800. Olii profumati. — Per ottenere gli olii profu-mati di rosa, di gelsomino, di vainiglia, di giacinto tuberoso, ecc. non si tratta d’altro che d’avere del buon olio di mandorle dolci senza odore; vi s’infonde una libbra di fiori per ogni libbra d’olio; si mette il miscuglio in bagno-maria; dopo una mezz’ora si lascia freddare e restare in infusione per un giorno; quindi si ritirano i fiori, passandoli per istaccio, e mettendoli involti in pannolino sotto allo strettojo per cavarne tutto l’olio; finalmente si ricomincia l’operazione, mettendo altri fiori nell’olio, e continuando così finchè quest’olio si trovi abbastanza carico d’odore.
801. Olio di viole mammole. — Pesta in mortajo di marmo e con pestello di legno una libbra di mammolette; versavi sopra 4 libbre di buon olio d’oliva; lascia stare al sole questo miscuglio per 15 giorni; ovvero, se desideri terminar più prontamente l’operazione, metti l’infusione a bagnomaria per 4 giorni, e quindi passa per istaccio di crine, spremendo i fiori quanto più puoi. Ciò fatto, piglia una libbra di mammolette fresche, pestale al pari delle prime, infondile nell’olio ottenuto, e lascia stare il recipiente per tre giorni in bagnomaria a mite calore. Se dopo questo tempo tu scorgessi alla superficie dell’olio qualche indizio d’umidità, darai un grado di fuoco più vivo per farla sparire, e quindi verserai il liquore in uno staccio, e lo riceverai in un vaso. Questo liquore vi deporrà una specie di sedimento; e però lo travaserai in una bottiglia, facendolo passare per un altro staccio, e lo serberai in recipienti ben chiusi.
Lo stesso praticherai anche per ottenere gli olii di rose, di gelsomini, di giunchiglie, ecc.
802. Olio di fior d’arancio. — Tieni in infusione per un mese, libbre 1 di fiori d’arancio in lib. 5 d’acquavite; spremi fortemente; ed al liquore ottenuto aggiungi un sciroppo fatto con lib. 2 1/2 di zucchero, e lib. l e conce 8 d’acqua; agita fortemente, e in capo a 15 giorni procedi a feltrare.
803. Olio antico pe’ capelli. — Scotta in acqua bollente una certa quantità di mandorle, e sbucciale; indi falle bene asciugare, e riducile in polvere; passa questa polvere per istaccio grosso; forma in una cassetta varii suoli alternati di questa polvere e d’un fiore qualunque, come a dire di rose, garofani, gelsomini, ecc. Dopo 12 ore leva via questi fiori, e sostituiscine loro di più freschi. Replica quest’operazione per otto giorni. Allorchè la polvere di mandorle avrà contratto perfettamente l’odore de’ fiori, mettila in tele nuove, e fanne de’ pacchetti piegati a due a due; poni questi pacchetti sotto allo strettojo, e cavane l’olio, il quale sarà fragrantissimo, e che avrai cura di serbare in boccette ben chiuse.
804. Olio cosmetico per la pelle. — Togli once 4 di mandorle dolci, once 2 d’olio di tartaro per deliquio, 2 once d’olio di rodia (Rhodia radix), ed un’oncia d’olio di gelsomino o di rose. Mescola, ed avrai un eccellente cosmetico per nettare e rammorbidire la pelle.
805. Pomata sovrana pe’ capelli. — Fa struggere a bagnomaria una libbra di grasso di montone e altrettanto di sugna, l’uno e l’altra ben depurati, e aggiungivi 3 once di sale comune. Strutti che sieno i grassi, mettili a raffreddare, dimenando continuamente, affinchè il sale si incorpori quanto meglio si può colle dette sostanze. Aggiungi ancora 3 once di prezzemolo, 9 denari di semi d’aneto, e 18 denari di semi di finocchio, il tutto ridotto in sottilissima polvere; dimena ed incorpora bene ogni cosa, ed avrai la pomata sovrana, che serberai in vaso di majolica.
806. Lisciva per tingere i capelli in biondo. — Prendi lib. 2 1/2 di ceneri di sermenti; mezz’oncia di radiche di brionia, ed egualmente di celidonia e di curcuma; 6 denari di zafferano, ed altrettanto di radiche di giglio; 3 denari di fiori di tassobarbasso, ed il simile di stacchi giallo (stachas jaune), di ginestra e d’iperico. Cuoci il tutto insieme; e chiarifica. Làvati sovente i capelli con questa lisciva, e in poco tempo essi diventeranno biondi.
807. Pomata per tingere i capelli in nero. — Piglia tanta calce viva quanto è la grossezza d’un uovo; falla spegnere nell’acqua, in modo da darle la consistenza d’una manteca; aggiungivi, intanto ch’essa bolle, tanta biacca in polvere quanto è la grossezza d’una nocciuola; incorpora ben bene il tutto, e quando te ne vorrai servire applica questa pomata sui capelli e ricoprili con foglie di lattuga, o piuttosto di bietola, e lascia stare l’apparecchio per due ore. Indi lava i tuoi capelli con una spugna, ed allorchè saranno bene asciutti, ungili con olio d’oliva, passandovi il pettine. Questa pomata è la stessa che si vende da’ profumieri, e di cui si servono i parrucchieri più rinomati; solo che, per mascherarne la composizione, l’anneriscono con aggiungervi un pochette di miniera di piombo; ma torna meglio il far senza di tale aggiunta.
Avverti che il crescere de’ capelli rende necessario il rinnovare quest’operazione ogni mese, o per lo meno ogni due mesi.
808. Altro modo di tingere i capelli in nero. — Fa bollire per un’ora in una mezzetta d’acqua un’oncia di miniera di piombo, ed altrettanto di raschiatura d’ebano. Làvati i capelli con questa tintura; intingivi il pettine di cui ti servi, e in poco tempo la tua capigliatura acquisterà un bel nero. Questa tinta diverrà poi ancora più viva e più lucida, se aggiungerai al miscuglio 3 denari di canfora. Tale è il metodo praticato dalle signore inglesi.
809. Altre ricette per tingere in nero i capelli. — Làvati bene la testa; intingi il pettine in olio di tartaro, e con esso ti pettina al sole, replicando quest’operazione tre volte al giorno. In una settimana o poco più i tuoi capelli saranno nerissimi. Se vuoi renderli anche odorosi, ungili con olio di belzuino.
Le foglie di viburno macerate nell’olio anneriscono pure i capelli e li conservano.
Il sughero bruciato, le sue radici, e così pure quelle del cappero; le cortecce di salice, di noce, di melagrane: le foglie di carciofo, di gelso, di fico, di rovo, di mirto, di corbezzolo, di sena; il mallo delle noci, il sommacco, le coccole di ginepro, le bacche d’edera, i fiori di papavero, ecc. cotti nel vino, sono eccellenti preparazioni per annerire i capelli, lavandoli con esse più volte al giorno. Se ne accelera l’effetto servendosi d’un pettine di piombo.
810. Processo per far le pomate. — Per far le pomate sarà tua prima cura di scegliere i grassi più freschi che puoi, di nettarli a dovere, e di spogliarli di tutto ciò che possa farli corrompere.
Se adoperi della sugna, piglia quella che è ben soda e compatta, senza pelle nè fibre; tagliala a pezzetti, pestala in un mortajo, e quindi lavala nell’acqua fino a tanto che essa acqua rimanga ben chiara. Ciò fatto, fa liquefare la tua preparazione, aggiungendovi 2 once d’allume polverizzato, od un pugno di sale sopra una massa di 60 o 70 libbre di grasso; indi passa per istaccio di crine fortissimo, senza però premere di troppo; lascia riposare per circa un’ora; travasa senza farvi restare punto di acqua, e per dargli tutta la debita perfezione; fa sciogliere di nuovo il miscuglio a bagnomaria; mischiavi alcuni boccali d’acqua di rose; lascia in riposo il tutto; travasa un’altra volta, ed abbi cura che non si tiri dietro nessuna umidità. In tal modo avrai ottenuto il corpo principale da dover adoperare in tutte le pomate fine. Per rendere questa sugna più soda, vi aggiungerai nel manipolarla del grasso di bue, o, che è meglio, una certa quantità di cera gialla.
811. Pomata di rose. — Piglia quanto ti pare del grasso preparato come sopra; per ogni libbra di esso aggiungi una libbra di fiori di rosa pallida, freschi e non umidi; pigia ed impasta ben bene il tutto; indi fallo fondere, e mantienlo così fuso per due giorni, dimenando di tanto in tanto. Raffreddato che sia, lo farai fondere di nuovo a bagnomaria per cavarne i fiori, passandolo per istaccio: allora involgerai i fiori stessi in un canovaccio, e li porrai sotto allo strettojo, a fine di spremere tutte le particelle odorose insiem col grasso. Fatta quest’operazione, e di nuovo freddata la pomata, comincerai allo stesso modo ad unirvi novelle rose, e ve le lascerai per due giorni, osservando le medesime avvertenze pur ora indicate. Continuerai la stessa manipolazione per alcuni giorni, e quante più volte le rinnoverai, tanto più fragrante riescirà la tua pomata. Avverti bene dopo l’ultima operazione, di lasciar riposar quanto basta la manteca o pomata che tu voglia chiamarla; poi la travaserai, e v’aggiungerai un denaro e mezzo di essenza di bergamotta per ogni libbra, innanzi di versarla ne’ tuoi vaselli, che dovranno esser nettissimi, perfettamente asciutti, e senza nessun odore.
812. Pomate diverse. — Per far le pomate con odor d’amoretto d’Egitto, di fior d’arancio, di violetta, di vainiglia, giunchiglia, gelsomini, ecc., seguirai lo stesso processo che per la pomata di rose (num. precedente): e parimente invece di sugna, come è detto al num. 810, potrai far uso di tutto grasso di bue, seguendo le stesse norme per purificarlo. Per rendere le pomate più o meno dure, vi si aggiunge della cera gialla in maggiore o minore quantità.
813. Pomata delle sultane. — Fa sciogliere in bagnomaria un’oncia di cera vergine, 2 once di grasso di balena, ed aggiungi a questo miscuglio liquido 8 once di olio di mandorle dolci, altrettante d’olio de’ quattro semi freddi, ed egualmente d’olio di papaveri bianchi. Mescola e sbatti ben bene il tutto; ed allorchè la tua composizione comincerà a divenir bianca, aggiungi mezz’oncia di balsamo della Mecca, ed un bicchier d’acqua di rose. Continua a mescolare insieme queste sostanze, versandovi dell’acqua di rose fino a che il miscuglio non possa più assorbirne. Allora riporrai la pomata ne’ vaselli, e avrai cura di coprirla con un po’ d’acqua di rose.
814. Pomata contro le rughe. — Prendi 2 once per sorta di cipolle di giglio bianco e miele di Narbona, e un’oncia di cera bianca strutta; incorpora insieme il tutto, e fanne una pomata, con cui ti ungerai tutte le sere la faccia andando a letto, e che non asciugherai se non la mattina appresso.
815. Pasta di mandorle. — Piglia mandorle dolci ed amare, dell’une e delle altre, once 4; sugo di limone, once 2; acqua, once 1; olio di mandorle dolci, once 3; acquavite, once 6: monda le mandorle, e pestale in un mortajo, affine di formarne una pasta; intanto che tu pesti, aggiungi a poco a poco il sugo di limone e l’olio di mandorle dolci, e da ultimo l’acquavite per impedire la fermentazione delle mandorle e tenerne lontani gl’insetti. Riponi in vasi ben coperti la tua pasta così ottenuta, e quando vuoi adoperarla, pigliane quanto è grossa una nocciuola. e distendila sulle mani intanto che ti lavi.
Questa pasta rende morbida e bianca la pelle.
816. Polvere per pulire i denti. — Piglia 4 dozzine d’ossa di seppie, 2 mattoni ben rossi e molto friabili, libbre 2 1/2 di lacca in lastrette, libbre 1 1/2 di lacca carminata, 4 once di chiodi di garofano, 2 once di coriandoli, ed altrettanto di legno rosa. Pesta ben bene tutti questi ingredienti, e passa per istaccio di seta.
817. Altra polvere dentifricia. — Piglia mezza libbra per sorte di pomice calcinata, di corallo bianco, d’ossa di seppie, di cremore di tartaro, di radice d’iride fiorentina; 2 once di sale ammoniaco; 4 denari d’ambra grigia, di cannella, di coriandoli, di chiodi di garofano e di legno rosa: pesta minutamente queste materie in un mortajo, e passa per istaccio di seta.
818. Altra polvere pei denti. — Togli libbre 2 di cremore di tartaro, once 4 d’allume usto, once 2 di cocciniglia, mezz’oncia di chiodi di garofano, altrettanto di cannella, un’oncia di legno rosa, e due o tre gocce d’essenza di rose: pesta ben bene ogni cosa insieme, e passa per istaccio di seta più volte.
819. Oppiato dentifricio. — Piglia libbre 1 di buon miele bianco; sciolto che sia e schiumato aggiungi mezza libbra d’un sciroppo qualunque, e egualmente di polvere di corallo; tritura e mescola ben bene il tutto insieme in un mortajo di marmo, e aggiungi 9 denari di tintura di cannella, ed altrettanto così di tintura di garofano, come di vainiglia.
820. Polvere cipria profumata. — Piglia della buona cipria ben asciutta, e ponila in una cassetta o scatola insiem con una quantità proporzionata di fiori d’arancio, o di gelsomino, o di rosa, o di quei fiori che meglio ti aggrada, avvertendo di mondarli prima con diligenza, e di aggiungerli alla cipria, alternando un suolo di essa polvere ed un suolo di fiori. Lascia quindi stare così il tutto per 24 ore; poi passa per istaccio, a fine di separare i fiori: mettine degli altri, e continua in tal modo finchè la polvere si sia ben impregnata dell’odore de’ fiori.
Ancora si fanno diversi miscugli per profumare la polvere cipria: i loro componenti sono legno d’iride, legno di Rodi, rose rosse, semi d’ambretta, belzuino, vainiglia, scorze di bergamotta, fiori d’arancio secchi e polverizzali, radice d’angelica, muschio, ambra, ecc. Si riducono tali sostanze in polvere, si stacciano, e se ne aggiunge alla cipria una dose più o meno grande, secondo la quantità di polvere che si vuol profumare, e il grado di odore che piace di darle.
821. Belletto. — Si prepara questo rosso col colore estratto dal zafferano saracinesco o cartamo. Prima di tutto devi levare a’ fiori del cartamo tutta la parte estrattiva, macerandoli nell’acqua finchè cessino di colorarla. Quindi fa digerire questo zafferano con alcali fisso, e per mezzo dell’acido citrico fa precipitare la fecola da tal tintura. Questa fecola, prosciugata in vassoj, si veste d’un bel color rosso che par dorato: stemperala con sugo di limone, e mischiala con talco bianco raschiato coll’asperella.
822. Altro modo di fare il belletto. — Piglia del cartamo a discrezione; involgilo in un sacchetto di tela, e immergilo in acqua fresca; indi pigialo e spremilo più volte, per farne uscire un’acqua carica di giallo: poi rimettilo in un altro bagno, e rinnova la medesima operazione del pigiare e dello spremere, finchè l’acqua ne esca appena tinta d’un giallo pallidissimo. Allora cava fuori il cartamo dal sacchetto, e infondilo per qualche ora in una soluzione di sal di tartaro con sufficiente quantità d’acqua; spremine il liquore, che è d’un giallo sucido; feltra questo liquore per pannolino disteso sopra una catinella, versandovi a poco a poco alcune gocce di sugo di limone, fino a che il liquore pigli un bel color rosso di ciriegia, e lascia deporre una fecola che separerai dall’acqua decantandola. Versavi sopra dell’altr’acqua limpida, e decanta nuovamente. In fine mescolerai il rosso che avrai ottenuto con talco ridotto in polvere finissima, per dargli quel grado di forza che desideri.
823. Altro belletto. — Togli verzino ed allume di rocca a discrezione; macina insieme, e fa bollire con vin rosso fino al residuo di due terze parti. Freddato che sia il vino, intingivi un po’ di cotone, e con esso lisciati le guance.
824. Belletto di fernambucco. — Lascia immerso per tre o quattro giorni in una mezzetta d’aceto bianco una libbra di fernambucco color d’oro; indi infrangilo in un mortajo, e fallo bollire per mezz’ora nello stesso aceto; ciò fatto, passa per pannolino ben forte, e torna a mettere al fuoco il solo aceto così feltrato. Abbi in pronto un recipiente dove sieno stemperate 6 once d’allume in aceto bianco. Mescola i due liquori, e dimena colla spatola. La schiuma che si andrà formando sarà il tuo carminio, che raccoglierai e farai prosciugare.
825. Altra ricetta per ottenere il belletto. — Metti in infusione in una mezzetta di buon’acquavite mezz’oncia di belzuino, un’oncia di sandalo rosso, mezz’oncia di verzino, ed egualmente di allume di rocca. Tura esattamente la bottiglia in cui avrai posti i suddetti ingredienti, ed agitala ben bene una volta al giorno. In capo a 12 giorni potrai servirti del liquore, che darà alla pelle un color di rosa inimitabile.
826. Maniera di servirsi del belletto. — Si usa di applicare il belletto dopo aver imbiancato il volto. Per applicarlo si adopera un pennellino od un poco di cotone. Affinchè il belletto si applichi meglio alla pelle, fa d’uopo spalmarsi dapprima leggiermente il volto con una pomata o manteca inodorifera.
827. Bianco per il volto. — S’imbianchisce benissimo il volto colla seguente composizione. Prendi del talco in polvere, e formane una pasta con acqua azzurrognola chiarissima e leggiermente gommata con dragante; riduci questa pasta in forma di pani; mettili in vaselli, ovvero falli seccare, e polverizzali. Sarà questo un bianco assai preferibile a quelli che possono ottenersi col bismuto.
828. Maniera di profumare il sapone. — La ricetta più semplice è la seguente:
Piglia:
Sapone bianco fine | Lib. | 8, | ||
Essenza di bergamotta | once | 4, | ||
» di cedro | » | 1, | ||
» di melarancia | Den. | 12, | ||
Olio essenziale d’anice, o di finocchio, o di comino |
» |
12. |
Impasta bene il tutto, e dai al sapone la forma che ti aggrada.
829. Maniera di fare i saponetti. — Piglia 8 libbre di buon sapone bianco all’uso di Marsiglia, taglialo in pezzetti, e fallo sciogliere al fuoco con circa una mezzetta d’acqua pura; indi passa per pannolino, ed aggiungi 4 libbre di polvere d’amido, che impasterai esattamente col sapone, pestandolo in un mortajo; e finalmente profuma il miscuglio con essenze in ragione di mezz’oncia per ogni libbra di sapone.
Questi saponetti sono pesanti e comuni; ma si può renderli migliori nella manipolazione; a tale effetto fa sciogliere il sapone, e passalo per pannolino assai fitto; rimettilo in una caldaja per farlo cuocere ancora, aggiungendovi del sale e dell’acqua; dimenalo e dibattilo fino a che si gonfi ben bene; poi cola per dargli la forma che ti piace, avanti di farlo prosciugare. In tal modo si ottiene il sapone di Windsor. Giova però d’avvertire che il sapone devesi sciogliere a bagnomaria, lasciarlo in infusione per alcuni giorni, farlo sciogliere di nuovo, passarlo, e da ultimo aggiungervi i profumi che si desiderano, come a dire vainiglia, ambra, muschio, ecc.
830. Muschio artificiale. — In Germania si compone un muschio artificiale, facendo digerire 4 once di acido nitroso sopra un’oncia di olio di succino rettificato: si precipita per tal modo una materia resinosa d’odore d’ambra, che si lava in acqua calda, e che supplisce ottimamente al vero muschio in molte preparazioni.