatosi agli abiti. — Quando il fuoco si è appiccato agli abiti d’una persona, la positura più pericolosa è quella di stare in piedi, poichè la fiamma tende sempre ad innalzarsi. Qualora questa persona si trovi sola, e non le possa riuscire di spegnere il fuoco che le serpeggia intorno, il miglior partito da prendere è di gettarsi per terra e ruzzolarsi; se il fuoco non si estingue, per lo meno diminuisce e rallenta l’azione sua. Ma chi abbia tempo d’avvilupparsi la testa e il corpo in un tappeto od in una coperta di lana grossa, si troverà quasi sul momento liberato da ogni pericolo.
630. Modo di togliere il rancido all’olio. —Pesta 3 once di carbone per ogni libbra d’olio che vorrai depurare; colloca questa polvere di carbone in fondo di un recipiente, e versavi sopra l’olio rancido. Dopo due o tre giorni passa per panno lano, ed avrai un olio chiaro e senza odore.
Quando l’odore di rancido è poco sensibile, si può farlo sparire col mettere l’olio in una bottiglia unito ad una certa quantità d’acqua, e coll’agitare fortemente il miscuglio. Si ripete due o tre volte quest’operazione; indi si separa l’olio dall’acqua.
631. Modo di fare il burro sul momento. — Basta che tu versi il latte (alcune ore dopo che è stato munto) in bottiglie che agiterai fortemente. Avverti però che non sia stata tolta al latte la crema; come pure osserverai di non farne piene che fino a metà, o poco più, le tue bottiglie. Formati che si saranno i grumetti, gittali sopra uno staccio, lavali, riuniscili insieme, ed eccoti il burro il più fine e delicato che aver si possa.
632. Ciriege nell’acquavite. — Piglia ciriege ben mature e sanissime; taglia via la metà del loro gambo; fa con uno spillo un foro ad ogni frutto; poni le tue ciriege così preparate in un vaso di vetro adattato; versavi sopra tanta acquavite, che i frutti ne rimangano ben coperti, e se, per esempio, ne impieghi un boccale, aggiungivi una mezza libbra di zucchero; metti in un sacchetto di tela alcuni chiodi di garofani, un po’ di cannella in canna, un pizzico di coriandoli, due foglie di macis e qualche grano di pepe; lascia riposare questo sacchetto sopra le ciriege; chiudi bene il recipiente, e dopo sei settimane o due mesi ritirane gli aromati. Le ciriege così preparate si conserveranno per lunghissimo tempo.