764. Bagni aromatici. — Fa bollire in sufficiente quantità d’acqua di fiume, una o parecchie delle seguenti piante: lauro, timo, rosmarino, serpillo, maggiorana, origano, spigo, abrotano, assenzio, salvia, basilico, menta, viole doppie, melissa, anice, finocchio, ecc. Allorchè ti parrà che questo decotto sia sufficientemente carico, dovrai colarlo, o aggiungere alla colatura un poco d’acquavite semplice o canforata.
Questo bagno è eccellente per fortificare le membra, dissipare i dolori provenienti dal freddo, e promuovere la traspirazione.
765. Bagno di bellezza. — Togli: libbre 2 d’orzo mondato; libbre 1 di riso; libbre 3 di farina di lupini; libbre 8 di crusca; e 8 manipoli di borraggine e di viole doppie; fa bollire ogni cosa in sufficiente quantità d’acqua di fiume, e passa il liquido per istaccio.
Questo bagno è ottimo per nettare ed ammorbidire la pelle.
766. Acqua d’Arcangelo di Lorena. — Acciacca 4 denari di cannella, altrettanto di macis, ½ oncia di coriandoli, 8 denari di semi d’angelica, e 4 denari di anici: aggiungivi il sugo e la scorza, di due cedri, e 16 once di zucchero in pani. Lascia il tutto in infusione per quattro giorni in 3 mezzette d’acquavite, allungata con 3 quartucci d’acqua bollente; colorisci e feltra.
767. Acqua di bellezza. — Piglia un boccale d’acqua di fiume, ed una mezzetta d’acqua di rose; togli indi una libbra di biacca da belletto ben macinata, aggiungila alla mistura delle suddette acque, ed agita ben bene il tutto, massimamente quando ne vorrai far uso.
768. Acqua d’angelica. — Togli mezz’oncia di angelica, altrettanto di cannella, 1/4 d’oncia di chiodi di garofani, il simile di mastice, di coriandoli e d’anici verdi, oltre 1/2 oncia di legno di cedro; infrangi tutte queste sostanze in un mortajo ; quindi mettile in infusione per 24 ore in sufficiente quantità d’acquavite; poi distilla a bagnomaria. Abbi in pronto nuova acquavite, e versala sopra l’essenza ottenuta mediante la distillazione; aggiungi ambra, muschio e zibetto, ed avrai l’acqua d’angelica.
769. Acqua delle Barbade. — Piglia gambi d’angelica, once 8 (quando sono verdi bastano la metà); coriandoli, once 4; cannella sminuzzata, once 2. Lascia il tutto in infusione per otto giorni in 4 boccali d’acquavite e 2 boccali di vino moscadello; poscia aggiungi tre once di zucchero, e feltra.
770. Acqua di Colonia. — Piglia 8 boccali di spirito di vino, una mezzetta d’acqua di rose, ed altrettanto d’acqua di fior d’arancio; uniscivi:
Essenza di bergamotta | Once | 6, | ||
Tintura di belzuino | » | 2, | ||
Essenza di cedro | » | 2, | ||
Fiori d’arancio | » | 1, | ||
Essenza di rosmarino | Den. | 12, | ||
Anice stellato | » | 12, | ||
Olio essenziale di garofani | » | 6. |
Distilla il tutto fino a che ne avrai tratto circa 8 boccali, e poni il resto in disparte, per impiegarlo in altri usi. Aggiungi al prodotto della tua distillazione 4 once così di spirito di rose, come di spirito di gelsomini e di spirito di fiori d’arancio, 3 quartucci di acqua di melissa, e 2 once di tintura di balsamo tolutano.
771. Altra ricetta per far l’acqua di Colonia. — Piglia 85 libbre di spirito di vino rettificato, 9 libbre di spirito di rosmarino, 6 libbre d’acqua di melissa composta, 6 once d’essenza di bergamotta, 3 once d’essenza di fior d’arancio, mezz’oncia d’essenza di cedrato, 20 denari d’essenza di rosmarino; metti tutti questi ingredienti in una grossa bottiglia, e rettifica a bagnomaria a fuoco lentissimo.
772. Altro modo di far l’acqua di Colonia. — Piglia 32 libbre di spirito di vino, 8 libbre di spirito di rosmarino, 6 libbre d’acqua di melissa composta, 4 once di essenza di bergamotta, 10 denari di essenza di fiori d’arancio, un’oncia d’essenza di cedrato, 14 denari d’essenza di rosmarino: chiudi tutti questi ingredienti in un gran vaso, ed agita ben bene il miscuglio.
773. Acqua cosmetica e odontalgica. — Fa sciogliere in 2 boccali di buon spirito di vino, ed in 16 once d’acqua di rose, un’oncia e mezzo di belzuino, ed altrettanto d’incenso e di mastice; aggiungi gomma arabica, garofani, cannella, mezz’oncia per sorta, 4 grani di muschio, 3 denari di fieno greco, e 2 once di pinocchi e di mandorle dolci. Pesta bene cotesti ingredienti, mischiali insieme esattamente, e distilla a bagnomaria a fuoco lento, finchè ne abbi tirato 5 quartucci d’un’acqua che conserverai diligentemente in boccette ben chiuse.
Quest’acqua è ottima per la carnagione; ne toglie le grinze, e rende bellissima la pelle. Ha pure la virtù di far divenire bianchi i denti, e di levarne il dolore; corregge il cattivo alito, e rassoda le gengive.
774. Acqua dentifricia. — Piglia: acquavite a 21 gradi, grammi 128; sotto-carbonato di potassa (sal di tartaro), grammi 2; tintura di garofani e di cannella, 20 gocce di ciascuna. Mescola esattamente, affinchè la potassa formi una specie di saponello co’ principii oleosi volalili. Il riposo chiarifica questo liquore.
Quando vuoi pulirti i denti e la bocca, mischia una parte di questo liquore con quattro parti d’acqua. Esso giova a impedir la carie de’ denti, ed a farne cessare il dolore.
775. Acqua divina. — Versa tre boccali di spirito di vino rettificato in una vettina di grès, 4 denari di olio essenziale di cedro, altrettanto d’olio essenziale di bergamotta, e 9 once d’olio essenziale di fior d’arancio coobato. Mescola ben bene il tutto; indi fa un sciroppo a freddo, facendo sciogliere 5 libbre di zucchero in 5 boccali d’acqua; aggiungi questo sciroppo al miscuglio precedente: rimestalo ancora ben bene; e se in capo a 3 o 4 giorni il tuo liquore non è ancora chiarito, è d’uopo feltrarlo.
Alcuni compongono un’acqua divina, prendendo sem-plicemente 2 boccali di spirito di vino, 40 once d’acqua di fior d’arancio coobata, 3 boccali d’acqua di fonte, e 4 libbre di zucchero; e feltrano allorchè lo zucchero si è sciolto.
776. Acqua odorifera germanica. — Fa macerare per 8 giorni in 2 boccali di buon aceto, 2 pugni di fiori di spigo, altrettanto di rose rosse, ed egualmente così di rose salvatiche, o diremo canine, come di fiori di sambuco. Durante il tempo di questa prima infusione, poni in una cucurbita di vetro la scorza di 4 cedri, 2 pugni di maggiorana, ed altrettanto di mughetto e di fiori di spigo: versa sopra tutti questi ingredienti una libbra e mezzo di acqua rosa della migliore, e 3 libbre d’acqua di fiume: adatta il cappello della cucurbita, che porrai in bagnomaria; parimente adatta un matraccio al cappello; luta bene le giunture, e dopo due giorni accendi il fornello, e distilla rapidamente, finchè ne abbi tirato un boccale di liquore.
Togli quindi un pugno di serpillo, ed egualmente di basilico e di timo; 4 pizzichi di fiori di spigo, ed altrettanti di rose rosse, di spiganardi e d’origano; mezz’oncia di radice d’iride fiorentina, ed il simile di cannella; 10 denari di chiodi di garofani, e pari dose di macis, di belzuino e di storace così calamita, come liquida; 7 denari di laudano; mezz’oncia di asfalto; e finalmente 2 denari d’aloè succotrino. Pesta od acciacca in un vaso di grès tutte queste droghe ben monde e sminuzzate; versavi sopra la prima infusione d’aceto, come pure l’acqua odorosa semplice che hai distillato: aggiungi un boccale di buon moscadello: rimesta bene il tutto, e lascialo in macerazione per 15 giorni: poi versa l’infusione in una cucurbita di vetro o di metallo; adatta il cappello, metti il lambicco in bagno d’arena, aggiungi un matraccio un po’ grande, luta bene le giunture, e comincia la tua operazione con fuoco da principio assai tenue, che andrai successivamente accrescendo, finchè le gocce si tengano dietro l’una all’altra rapidamente. Siccome le prime gocce potrebbero essere non altro che pura flemma, le riverserai nella cucurbita; ma tosto che esaleranno un odor vivo e grato, luterai bene il matraccio col cappello, e continuerai la distillazione fino a che avrai ottenuto un boccale e mezzo circa di liquore odorifero, che poi rettificherai in lambicco di vetro, finchè n’abbi circa un boccaled’acqua germanica, che serberai in bocce di cristallo.
Quest’acqua, tanto vantata nella farmacopea d’Augusta, è penetrante, incisiva, e maravigliosa per ricreare gli spiriti vitali, esilarare il cuore, e dissipare le forti emicranie, i vapori contagiosi causati dall’aria cattiva, ecc.
777. Acqua della regina d’Ungheria. — Empi una cucurbita di fiori d’arancio, di foglie e di cime di rosmarino, fino a due terzi, e piuttosto meno che più; versavi sopra spirito di vino rettificato, tantochè galleggi un buon dito circa sopra il rosmarino; copri la cucurbita col suo cappello; metti il lambicco in bagnomaria, e distilla lentissimamente. Se il tuo spirito di vino è perfettamente rettificato, ne ritirerai press’a poco la medesima quantità di spirito aromatico, che rettificherai qualora lo giudichi a proposito.
L’acqua della regina d’Ungheria è un sovrano rimedio contro tutte le malattie così dette fredde del cervello, i reumatismi, le gotte, i mali di testa, di denti, d’orecchi, le vertigini, le sordità, le contusioni, le ostruzioni del fegato, e va discorrendo. Si usa darla internamente da un denaro fino a tre denari nel vino od in un’acqua appropriata all’indisposizione dell’ammalato. Ancora si può, in certi casi, inspirarne alcune gocce per le vie del naso; e, inzuppatone de’ piumacciuoli, metterli sulle tempie e sopra le suture del cranio. Di questo medesimo apparecchio si fa uso ne’ casi di reumatismi, contusioni, flussioni, come pure d’intorno agli occhi per fortificare la vista, e nelle orecchie per alleviare i mali che le tormentano.
778. Acqua senza pari. — Prendi 8 libbre di spirito di vino rettificato, 10 denari d’olio essenziale di bergamotta, 18 denari d’olio essenziale di cedro, ed 8 once d’acqua della regina d’Ungheria (num. 777); mescola bene insieme questi liquori in una cucurbita di vetro, mettila in bagnomaria d’arena, adatta un cappello ed un recipiente, e distilla a fuoco lentissimo, infino a che n’abbi tirato quasi la medesima quantità d’acqua senza pari, quanta era quella dello spirito di vino e dell’acqua della regina.
779. Acqua di fioraliso. —Togli a discrezione fiori di fioraliso col loro calice; soppestali e mettili a macerare per 24 ore in ragionevole quantità d’acqua di neve; poi distilla a fuoco d’arena moderato.
Alcuni la raccomandano unita al muschio, al belzuino od a fiori d’arancio, per render florida la carnagione del viso, massime se vi si aggiunga un cotal poco di latte verginale (num. 799).
L’acqua di fioraliso è un eccellente rimedio nelle ottal-mie con rossezza, nelle cispità, e in tutti i casi in cui si tratta di rischiarar la vista e di fortificarla. Mescolata con sufficiente quantità di canfora e di zafferano, ha virtù di calmare un’infiammazione.
780. Acqua di millefiori. — Nel mese di giugno metti alternativamente in una larga cucurbita di vetro, fino a due terzi, i varii strati dì fiori e di sterco di vacca bene odoroso, raccolto di fresco ne’ prati, seccato e polverizzato; indi va successivamente spruzzando questi strati con sufficiente quantità di rugiada distillata il mese avanti; ricopri la cucurbita col suo cappello di vetro, luta con diligenza le commessure, e procedi alla distillazione al calore d’un cocente sole di estate, fintantochè ne sia press’a poco svanita l’umidità: prima che levi il sole, togli il luto a’ tuoi vasi, butta via come cosa inutile ciò che sarà rimasto nella cucurbita, riempila così fino a mezzo, ed anche un po’ meno, di fiori novelli messi a strati come la prima volta; distilla nuovamente all’arder del sole tutta l’umidità; poi leva il luto, innanzi che sorga il sole: questa volta non vuoterai la cucurbita; basta che tu la riempia fino a due terzi d’ogni sorta di fiori aromatici, senz’aggiungervi nè acqua di rugiada, nè sterco di vacca; coprila col suo cappello, accomoda il recipiente, e distilla fino a siccità, sempre all’ardor del sole, od a bagno di vapori se il sole non fosse caldo abbastanza. A ciascuna operazione avverti di tramutar l’acqua del recipiente in boccia ben chiusa, e quindi la rettificherai al modo che noi additiamo per l’acqua di melissa (num. seguente).
781. Acqua di melissa. — Piglia: cannella, once 8; cardamomo co’ suoi baccelli, once 6; anice recente, once 6; chiodi di garofano, once 4; coriandolo, once 8. Acciacca queste droghe in un mortajo di marmo, e poi gettale in un vaso di grès; aggiungi la scorza di 8 cedri, 3 quartucci di coccole di ginepro acciaccate, 12 manipoli di melissa che sia in tutta la sua forza, un mezzo manipolo d’assenzio, 6 manipoli di cime di rosmarino, altrettanti di salvia, maggiorana, timo, isopo ed angelica, di cui piglierai solamente le costole. Tagliuzzate che avrai tutte queste piante, mettile nello stesso recipiente, e versavi sopra 12 boccali d’acquavite; dopo otto giorni d’infusione porrai il tutto nel lambicco, e distillerai a bagnomaria.
Tirato che n’abbi 8 boccali circa, rimettili nella cucurbita, mantenendo sempre il fuoco al medesimo grado; ma poco dopo lo andrai scemando in guisa che l’acqua aromatica non cada più nel recipiente, fuorchè a gocce precipitate.
Continua a questo modo la tua distillazione fino a tirarne poco più di 5 boccali; tramutali allora di recipiente, e potrai ancora tirarne un boccale circa d’un’acqua leggiermente spiritosa, ma non priva di virtù.
Rettifica i primi 5 boccali, versandoli in una cucurbita di vetro collocata in bagno d’arena, e poi distillando a moderatissimo fuoco. Tirato che avrai 5/6 dei 5 boccali, lascerai spegnere il fuoco; esporrai il prodotto al sole per fargli perdere l’odore d’empireuma, ovvero immergerai per 6 o 7 ore il matraccio in ghiaccio pesto, a cui mescolerai una terza parte di sal comune; dopo di che verserai la tua acqua di melissa, in bocce a proposito.
782. Altra ricetta per l’acqua di melissa. — Otterrai un’acqua di melissa d’un odore più grato della precedente, ma forse men salubre, preparandola a questo modo. Togli once 4 di scorze di cedro; once 2 di noce moscada; once 8 di coriandolo; once 2 di chiodi di garofani; altrettante di cannella; ed once 1 di radice d’angelica secca. Acciacca e pesta ben bene il tutto; aggiungi 16 once di melissa in fiore e recente, che taglierai in piccoli pezzettini, e lascia il tutto in infusione per lo spazio di 5 o 6 giorni in libbre 10 1/2 di spirito di vino rettificato. Indi distilla a bagnomaria fino a siccità; tira libbre 10 1/2 di spirito aromatico; rettificalo a bagnomaria in un lambicco di vetro; tirane non più di 9 libbre d’acqua di melissa; immergi il prodotto in un miscuglio di ghiaccio pesto e di sal comune, e lasciavelo stare 7 od 8 ore avanti di riporlo nelle tue bocce, che turerai con tappi di cristallo smerigliati.
L’acqua di melissa è tenuta in gran pregio; si vuole ch’ella sia un sovrano rimedio ne’ casi d’apoplessia, di letargia, d’epilessia. È pure ottima per le coliche, per la soppressione de’ mestrui e delle orine. Si suole amministrarla a cucchiaj, pura od anche mescolata con un bicchier d’acqua, secondo lo stato in cui si trova il malato.
783. Acqua di fior d’arancio. — Per far quest’acqua, conosciuta anche sotto il nome d’acqua nanfa, pesta 25 libbre di fiori d’arancio freschi e ben mondati; mettili a fermentare per 24 ore in vaso coperto; indi involgili in pannolino, e premili fortemente per farne uscire tutto il sugo. Ne tirerai circa 4 boccali. Allora devi mondare altre 4 libbre di fiori, che getterai nel lambicco insieme col succo dei primi. Distilla a bagnomaria con fuoco assai vivo, affinchè l’acqua fili liberamente. Tirato che ne avrai poco più di 2 boccali e mezzo, cessa la tua operazione.
L’acqua di fior d’arancio ottenuta in questo modo vantaggia tutte quelle che si fanno ordinariamente. Avverti di separarne l’olio essenziale che nuota sulla sua superficie, per serbarlo a parte in boccette.
784. Acqua di rose. — Se vuoi avere dell’acqua di rose sopraffina, devi cogliere nella buona stagione un’eguale quantità di roselline bianche damaschine e di rose rosse: pesterai insieme 3/4 di ciascuna di queste specie di rose; e dopo tre o quattro ore le metterai in pannolino sotto allo strettojo per ispremerne il succo. Pesta allora il rimanente de’ fiori, mescolavi il succo ottenuto, e metti il tutto nel lambicco per distillarlo a bagnomaria con fuoco vivo. È d’uopo che l’acqua coli a goccia a goccia, non già a filo. Allorchè ne avrai tirato quanto la metà del succo, estingui il fuoco.
Nello stesso modo si procede per ottenere le acque di garofano domestico, di giglio, di gaggia, di gelsomino, di mughetto, ecc., ed altresì per avere le acque dei frutti sugosi.
785. Acqua essenziale di rose. — Raccogli, due ore dopo levato il sole, quanto basta di rose bianche e semplici per poterne spremere 5 libbre di succo, che otterrai pestandole in mortajo di marmo, lasciandole riposare cinque o sei ore allorchè sono ridotte perfettamente in pasta; e finalmente mettendole sotto allo strettojo, ovvero strizzandole in un pannolino forte ed assai fitto. Poni in questo succo libbre 5 di rose allor colte, aggiungendovi qualche pizzico di sale comune. Dopo 24 ore d’infusione, versa tutto in un lambicco di vetro, adatta il cappello, e distilla a bagnomaria, cominciando con fuoco dolcissimo, e quindi accrescendo a poco a poco la sua azione, finchè le gocce si succedano continue, avendo però l’occhio a non lasciar che le rose s’abbrucino.
Ottenuta che avrai un’oncia d’acqua essenziale, non continuerai l’operazione se non infino a tanto che l’acqua che ne uscirà sarà ancora molto odorosa. S’ella non fosse così odorosa come la prima, la riceverai in un recipiente, giacchè quest’acqua sa ordinariamente d’empireuma. Ma le si fa perdere simile odore, lasciandola stare alcuni giorni al sole in un vaso leggiermente turato con un pezzo di carta. Tuttavia ella è sempre inferiore alla prima, che è la sola acqua essenziale di rose.
Si otterrebbe l’acqua semplice di rose, qualora si continuasse l’operazione senza interromperla, cioè non separando i liquori che colano nel lambicco, ma tirandone lib. 2 1/2 di seguito, prima di lasciare che il fuoco si estingua.
786. Acqua rosa coobata. — Riempi un lambicco di rose centifoglie; pigiale con un pestello, e versavi sopra tant’acqua quanta ve ne può stare; ricopri col cappello, il cui refrigerante sarà pieno d’acqua fredda; accendi il fuoco, che regolerai in modo da renderlo di temperato calore, e mantienlo in tale stato finchè il liquore venga giù filando nel recipiente.
Un lambicco carico di 50 libbre di rose e d’incirca 25 boccali d’acqua, dà 4 boccali d’acqua rosa coobata.
787. Acqua di gelsomini. — Piglia una libbra di olio di gelsomini, versalo sopra mezza libbra di spirito di vino; agita ben bene il miscuglio nel recipiente, e chiudilo esattamente. Il liquore si farà torbido e latticinoso: esponilo al gelo; l’olio si rappiglierà, e lo spirito di vino si separerà dopo d’essersi imbevuto di tutto lo spirito rettore del gelsomino. Indi riporrai questo spirito in una boccia, che chiuderai col suo tappo di cristallo.
Si ottiene altresì l’acqua di gelsomini mediante il processo indicato per l’acqua di rose (num. 784).
788. Acqua di spigo. — Riempi un vaso di grès infino a due terze parti di fiori di spigo grossamente mondati, ma sì però che non ci restino nè steli nè foglie; versavi sopra quanto basta di spirito di vino ben rettificato: lascia durar l’infusione per 8 giorni, e poi distilla a bagnomaria a gocce precipitate per ottenere all’incirca tant’acqua di spigo, quanto era lo spirito di vino impiegato nell’infusione. Caso che il prodotto non sapesse abbastanza di spigo, potrai rettificarlo per mezzo d’una seconda distillazione, procedendo esattamente come per la prima; cioè, verserai lo spirito di spigo sopra nuovi fiori, lascerai durare l’infusione alcuni giorni, e indi distillerai nel modo che abbiam detto.
789. Acqua di viole mammole. — Piglia once 4 di radice d’iride fiorentina, e, dopo averla acciaccala, infondila in libbre 2 1/2 di spirito di vino rettificato. Dopo 15 giorni d’infusione, feltra per carta sugante, e serba questa tintura in bocce ben chiuse.
790. Acqua per le gengive. — Togli: cannella fina, once 1; chiodi di garofani, denari 10; rose rosse, denari 12; crescione, once 8; coclearia, once 4; scorza di due limoni; alcoole, libbre 2. Pesta tutto ciò che ha da esser pestato; lascia digerire per 24 ore in un vaso di vetro, e quindi distilla a bagnomaria.
Si prepara un’altr’acqua per le gengive nel seguente mo-do. Prendi: cannella in polvere, denari 6; chiodi di garofani, denari 1 1/2; allume di rocca, denari 12; versavi sopra libbre 2 d’acqua bollente; raffreddata che sia quest’acqua aggiungi: acqua di piantaggine, once 6; acqua di fior d’arancio, denari 12; essenza di cedro, denari 6; alcoole, once 6: lascia digerire il tutto insieme per 24 ore; feltra e serba il liquore feltrato in bottiglie.
791. Essenza di gelsomini. — Inzuppa de’ fiocchi di cotone in olio di been, il quale ha la proprietà di non divenir stantìo; disponi sopra uno staccio di crine un suolo di gelsomini, ed un suolo de’ suddetti fiocchi di cotone; e così di mano in mano finchè lo staccio sia colmo, e coprilo bene. Dopo 24 ore leva via i fiori ed il cotone; rimettilo nel medesimo staccio con altri fiori; e ripeti quest’operazione, finchè i fiocchi di cotone sieno bene impregnati dell’odore del gelsomino. Allora mettili sotto allo strettojo, e cavane l’olio, il quale è molto aromatico, e conserva lungamente la sua fragranza, purchè lo si chiuda bene nelle boccette.
792. Essenza di rose. — Abbi in pronto una grossa bottiglia di vetro larga di collo; mettivi nel fondo un suolo di foglie di rose, poi un suolo di zucchero in polvere, poi un altro suolo di rose e, sempre continuando in tal modo, riempi la bottoglia, e fa che lo zucchero formi l’ultimo suolo. Per ogni mezza libbra di foglie di rose bisogna impiegare libbre 1 1/2 di zucchero. Ciò fatto, chiudi perfettamente la bottiglia con sughero e cartapecora bagnata; lasciala stare al sole tre giorni; e, sciolto che sia lo zucchero, passa l’essenza ottenuta per istaccio fine senza premere, e ricevila in un altro vaso, che turerai esattamente e serberai per dare l’odore e il sapore di rosa alle tue preparazioni alimentari.
793. Essenza di fior d’arancio. — Due ore dopo che è levato il sole, ed in un giorno sereno ed asciutto, raccogli 6 libbre di fiori d’arancio; mondali foglia per foglia, buttando via gli stami ed i pistilli; metti le sole foglie in una vettina di grès con due pugni di sal comune ed un boccale d’acqua; lascia il tutto in infusione per 24 ore; indi versa l’infusione in una cucurbita di metallo, il cui refrigerante non sia punto elevato; luta esattamente le giunture; metti il lambicco in bagnomaria; adatta il serpentino, e riempilo d’acqua fredda nel mentre che metti dell’acqua tiepida nel refrigerante, avvertendo di lasciare una piccola apertura al luogo dove luterai l’orifizio del matraccio, per dare sfogo all’aria che si potrebbe sviluppare durante l’operazione. Quindi distilla a fuoco gagliardo, e tira 2 once o poco più di liquore. Esamina se l’acqua che distilla nel recipiente è cosi odorosa come quella che si trova nel matraccio. Quest’acqua sarà l’essenza, che è a dir l’olio essenziale di prima qualità.
Se tu volessi aver soltanto acqua coobata di fior d’arancio, non ne ritirerai l’essenza, e continuerai l’operazione fino ad aver compiuta la distillazione.
794. Essenze d’erbe diverse. — Se vuoi far dell’essenze di timo, d’isopo, d’assenzio, di maggiorana, e d’altre piante odorifere, empisci fino a due terze parti un vaso di grès colle cime della pianta da cui vuoi estrarre l’essenza: fa bollire in ragionevol quantità d’acqua altri rami od altre cime della stessa pianta; dopo alcuni bollori, versa la bollitura nel vaso di grès suddetto, tantochè le piante vi si trovino comodamente in macerazione; aggiungi qualche pugno di sal comune, e fa durare l’infusione due giorni al più. Indi distilla al fuoco, e tirane quanto è la metà dell’acqua che avrai impiegata.
Se desideri un prodotto più aromatico, bisogna che dopo la prima distillazione tu smonti il lambicco, che tu getti via ciò che sarà rimasto nella cucurbita, e la riempi fino a mezzo di nuovi rami, su cui verserai l’acqua aromatica della prima distillazione. Ciò fatto, comincerai una seconda distillazione, ed otterrai così un’acqua odorosissima. Se la pianta conterrà una certa quantità d’olio essenziale, lo vedrai galleggiare nel recipiente, e ti sarà facile il raccoglierlo per conservarlo a parte in bocce ben chiuse.
795. Maniera d’estrarre l’essenza da’ fiori. — Metti i tuoi fiori in un vaso di grès a suoli alternati con sale comune, cominciando da un suolo di fiori, sinchè il vaso sia pieno. Chiudilo bene; lascialo stare in cantina per 40 giorni: indi versa il tutto sopra una stamigna distesa sur una catinella, la quale riceverà l’essenza che colerà da’ fiori premendoli. Riponi quest’essenza in una bottiglia, avvertendo di empirla fino a sole due terze parti; chiusa che l’avrai, lasciala stare al sole ed al sereno per 25 o 30 giorni, affichè l’essenza si purifichi. L’essenze ottenute in questo modo sono eccellenti.
796. Altro modo d’estrarre l’essenza da’ fiori. — Abbi in pronto una cassa, coperta internamente di latta. Fa preparare dei telajetti, i quali entrino facilmente nella detta cassa; sia il loro legname grosso due dita, e tutto all’intorno munito di punte di spilli; ed abbi pure tanti pezzi di tela bambagina quanti sono i telajetti, e della grandezza precisa dei detti telaj, a fine di poterveli distendere sopra. Dopo aver fatto inzuppare ben bene questi pezzi di tela in olio di lino purgato, spremili un poco, ed assicurali ben distesi agli spilli. Indi colloca un telajetto così preparato entro alla cassa, e spargivi sopra i fiori di cui vuoi avere l’essenza. Copri questi fiori con un altro telajelto; sulla tela di esso spargi altri fiori, e continua in tal modo, finchè la cassa sia piena. Essendo i telaj grossi due dita, i fiori non ne riceveranno alcuna pressione. Dodici ore dopo, vi rimetterai altri fiori, e lo stesso farai ancora per alcuni giorni. Allorchè ti parrà che l’odore sia abbastanza forte, leva le tele d’in su i telaj; piegale in quattro, e legale con più giri di spago; indi mettile sotto uno strettojo fasciato di latta, e, raccolta che n’abbi l’essenza in vasi opportuni, chiudili esattamente.
Tale è il metodo che si usa per ottener l’odore di quei fiori, i quali non danno olio essenziale per mezzo della distillazione, come il giacinto tuberoso, il gelsomino, ecc.
797. Aceto di spigo. — Togli fiori di spigo (detto altrimenti lavanda) prontamente seccati nel forno o nella stufa; mettine mezza libbra in un vaso, e versavi sopra 2 boccali d’aceto bianco. Lascia il tutto esposto al sole, e dopo otto giorni d’infusione, decanta, spremi fortemente i fiori, e feltra per carta sugante. Un aceto si fatto è assai più soave e men caro di quello che si ottiene per distillazione.
Lo stesso modo vale a preparare l’aceto di salvia, di rosmarino, e simili erbe.
798. Aceto de’ quattro ladri. — Togli assenzio così pontino come romano, rosmarino, salvia, menta, ruta, di ciascuna di quest’erbe mezzo secche, once 1 1/2; fiori di spigo secchi, once 2; aglio, calamo aromatico, cannella, garofani, noce moscada, di ciascuno den. 7. Taglia le erbe, acciacca le droghe secche, e poni il tutto in un vaso con circa 5 mezzette di aceto bianco, lasciando poi il recipiente ben turato esposto al sole per un mese; indi cola il liquore, spremi fortemente le fecce, feltra, e in fine v’aggiungi mezz’oncia di canfora sciolta in un pochetto di spirito di vino.
799. Latte verginale. — Prendi 4 once di litargirio in polvere; mettilo, insieme con 18 once d’aceto bianco stillato, in un vaso nuovo di terra invetriato, e fa bollire infino alla diminuzione d’una terza parte; allora levalo dal fuoco, lascialo posare, e quindi decanta. Ciò fatto, piglia 2 once di sal marino o di sal gemma; pestalo e fallo sciogliere in 18 once d’acqua di rose, dimenando adagio adagio il miscuglio. Feltra quest’acqua; mettila insieme colla prima a parti eguali; e cosi avrai il latte verginale che si usa per lavarsi la faccia e le mani.